Come riconoscere le Fake News: "ChatGPT sta mettendo in crisi Google"

Come riconoscere le Fake News: "ChatGPT sta mettendo in crisi Google"

Il mondo della comunicazione, i siti, i social, la messaggistica, le fake news e la rincorsa ai click. Negli ultimi anni tutto è cambiato. Una vera rivoluzione che ci costringe a rivedere sia il modo in cui comunichiamo sia la ricerca di informazioni

24.09.2024 ( Aggiornata il 24.09.2024 16:48 )

La storia paradossale

Un amico ha postato su un gruppo WhatsApp un video nel quale si spiegava come l’Unione Europea avesse cancellato con un decreto la scelta del passaggio all’elettrico nel 2035. Alla base di tale intervento ci sarebbe la presa d’atto del fatto che l’elettrico inquina assai più del diesel e del benzina. Il video è lungo e articolato, ma di fattura dozzinale se confrontato con i servizi videogiornalistici veri. Chiama anche gli ecologisti “ecoidioti”, un neologismo offensivo, che nessun commentatore televisivo userebbe mai. Elementi che dovrebbero insospettire chi lo visualizza; ma un’altra persona in chat chiede se ci sono conferme da fonti più autorevoli di tale notizia. L’amico che ha postato il video risponde: “sicuramente ci sono fonti più autorevoli. Ignoro il decreto. L’ho girato da altra chat”.

Ovviamente quel video è una bufala, e stupisce che qualcuno abbocchi.
No, fermi, abboccano in tanti!
Eppure non ci vorrebbe tanto a fare una verifica: vista la portata dirompente di una tale notizia, dovremmo trovarla su tutti i principali siti informativi; invece né Quattroruote né Il Sole24Ore ne danno conto. Ecco, il panorama nel quale ci muoviamo è questo. Un panorama che non può piacere a chi cerca di fare informazione corretta per professione, e che spesso si trova messo a confronto con il signor Fabio di Vigevano, che dice il contrario. Con la differenza che il giornalista ci mette nome e cognome, e di solito non parla direttamente, ma fa parlare persone qualificate. Mentre il signor Fabio di Vigevano in realtà potrebbe chiamarsi Vincenzo o Lorenzo, e vivere nelle Marche. Facciamo qualche numero, proveniente dall’indagine Infosfera del 2018, che nonostante siano passati sei anni, può fornire spunti utili di discussione.

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