Itinerari in moto: tra i laghi del Piemonte

Itinerari in moto: tra i laghi del Piemonte

Piemonte, un territorio dove le acque alpine si alternano ai castelli e disegnano itinerari tutti “da guidare”

Giovanni Carlo Nuzzo

28.02.2020 10:27

PARCHI E ABBAZIE

Procediamo. La fertile campagna circostante, benedetta dalla Dora Baltea, si concretizza a Borgo dAle nellapparizione di una rotonda sulla SP593 decorata con buffe sculture di pesche giganti. Simbolo della centenaria Festa della Pesca (ogni prima metà di luglio) a cura di un comitato Fuori di Pesca, responsabile di concertoni di musica elettronica Peach & Love. Poco distante, superato il fiume, raggiungiamo il lago di Candia, anchesso dorigine glaciale, con un parco naturale palustre ricco di fauna dove sono stati realizzati perfino rospodotti per evitare agli anfibi di andare a farsi arrotare sulla provinciale. Anche possibili le escursioni in battello elettrico. Rospi a parte, la sfida motociclistica è adesso tutta a come non farsi assorbire dallA5 nellimbuto verso Torino. Magari passando da Lombardore, dove cè anche un autodromo per prove libere a prezzi accettabili. Oltre la metropoli, sulla SS25, lobiettivo acquatico vero, passato Rivoli, è infatti Avigliana.

Itinerari in moto: tra i laghi del Piemonte FOTO

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Non tanto quanto il “sacro” Po, che resta il “number one”, ma la Dora Baltea, nobile affluente, è più d’un semplice fiume. È l’imprinting di un territorio segnato da una trama di acque e campagne lavoratissime: il basso Canavese. Dove laghi e laghetti, anche minuscoli, popolano anarchicamente il paesaggio (di Giovanni Carlo Nuzzo)

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Famoso soprattutto per i suoi due laghi, il lago Grande e il lago Piccolo. Insieme alla palude dei Mareschi, formano un bellissimo Parco Naturale. La storia narra che Filippo II di Savoia-Acaia, nel 1367, fu condannato per ordine del re allannegamento nel lago Grande. La leggenda vuole che il fantasma vaghi ancora sulla sua superficie. Attenti agli incontri. Proseguendo per la Provinciale 188, il Medioevo profondo continua a pochi chilometri nello spettacolo quasi fiction della Sacra di San Michele, limponente abbazia originaria del Mille che ha ispirato Umberto Eco per il suo celebre Il nome della rosa. Aperta alle visite tutti i giorni dellanno (www.sacradisanmichele.com). Da San Michele, la SP197 del Colle del Lys risulta una bella e arzigogolata strada da moto per guidare a piacere tra bosco e mezza costa di monte. Facendo ovviamente attenzione a Suv e ciclisti.

Oltre il passo, lorizzonte si riempie dei picchi innevati del Monviso e del Monte Rosa che annunciano le Valli di Lanzo. Morbide e serene. Cuore della regione è Lanzo Torinese, a cui si deve linvenzione dei celebri grissini artigianali piemontesi, con il suo leggendario ponte del Diavolo sul fiume Stura, tutto in pietra, e la trecentesca torre civica. E a 10 km dal ponte del Diavolo, un altro appuntamento lacustre, che sa però un pizzico dinferno. Per la SP26, si raggiunge la vecchia cava damianto di Balangero, dismessa ventanni fa. Grazie alle acque meteoriche, sè formato qui un lago profondo 50 metri, dal cupo colore azzurro-cielo: il lago dellAmiantifera. Velenoso come non mai.

FINE PROGETTO

Attenti ora alla rotta, per nulla sgradevole: SP34, 23 e 42 via Rocca Canavese e Forno Cavavese. Raggiunta Cuorgnè, imbocchiamo a sinistra la SP460 che risale il corso del torrente Orco e si fa sempre più angusta e guidata. A Cerèsole Reale, distesa sul suo pittoresco lago (1612 m s.l.m.), si respira già aria di Gran Paradiso, il più antico Parco nazionale dItalia, istituito nel 1922. Col centro visitatori prodigo di tutte le informazioni. Lavventura vera della salita in moto al Nivolet, nostro capolinea di tappa e di progetto (laghi del Nord-est + laghi del Nord-ovest) prosegue però sulla SP50, con impressionanti tornanti a gomito che allimproviso sparano verso lalta montagna su un dislivello di oltre mille metri. Gli ultimi 10 km valgono da soli il giro. Provare per credere. Andateci non nei weekend (domenica chiuso ai mezzi a motore) ed evitate le ore centrali.

Spettacolare soprattutto il colpo d’occhio che si gode dal piccolo belvedere ricavato poco prima del passo (2612 m), con in fondo i due laghetti Serrù e Agnel ad occhieggiare. Praticamente due cerulei spicchi alpini di cielo che vi apriranno cuore e mente. Volendo, in zona, si visita un minuscolo museo glaciologico. E attenzione alle marmotte libere... Buon divertimento!

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