Perchè è importante ricordarsi quanti motociclisti muoiono sulle strade

Perchè è importante ricordarsi quanti motociclisti muoiono sulle strade

"Oggi non toccherà mica a me" è un pensiero che tutti i motociclisti hanno, un meccanismo di difesa che ci fa leggere i numeri dei morti sulle strade con una certa indifferenza. Ma empatizzare con chi va su strada e metterci allo stesso livello dei fortunati e degli sfortunati, ci rende motociclisti migliori

13.06.2022 15:34

Un weekend di giugno in moto per passare dalla città a stretti passi di montagna, o a località balneari amene. Tanti appassionati di due ruote si muovono verso luoghi particolarmente attraenti per quello che hanno da offrire o per le strade meravigliose. Questo è quanto accade da giugno in poi, ed è in concomitanza con l'affollamento delle stesse strade da parte di chi i weekend li fa in auto e in camper, magari con la famiglia, e che contribuiscono all'aumento del pericolo. E' ufficialmente ricominciata la stagione della moto e con essa arrivano i bollettini di guerra dell'ASAPS, che dopo ogni fine settimana fa la conta dei morti in moto sulle strade italiane.

Perchè è importante ricordarsi i dati

In strada ci andiamo in tanti, e tanti sono gli incidenti che coinvolgono i motociclisti. Se non leggiamo i numeri è difficile anche solo immaginare quanti sono a lasciarci le penne sulle strade, e considerando che ogni bollettino con più di zero morti è un risultato negativo, fa un certo effetto leggere che nel 2020 i morti in moto in Italia sono stati ben 645, ovvero 1,76 morti al giorno. La situazione pandemica ha abbassato nettamente i valori, che in periodo pre-covid aveva fatto segnare 786 decessi di motociclisti nel 2019, erano 2,15 morti al giorno. Nel primo finesettimana di giugno 2022 i morti sono stati 8, nella settimana precedente 13. 

Il motociclista tiene conto di queste cose dal momento in cui decide di fare delle due ruote la sua passione, ma la consapevolezza del rischio e l'umana tendenza a pensare "oggi non capiterà di certo a me", ci hanno abituato a non processare questi morti e a prendere questi dati come semplici numeri. Non vogliamo avere paura di vivere la nostra passione, e perciò non assimiliamo i dati, li leggiamo come facciamo con il numero di spettatori ai concerti o come le calorie dell'hamburger che abbiamo mangiato ieri... e per questo è il caso di tornare un po' indietro a quella che è l'essenza di questi numeri.

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