Linea spigolosa e personale che fece tendenza, meccanica che sprizzava forza da tutti i pori con il "mono" da 750 cc grande protagonista di un progetto che ha fatto storia
Era il 1987 quando Suzuki presentò al mondo la sua monumentale DR 750 Big. Una enduro che dal punto di vista del design e della motorizzazione andava a scontrarsi contro schemi, all'epoca, ben radicati. Era convinzione che 600-650 cc rappresentassero il tetto, ottimale ma invalicabile, nell'equilibrio fra bilanciamento e rendimento per un motore monocilindrico quattro tempi, non stupisce dunque che l'accoglianza dietro questo progetto fu di un certo scetticismo sulle prime. Ma ben presto quella moto entrò nel cuore di tanti appassionati. A Suzuki il merito di aver prodotto un motore da record, ma non solo: linea spigolosa e personalissima (con protagonista l'iconico "becco") e buone prestazioni e comfort su strada, la DR Big 750 era sì una moto da fuoristrada, ma che sfoggiava bagliori da tourer.
Rewind, Suzuki DR 750 Big: la grande scommessa |FOTO
Quando uscì alla fine del 1987 venne visto quasi un azzardo di Suzuki l'allestire una enduro con quel grosso monocilindrico e dalle linee spigolose, caratterizzate da un grande becco anteriore. Ma la "Big" ci mise poco a farsi apprezzare, oltre che per il design, anche per un invidiabile bilanciamento prestazionale e che fece entrare la 750 di Hamamatsu nella storia delle on-off (di William ToscanI)
Guarda la galleryPer la "mamma" della attuale V-Strom 1050, Suzuki mise in campo quello che è ancora oggi il motore monocilindrico da record: i suoi 727 cc (in seguito 779) garantivano alla "Desert Express" (come venne soprannominata) una cavalleria di 45 CV (rilevati) abbinati ad una coppia massima di 55 Nm a 5.600 giri/min. L'alimentazione era afidata ad un doppio carburatore Mikuni da 33 mm di diametro, mentre il raffreddamento contava sul famoso sistema aria/olio SACS. Il peso era di 160 Kg a secco (dichiarati) che si traducevano in 190 Kg con il pieno (rilevati).
L'alesaggio misurava 105 mm mentre la corsa 84mm: questo schema consentiva di smorzare in parte le pulsazioni che arrivavano di quel grosso pistone, lavoro che svolgevano concretamente due alberi di equilibratura mossi da catena. Un lavoro necessario considerati anche i 18,2 m/s di velocità lineare del pistone al regime di potenza massima. Così configurato il motore raggiungeva i 6.500 giri e spingeva la Big ai 170 Km/h.
L'altra grande peculiarità della DR 750 era il design, indubbiamente ardito per l'epoca, ma subito apprezzato e dal quale da quel periodo in avanti tante case concorrenti trassero spunto. Grande protagonista il becco frontale, ma anche una certa "sproporzione" di volumi tra parte anteriore a posteriore. Un layout estetico che, a conti fatti, si rivelò riuscitissimo.
NELLA NOSTRA SU STRADA PROVA SU MS DEL 1988 SCRIVEVAMO:
Fa una certa impressione di trovarsi fra le gambe una massa imponente come il grosso serbatoio della Suzuki DR Big. Si capisce subito di trovarsi alle prese con una enduro speciale e surdimensionata, tanto che non si avverte quasi la notevole larghezza del manubrio e la sella sembra addirittura bassa da terra.
Per quel che riguarda il motore monocilindrico tutte le remore che nutrivamo sulla fluidità di funzionamento sono sparite; tanto che se avessimo provato questa moto senza conoscerne la cilindrata non avremmo trovato eccessive differenza rispetto alle 600-650, a parte la maggior robustezza del tiro.
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