di Riccardo Piergentili - Foto Digital Photo Studio
Ducati
Scrambler, un successo annunciato. Come spesso accade, le
moto (ma anche le auto) moderne di successo affondano le loro radici nel
passato. Prodotti che fondono la meccanica col
mito e che non rappresentano dei semplici
mezzi di spostamento ma qualcosa in grado di raccontare un
periodo storico e le generazioni che l’hanno vissuto.
LE ORIGINI DEL MITO - La Scrambler nacque negli
anni ‘60, quando i fratelli Berliner, importatori Ducati per gli
Stati Uniti, chiesero agli ingegneri di
Borgo Panigale un modello adatto ai gusti dei motociclisti americani: una moto semplice e funzionale. La prima
Scrambler entrò in produzione nel
1962 e subì continue modifiche fino al
1968, quando Ducati produsse i motori a “carter largo”, prima nella versione di
250 e 350 cm3 e poi, nel
1969, nella versione di
450 cm3.
UN’ATTESA LUNGA 40 ANNI - La prima versione della
Scrambler (uscita di produzione nel
1975) è stata una moto di grande successo, proprio come la
916 e la
Monster. Inspiegabilmente, solo questi ultimi due progetti hanno avuto uno sviluppo, mentre la
Scrambler è rimasto un
oggetto di culto, diventato nuovamente realtà nel 2014 (anche se l’anno della commercializzazione), anno in cui i suoi risultati commerciali hanno confermato che oggi, come una volta, la
semplicità, la
maneggevolezza e soprattutto lo
stile hanno un valore maggiore delle prestazioni e delle
forme barocche, per anni necessari a fare breccia nel
cuore degli appassionati.
DUE CILINDRI, TANTO GUSTO - La Scrambler monta un
propulsore che, dati alla mano, non promette prestazioni da
moto sportiva, però, all’atto pratico, il
bicilindrico bolognese ha un carattere maschio e i suoi
68,19 CV a 8.350 giri/’ valgono qualcosa in più del dato rilevato alla ruota. La
spinta ai medi regimi è corposa e progressiva, l’allungo non è affatto male e il rombo, tipicamente
Ducati, rende questa unità facilmente riconoscibile. La
risposta al gas è un filo brusca ma solo con la prima marcia inserita si avverte un fastidioso
effetto on/off.
AGILE, ANZI AGILISSIMA - La Ducati
Scrambler è una delle moto più maneggevoli, leggere e compatte dell’attuale
panorama motociclistico. Sin dai primi chilometri questa Ducati mette in mostra un’
azzeccata distribuzione dei pesi e un posizionamento del baricentro che enfatizzano l’
agilità senza penalizzare la stabilità. La scelta delle
quote ciclistiche risulta valida e per questo, anche aumentando il ritmo, il
feeling con la moto resta molto buono anche agli elevati angoli di piega. Nei
cambi di direzione la moto risponde prontamente agli ordini, trasmettendo un’
omogeneità di comportamento che dimostra come le rigidezze della struttura che collega la parte anteriore a quella posteriore della moto sono in grado di garantire una
buona guidabilità, evitando gli
ondeggiamenti, sia alle basse, sia alle alte velocità.
LA GOMMA E I FRENI GIUSTI - Ad assicurare questa
piacevole sensazione di controllo contribuisce anche il profilo delle
gomme, ben accordato col resto della ciclistica. La
Scrambler raggiunge l’
angolo d’inclinazione ideale con la
corretta rapidità, senza trasmettere quella sgradevole sensazione di insicurezza, tipica delle moto troppo maneggevoli. I freni della
Scrambler non hanno un
mordente esagerato (comuqnue assolutamente adeguato alle prestazioni del mezzo), però la
buona modulabilità dell’impianto permette di entrare in curva con i
freni azionati senza avvertire un marcato
effetto autoraddrizzante.
UN SOLO LIMITE: LE SOSPENSIONI - Fin quando l’
asfalto è in buone condizioni la
Scrambler è divertimento allo stato puro, perché spalancando il gas il
motore trasmette emozioni e la
ciclistica esegue prontamente gli ordini, garantendo tanta
stabilità. Sullo
sconnesso, putroppo, la situazione degenera, soprattutto a causa della
risposta secca della sospensione posteriore. Alle basse velocità la moto assicura un
discreto comfort ma all’aumentare dell’andatura, a causa dell’
eccessiva rigidezza dell’ammortizzatore, si avverte qualche colpo di troppo sulla schiena.
I NOSTRI RILEVAMENTI:
Potenza: 50,14 kW (68,19 CV) a 8.350 giri/’
Coppia: 61,93 Nm (6,31 kgm) a 5.900 giri/’
Peso: 194 kg (94,8 kg all’avantreno; 99,4 kg al retrotreno) col pieno di carburante
Velocità massima effettiva: 195,2 km/h
Velocità massima indicata: 199 km/h
Accelerazione 0 - 100 metri: 5”2
Accelerazione 0 - 400 metri: 12”7
Accelerazione 0 - 100 km/h: 3”7
Accelerazione 0 - 150 km/h: 6”8
Ripresa 0 - 100 metri: 4”8
Ripresa 0 - 400 metri: 12”3
Ripresa 50 - 100 km/h: 4”5
Ripresa 50 - 150 km/h: 9”2
Consumo extraurbano: 21,6 km/litro
Autonomia: 294 km
Twitter: @Hokutonoken_79