Rewind, Ducati 916: una superstar che fa (ancora) sognare

Rewind, Ducati 916: una superstar che fa (ancora) sognare

Era (ed è) una delle moto più affascinanti mai prodotte in serie. Dotata di potenza e maneggevolezza da vendere andava forte ed era per chi non cercava compromessi nella guida sportiva

25.12.2020 12:03

E' NATA UNA STELLA

Dove con la 888 sono necessarie decisione, grinta ed esperienza, con la 916 si ricama, giocando morbidamente con l’acceleratore, agendo con delicatezza sul manubrio, spostando fluidamente il peso del corpo all’interno della svolta.

Sui tornanti e sui percorsi stretti in genere, l’innovativa supersport Ducati esalta e convince con una fluidità tanto insospettabile quanto inattesa, dimostrandosi comprensibile e rassicurante per chiunque, grazie a un avantreno scevro della seppur minima tendenza a "chiudere", nonché ben sostenuto anche senza essere costretti a tenere costantemente in tiro la ruota motrice. Gli inserimenti in curva sono assolutamente travolgenti: rapidissimi e all’occorrenza estremamente progressivi, trasmettono un gusto infinito durante la discesa in piega che da l’impressione di non esaurirsi mai. Sulla 916 si può contare su un grande spazio per la fantasia, per l’improvvisazione, per raggiungere nuovi limiti e per porre rimedio agli errori, effettuando correzioni anche in situazioni che con altre macchine potrebbero sembrare rischiose.

La maneggevolezza da primato la rende una guizzante interprete dei percorsi più tortuosi e impegnativi, facendo sentire capace di tutto. La taratura standard delle sospensioni, che garantisce un minimo di comfort, risulta estremamente soddisfacente su strada, mentre spingendo a fondo, magari in pista, è consigliabile incrementare un poco il freno idraulico dell’ammortizzatore e (soprattutto) della forcella. Sullo sconnesso resta invece più redditizia la taratura standard, visto che anche se non manca qualche sano beccheggio e oscillazione quando si agisce di forza sul manubrio o si spalanca repentinamente la manopola dell’acceleratore. Impeccabile infine la precisione alle elevate andature e la neutralità in traiettoria, al solo prezzo di un avvertibile aumento dello sforzo necessario all’inserimento nei curvoni veloci.

OSPITALE E SPORTIVA PUROSANGUE

Confessiamo che non ci aspettavamo nulla di buono dalla posizione di guida, invece, ci siamo trovati in sella a una moto  ospitale anche se tutt’altro che turistica. Ci si trova col sedere decisamente in alto e il busto spiccatamente caricato in avanti verso il manubrio compatto e dalle estremità spioventi, ma l’impugnatura dello sterzo risulta in compenso pressoché perfetta, mentre le pedane (che hanno il solo difetto di essere strettine e di essere affiancate da comandi altrettanto compatti) appaiono convenientemente distanziate dal posto guida e meno affaticanti di quelle della 888. La grintosa posizione sportiva porta automaticamente a sfruttare i servigi del compatto ma opportunamente movimentato cupolino, che offre una discreta protezione in velocità (pur lasciando esposte all’aria le spalle dei piloti più voluminosi), e permette di affrontare senza eccessivo stress anche qualche brillante trasferimento autostradale. 

UN MISSILE ROSSO CHE PUÒ’ SUPERARE SENZA PROBLEMI I 250 Km/h

Che i cavalli Ducati siano veri è cosa risaputa, ma quelli della 916 sembrano decisamente più «veri» del solito. Nessun’altra macchina, con poco più di 101 CV alla ruota, ha saputo fornire prestazioni tanto brillanti. In velocità di punta — e senza neppure azzardare virtuosi funambolismi per sfruttare a fondo il rastremato cupolino — si raggiungono i 255,1 km/h (dopo poco più di 1800 metri dalla partenza e col contagiri a 9100 giri indicati), ed è probabilissimo che, con un motore meglio "slegato" (rispetto a quello che abbiamo avuto a disposizione), si possa fare anche meglio.

Rewind, Ducati 916 FOTO

Rewind, Ducati 916 FOTO

La storia, anche nel piccolo mondo delle due ruote, è scandita da avvenimenti. E la fine del 1993 fu un momento di quelli che tutti - ma proprio tutti - i motociclisti ricordano bene. Ducati fece letteralmente strage di cuori quando tolse i veli alla supersportiva 916. Uno dei pochi esempi nel regno delle due ruote degno di meritarsi l'appellativo di "Capolavoro". Perché quella che venne fuori dalla mente di Massimo Tamburini era questo, di fatto. (di William Toscani)

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Evidentemente l’aerodinamica è eccellente, e lo certifica la resistenza all’avanzamento misurata: 7,1 CV assorbiti a 100 km/h. L’accelerazione da fermo, grazie anche alle migliorie apportate alla frizione, alla rapidità del cambio e ai quasi 10 kg di peso in meno rilevati rispetto alla 888 S, è quasi travolgente. Per passare da 0 a 100 km/h sono necessari 3”, i 400 metri da fermo vengono bruciati in appena 10”7 con velocità di uscita di 207,4 km/h (una prestazione da fare invidia alle settemmezzo quadricilindri che accreditate di 125 e oltre CV), mentre per il chilometro sono necessari 20”2 (con velocità di uscita di quasi 241 km/h effettivi), con la bella coreografia di veementi impennate di forza.

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