STORIE DI MOTO - BORDI E IL QUATTRO VALVOLE

STORIE DI MOTO - BORDI E IL QUATTRO VALVOLE
DALLA TESI DI LAUREA DELL’INGEGNER BORDI AL MOTORE QUATTRO VALVOLE CHE RISOLLEVÒ LE SORTI DELLA DUCATI. L’INGEGNER TAGLIONI NON CI CREDEVA

Redazione - @InMoto_it

24.07.2025 ( Aggiornata il 24.07.2025 09:59 )

DUCATI sull’orlo del ba ratro. Sembra una barzelletta a dirlo oggi che Borgo Panigale ha supe rato il miliardo di euro di fatturato per il terzo anno conse cutivo, è campione mondiale in carica MotoGP e protagonista assoluta in Su perbike, è entrata con successo anche nel cross e sforna novità a ripetizione. Eppure c’è stato un momento in cui l’aria era pesantissima e le prospettive nere come il carbone, le linee di mon taggio producevano motori diesel e le moto languivano. Erano i tempi della gestione statale tramite VM Motori, controllata dell’IRI. A salvare l’azien da fu la tesi di laurea di un giovane studente di Bevagna (PG), destinato a una carriera sfolgorante. Massimo Bordi, papà del motore Ducati quattro valvole – il glorioso bicilindrico nato sulla 851 – fu l’uomo della Provviden za. Lui, insieme a Gianluigi Mengoli e Franco Farnè, compagni della grande impresa. E sopra di loro Claudio Ca stiglioni, presidente del Gruppo Cagi va che nel 1985 aveva rilevato la Du cati, il quale lasciò loro carta bianca: «Voi sapete fare le moto” disse. “Bene, fatele!».

BORDI aveva quell’idea da molto tempo, ma aveva dovuto lasciarla nel cassetto. Per sviluppare la sua tesi di laurea, tramite l’amico di un compa gno di studi aveva ottenuto un incon tro con l’ingegner Fabio Taglioni, ma il progettista che aveva reso vincen te la distribuzione a due valvole con comando desmodromico la pensava diversamente: «La prima cosa che mi disse fu: “Il quattro valvole non va meglio del due valvole”» ricorda oggi l’ingegner Bordi. «Lui lo aveva provato ma aveva fatto una testata con angoli delle valvole molto ampi e credo con due candele, quindi era venuto fuori un quattro valvole che non andava per niente bene. Però non mi scoraggiò e mi dette i disegni della testa a due val vole, che mi servirono da riferimento per la mia tesi ». Il giovanotto aveva fatto bella figura e quando tornò a trovare Taglioni dopo la laurea e il servizio militare, questi gli fece fare uno stage di quattro mesi, e qualche tempo dopo ci fu l’assunzio ne. Però… «Era il 1978. Ero andato con il sogno di lavorare in Ducati, con Taglioni, con Farnè (Franco Farnè era il re sponsabile del Reparto Esperienze, n.d.r.), le moto… Ma il giorno prima avevano assunto l’ingegner Federico Martini e lui si era beccato il posto alle moto con Taglioni e Farnè; a me dettero quello della sezione motori diesel. Mi sarei sparato. Però è stata la mia fortuna, perché nella vita ho fatto motociclette e meccanizzazione agricola e questa esperienza dei moto ri diesel mi ha aiutato moltissimo in questa seconda parte della carriera». Una carriera luminosa che lo ha visto diventare direttore generale di Ducati, poi chief executive officer alla SAME Deutz-Fahr, vicepresidente operativo MV Agusta, amministratore delega to della multinazionale Maschio Ga spardo e consulente MV Agusta. Oggi Bordi ha 77 anni (è nato il 9 maggio 1948) ed è in pensione, si diverte re staurando un paio di Porsche d’epoca ma effettua tuttora consulenze.

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