La banda del Campovolo: storia della Lombardini GP

La banda del Campovolo: storia della Lombardini GP

Un gruppo di amici costruivano moto da corsa per hobby, le provavano in un aeroporto privato e arrivarono al mondiale con Victor Palomo, campione della 750 GP e con il fratello di Johnny Cecotto

Dario Ballardini

16.03.2022 16:41

Il debutto nel mondiale

Spesso a guidare la moto sul dritto del Campovolo era Tiricola, amico di Franceschini e Bianchi fin da quando erano ragazzi. La prima uscita in pista però fu con un giovanissimo Franco Uncini che allora correva per la scuderia di Bruno Spaggiari, reggiano pure lui; poi arrivò da lontano Victor Palomo, che avrebbe vinto il Prix FIM 750 GP nel 1976, l’anno prima che il campionato assumesse la validità iridata. "Magari l’avrebbe vinta lo stesso perché andava forte – sorride Franceschini – ma per lui ero diventato un dio. Così ci aiutò a mettere a posto la tre cilindri. Facemmo prove e riprove e guidava lui".

Franceschini e Bianchi avevano conosciuto il grande Johnny Cecotto, venezuelano, tramite alcuni suoi sponsor di Reggio Emilia, e con la Lombardini 350 suo fratello Josè corse l’ultima prova del Campionato Italiano al Mugello, mentre Gianfranco Bursi portò in pista la 500 sotto il diluvio universale. I carabinieri di Scarperia ricordano ancora quel debutto: nella 350 Cecotto aveva il settimo tempo ma al via – allora si partiva a spinta – non riuscì ad accendere la moto, suo fratello saltò il muretto dei box e lo aiutò. Era vietato e Josè venne fermato con bandiera nera, ma Johnny litigò con il direttore di gara Remo Cattini e venne in suo aiuto Marco Lucchinelli; fra spinte e insulti il parapiglia si allargò e il giornalista francese di Moto-Presse, Gilles Gaignault, finì con le manette ai polsi. Poi per fortuna finì tutto in una bolla di sapone. Bursi invece aveva ottenuto il 18º tempo nella 500 ma si ritirò dopo sei giri.

Nonostante il putiferio, la prima uscita di Josè Cecotto con la 350 era stata incoraggiante e l’anno dopo – era il 1978 – decisero di correre nel GP del Venezuela. "Un po’ da incoscienti perché pagavamo di tasca nostra: un milione e mezzo a testa per il viaggio, mentre il trasporto della moto (un altro milione e mezzo, n.d.a.) lo pagò Ippolito, proprietario dell’importatore Yamaha Venemotos e sponsor di Johnny Cecotto. Là fummo suoi ospiti. In prova avevamo il quarto tempo, in gara Josè lottava tra il settimo e l’ottavo posto ma ruppe il rinvio della frizione e dovette fermarsi."

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