Turismo, in viaggio sulla via della Seta (Parte 1)

Turismo, in viaggio sulla via della Seta (Parte 1)

Tra Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, il racconto di Giampiero Pagliochini che ci porterà attraverso scorci suggestivi sulla Pamir road e a proseguire Russia e Mongolia

Giampiero Pagliochini

10.07.2023 ( Aggiornata il 10.07.2023 09:36 )

Mi imbarco ad Ancona per Durazzo, Albania, una tratta di 16 ore.  Dalla terre delle aquile salgo verso il confine nord con la Macedonia. Fatta frontiera proseguo per il Parco Nazionale di Mavroro, gole bellissime e curve a non finire. Visto l’orario mi fermo a dormire in questo paesino, che in realtà è una stazione sciistica ma pure in questo periodo è un’ attrattiva, per la posizione che ha sul lago omonimo.

Tappa a Skopje

Divido la giornata tra una visita al Canyon di Makta, 14 km dalla città, nel tornare passo al bazar, dove si respira aria di oriente.

Prossima meta Sofia, Bulgaria, becco il solito temporale pomeridiano. Al risveglio c’è sole, passo in centro per qualche foto e raggiungo la cittadina di Plovdiv, l’antica Filippoli, dove fanno bella figura il teatro e l’anfiteatro romano, fatti costruire dall’imperatore Traiano. 

L’autostrada scorre tra verdi campagne, in Bulgaria le moto non pagano. Giungo alla frontiera turca di Edirne, vengo controllato scrupolosamente, al primo point delle poste turche, acquisto vignetta per autostrada, 2000 km 20 euro, no comment.

Super Kasan, crocevia tra la strada per Istanbul o il confine greco, la metà è Gallipoli, perché all’indomani voglio attraversare lo stretto sul nuovo ponte, che è il più lungo al mondo.

Da lontano noto una moto parcheggiata al lato della strada, guardo gli specchietti e faccio inversione. Sono Paco ed Eva, vanno in Kirghizistan, la ruota posteriore è a terra, pur provando a gonfiarla non accade nulla, visto che non presenta qualcosa che possa aver forato la camera. Apro officina? Paco mi dice che ha chiamato assistenza, mi offro di restare fino all’arrivo del carro attrezzi. Dopo 2 ore arriva e caricata la moto, giungiamo a Gallipoli, dove da un gommista scopriamo una realtà che personalmente non ho mai visto, una camera d’aria ridotta in quelle condizioni non ne ho esperienza, va detto che è una camera rinforzata, cosa che, dal mio punto di vista, non va bene per uso stradale.

Dormiamo e ceniamo insieme, poi al mattino io proseguo verso est, loro verso sud

La sera dormo a Dursunbey, un paesino a circa 2000 mt. La Turchia si caratterizza da un punto di vista viario, per strade a quattro corsie che attraversano montagne per poi scendere a capofitto in pianura, non è difficile percorrere passi che sfiorano i 2000 mt. Costeggio il lago Tuz Gulù. Le altre volte che sono passato, erano periodi diversi, ho messo le ruote sul salar, ora non è possibile. Raggiungo Aksaray dove mi aspettano amici motociclisti, Si va a cena e all’indomani si fa colazione insieme.

Goreme è sinonimo di Cappadocia

Sono lì a due passi che faccio non ci vado? Naturalmente si, foto di rito e poi verso sud. Si sale e si scende, giungo a Goksun e si notano gli effetti del terribile terremoto dello scorso 6 febbraio. Takir è un piccolo paesino di montagna, stazione di servizio con albergo e sosta per pulman che fanno le lunghe tratte. Persone che mangiano, si riposano e poi via di nuovo per la prossima tappa, anche io ne ho una e si chiama Cizre, 50 km dal confine con il Kurdistan Iracheno. La temperatura è cambiata, fa caldo. Mi ha impressionato il lungo muro costruito dalla Turchia che scorre per 150 km con il confine con la Siria, un confine caldo specialmente ora che dal versante siriano si è creata un identità curda, spina nel fianco da sempre, per la Turchia.

Mi sveglio presto, fatta colazione mi dirigo al confine con il Kurdistan iracheno. Tanti controlli dalla parte turca, da quella curda appena dico che sono italiano, mi lasciano andare. In un attimo mi libero dell’immigrazione, ho visto online che aiuta, poi dogana e qui accade quello che mai si riuscirebbe a programmare. Conosco Billi, così si fa chiamare, lavora in dogana ma ha vissuto in Italia e parla bene italiano. In un attimo ho registrazione moto e assicurazione per 35 dollari.

Fa caldo, è secco ma 36 gradi sono tanti. Giungo a Erbil nel primo pomeriggio, l’hotel è ospitale e il ragazzo alla reception parla un pò la nostra lingua, mi da due dritte di cosa visitare, grazie ma ora doccia e riposino.

Sono le 21, con un taxi mi porto al centro, dove la cittadella, cuore secolare della città è un punto di ritrovo intorno alle fontane ma quello che apprezzo sono i tanti negozi e venditori del bazar, naturalmente non ci sono stranieri e questo è di buon auspicio.

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