Perchè è importante ricordarsi quanti motociclisti muoiono sulle strade

Empatizzare con gli altri

Anche chi scrive è vittima di questo meccanismo di autoprotezione. Sono anche io un motociclista "anestetizzato" che sa quanto è pericolosa la moto, ma che considera con troppa leggerezza quanti danni effettivamente la nostra passione genera. Nel weekend che è appena passato, allora, ho deciso di allenare la mia mente e ho tenuto più spesso il focus sul tema della pericolosità e sul sentimento di protezione che volevo generare in me stesso - protezione sia mia che degli altri - cercando ovviamente di non rovinare la mia esperienza di guida.

Ho passato due giorni fra le strade di montagna del Tirolo austriaco e nella Alpenstrasse tedesca. Ho affrontato passi affollati di moto, camper e auto, ho osservato attentamente automobilisti frustrati dalla coda prendersela sia con gli altri in auto che con i motociclisti che sfilavano lentamente sulla destra a cavallo della doppia striscia continua. Ho guardato in faccia i motociclisti al bar, sorridenti e rilassati, sia quelli vestiti da turismo in sella a grosse tedesche che quelli intutati con i semimanubri, e ho provato a immaginarli tutti stesi per terra senza vita poche curve dopo.

Ho pensato a quegli automobilisti nervosi e impazienti di stare in coda mentre vorrebbero essere con le ginocchia sotto il tavolo in una malga alpina, e ho visualizzato la loro frustrazione e la voglia di aprire la portiera proprio quando passa a destra l'ennesimo motociclista, reo di avere un mezzo più snello agile. Ho osservato bene il comportamento di alcuni motociclisti, che una volta usciti fuori dall'ingorgo dopo un po' di tempo in colonna, hanno spalancato il gas in segno di liberazione e si sono fiondati come missili dentro alla serie di curve successive... li ho immaginati scivolare e finire pancia all'aria nel bosco per colpa del brecciolino al centro di una curva cieca.