The Great Rally, fino a Monaco di Baviera per i 100 anni di BMW

The Great Rally, fino a Monaco di Baviera per i 100 anni di BMW

Un viaggio memorabile, da Trieste, in compagnia di personaggi dello spettacolo. Un’overdose di emozioni che non ha risparmiato qualche imprevisto

04.08.2023 15:38

Nel 2023 la divisione Motorrad di BMW è entrata a far parte dell’esclusivo club dei marchi centenari. Un traguardo importantissimo che non poteva essere ignorato, e allora ecco l’idea di organizzare “The Great Rally”, tre giorni attraverso le Alpi con partenza da Trieste – patria di Camillo Castiglioni, l’italiano che a cavallo degli anni ’20 acquistò la Casa tedesca salvandola di fatto dal fallimento – fino agli avveniristici BMW Welt e Museum di Monaco di Baviera nei pressi dell’headquarter del brand. Un’appassionante impresa, che oltre al team di In Moto – media partner e staff tecnico dell’evento – ha visto protagonisti alcuni personaggi del mondo del cinema, dell’arte, dello spettacolo e dei nuovi media, tutti desiderosi di mettersi alla prova sui passi alpini in sella ad una delle moto dell’Elica (a scelta tra nineT, R 1250 R, S 1000 XR e GS).

I partecipanti 

Scopriamo, in rigoroso ordine alfabetico, il loro identikit. Marco Cocci, attore di successo, musicista, interprete e compositore di colonne sonore, è un indomito spirito libero, un artista nel senso più proprio e profondo del termine. Di quelli che lasciano il segno. Andrea Crespi si definisce “un pittore italiano del XXII secolo”; avanguardista e sperimentatore, per lui l’arte è il modo più elegante di fare domande scomode, è bellezza e verità. Ernesto D’Argenio ha recitato in numerosi film e serie TV amate dal pubblico ma la sua grande sensibilità dietro l’occhio della cinepresa lo porta spesso a impegnarsi anche come autore e regista. Gianluca Gazzoli, speaker radiofonico, conduttore televisivo e videomaker, è soprattutto un formidabile narratore di storie, come sa bene chi non perde una puntata dei suoi apprezzatissimi podcast. Francesco Mandelli, invece, è come un candelotto di dinamite che non smette mai di esplodere: ironico, travolgente, scoppiettante, la sua carriera lo ha visto, e lo vede tuttora, impegnato come attore, regista, conduttore televisivo, musicista e conduttore radiofonico. Ma è anche l’amico che tutti noi vorremmo sempre intorno. Roberto Parodi, dulcis in fundo, è forse il più noto al pubblico motociclistico: giornalista (è stato direttore di Riders), conduttore televisivo, viaggiatore senza frontiere, è anche l’autore di numerosi libri che hanno il merito di aver avvicinato tante persone alle due ruote; oltre ad aver nutrito la passione di chi una moto l’aveva già.

Il viaggio

Fatte le presentazioni, è il momento di iniziare il viaggio. L’appuntamento per tutti è a Piazza Ponterosso a Trieste e dopo i saluti e gli scatti di rito, via, “in carovana”, verso le prime curve della giornata. Al gruppo si uniscono anche alcuni nostri lettori; in particolare Davide, che con la sua nineT ci seguirà, stoico, fino a Monaco di Baviera. Superato il lago di Sauris, dopo una sosta rigenerante alla Malga Casera Razzo, arriva finalmente il mo- mento di gustare il piatto principale della giornata: l’attacco al monte Zoncolan, che i friulani non a caso chiamano il Kaiser. Una delle scalate più temute di sempre dai ciclisti per le sue pendenze, che riserva belle emozioni anche in moto. Passata Ovaro, le salite si fanno subito importanti dalla vicina frazione di Liariis, dove un severo “Lasciate ogni speranza, o voi che entrate” toglie ogni dubbio su cosa attende chi si avventura oltre “la porta dell’inferno”. Ovviamente, il monito è per chi pedala.

In sella alle nostre BMW, ci godiamo il tragitto (e il gran divertimento di guida) tra prati, boschi, tornanti e suggestivi tunnel. Toccati i 1.750 metri del passo, la prima giornata termina con la discesa a Paluzza, in provincia di Udine. È qui che passeremo la notte. Prima, però, si cena tutti insieme; e a tavola – fuori le chitarre – talento, note e sensazioni a fior di pelle regalate da una splendida giornata in sella si mescolano in un amalgama indistinto di suoni, chiacchiere e distillati di montagna.

La mattina successiva, sveglia presto, siamo tutti in sella di buon’ora. Il programma della giornata è particolarmente ambizioso: tre passi da conquistare, e non certo dei passi qualunque. Si inizia col Grossglockner, che figura senza dubbio tra le cose da fare in moto almeno una volta nella vita. Siamo in Austria, nel cuore del Parco degli Alti Tauri, lungo la GrossGlockner Hochalpenstrasse, intrigante gomitolo d’asfalto (a pagamento) che si arrampica in vetta, tra paesaggi maestosi e vedute a 360°. Alcuni del gruppo, in un momento di distrazione, sbagliano una svolta e si ritrovano al cospetto del ghiacciaio Pasterze (lasciato fuori dall’itinerario, a malincuore, per ottimizzare il percorso). Un’immensa lingua gelata che rende istantaneamente chiaro il concetto di maestosità della natura. Un colpo d’occhio emozionante! La dimostrazione che perdersi in moto, qualche volta, più che un problema si rivela un’opportunità.

Il gruppo si ricompone poco dopo in cima all’Edelweiss Peak, a quota 2.571 metri. Ma se fino a quel momento la giornata aveva goduto di condizioni meteorologiche favorevoli, le cose stavano per cambiare; e in maniera drammatica. La ripartenza – dopo una sosta forzata per un evento ciclistico che ci fa perdere tempo prezioso (i chilometri da percorrere sono ancora tanti) – avviene sotto una pioggerella fine; che dopo poco si trasforma in diluvio. “Secchiate d’acqua” tempestose che non ci molleranno fino all’arrivo. Gli oltre 2000 metri del Passo Stalle, che divide la Valle Defereggen e la Valle di Anterselva, sono molto di più del semplice confine tra Austria e Italia. Un susseguirsi di tornanti immersi in una natura dalla bellezza prepotente e selvaggia, che quasi intimidisce tra i boati dei tuoni e profondi squarci nel cielo.

La strada si percorre a senso unico, a intervalli di tempo prestabiliti; e con il nostro timing oramai sballato, siamo costretti ad aspettare ben 40 minuti sotto la pioggia. Ci ripariamo sotto la tettoia di una casa di legno disabitata. Tra scherzi e battute, il morale per fortuna è ancora buono, ma alcuni dei nostri amici iniziano a mostrare chiari sintomi di spossatezza da freddo e pioggia. E purtroppo, con un altro “2000” da completare, la giornata si può dire tutt’altro che conclusa. Raggiungiamo Vipiteno, pronti per il Passo Giovo, intorno alle 20.30. Acqua e gelo non ci mollano. Per di più, si è aggiunta anche la grandine. Salendo, con le nuvole che rigonfiano tra le pareti di roccia, la visuale cala inesorabilmente. Per fortuna, sulle Alpi, la luce in estate è persistente; anche a tarda sera. Come se in qualche modo rimanesse “incastrata” tra i boschi, nelle valli; appiccicata alle cime che orlano l’orizzonte. Il gruppo si sgrana. Si avanza lentamente e a fatica. Perdersi ad ogni modo è impossibile, la strada finisce dritta (per modo di dire) a San Lorenzo in Passiria, dove trascorreremo la notte. Ma sale comunque un pizzico di apprensione: bisogna assicurarsi che tutti arrivino “sani e salvi” alla meta nonostante le condizioni avverse.

L'arrivo

Alla fine, tutto bene! L’arrivo alla spicciolata nel parcheggio dell’hotel ha un sapore eroico. Profuma d’impresa. E negli occhi cerchiati dei nostri compagni di viaggio, oltre alla spossatezza infinita, si legge la soddisfazione tipica di chi non molla, di chi vuole arrivare fino in fondo. Una doccia calda, una buona cena e un calice di vino risollevano gli animi, ripristinando il benessere psico-fisico del gruppo. Ma il peggiorare delle condizioni meteo previsto per l’indomani lungo il percorso, impone (ahinoi) scelte drastiche. La montagna, proprio come il mare, non ammette leggerezza quando gli elementi si scatenano e allora: cambio di programma... e di itinerario fino a Monaco. Poco male, il piano B si rivela comunque vincente: il Giovo - percorso a ritroso - sembra tutta un’altra cosa sotto la luce splendente del sole che ci accoglie al mattino; e con le sue vorticose curve e panorami ampi lascia a bocca aperta, vecchi e nuovi frequentatori. Tocchiamo l’elegante Innsbruck, ci “arrampichiamo” a Garmisch e poi via, tutto d’un fiato fino a Monaco di Baviera, che ci dà il benvenuto con l’ultimo scroscio di pioggia del viaggio appena prima dell’arrivo. Non ci bada quasi nessuno, ormai siamo vaccinati.

A moto spente, vegliati dalla celebre torre BMW progettata dell’architetto Karl Schwanzer, l’emozione di tutti è palpabile. Risate, pacche sulle spalle, ce l’abbiamo fatta! “The Great Rally” è stato completato. E dopo una visita al “Museum” ricco di modelli, curiosità e aneddoti a 2 e a 4 ruote, arriva il momento dei saluti. E con loro, la promessa di un’avventura da replicare. Magari prima che BMW compia un altro secolo di vita e... sì, stavolta possibilmente al caldo!

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