Più si rompe, più l'aggiustiamo e più ci piace. Ogni qual volta mettiamo mano alla nostra moto, il legame si stringe e diventa poi impossibile separarsi. Di motociclisti "masochisti" ce ne sono tantissimi, ed è l'essenza della passione
Se tutti i motociclisti fossero come loro, l'intero settore crollerebbe nel giro di pochi anni: sono l'anticapitalismo per eccellenza e il loro fai-da-te obbligherebbe alla NASPI anche tutti i meccanici d'Italia. Il perchè di questo comportamento si perde nei meandri della passione e nel piacere di sviluppare un legame profondo con il ferro e la meccanica, andando oltre il semplice piacere di guidare una moto, ma godere anche nel toccarla, curarla, salvarla da morte certa. Più interventi a cuore aperto fanno sul motore del loro catorcio, più il legame si stringe ed è un loop senza fine, almeno fino a quando non trovano un altro "caso perso" da salvare e a cui dedicare tempo, soldi e divertimento.
Non c'è nulla di razionale, perchè la passione non segue ragionamenti pratici. Così come esistono persone che spendono migliaia di euro all'anno per andare a spalmarsi nelle vie di fuga dei circuiti in cerca del miglior crono personale di sempre, anche gli adoratori dei catorci hanno buttato nel cestino la logica e il buonsenso per stringere un legame eterno con la propria passione più viscerale, fregandosene della modernità, delle mode e della cultura dell'apparire che sta appiattendo sempre di più la società.
E allora ben venga l'esistenza di questi motociclisti sgangherati, ben venga il loro amore genuino verso la meccanica e l'approccio "easy" alle difficoltà, cosa sempre più utile nella vita quotidiana di questi tempi disgraziati.
Rewind, Yamaha Super Ténéré 750 FOTO
La grande tradizione in fatto di moto da fuoristrada della Casa dei tre diapason erano ben radicate nella struttura della Super Ténéré 750. Una robusta ciclistica e motore instancabile e trattabilissimo erano i punti fermi di una moto apprezzata ancora oggi
Guarda la gallery2 di 2
Link copiato