Ducati Scrambler: un classico moderno

Ducati Scrambler: un classico moderno
Ducati Scrambler: fascinosa, compatta, ciclisticamente equilibrata e dotata di un motore dal carattere maschio. Un solo limite: le sospensioni.

Redazione - @InMoto_it

22.12.2015 ( Aggiornata il 22.12.2015 18:33 )

di Riccardo Piergentili - Foto Digital Photo Studio Ducati Scrambler, un successo annunciato. Come spesso accade, le moto (ma anche le auto) moderne di successo affondano le loro radici nel passato. Prodotti che fondono la meccanica col mito e che non rappresentano dei semplici mezzi di spostamento ma qualcosa in grado di raccontare un periodo storico e le generazioni che l’hanno vissuto. LE ORIGINI DEL MITO - La Scrambler nacque negli anni ‘60, quando i fratelli Berliner, importatori Ducati per gli Stati Uniti, chiesero agli ingegneri di Borgo Panigale un modello adatto ai gusti dei motociclisti americani: una moto semplice e funzionale. La prima Scrambler entrò in produzione nel 1962 e subì continue modifiche fino al 1968, quando Ducati produsse i motori a “carter largo”, prima nella versione di 250 e 350 cm3 e poi, nel 1969, nella versione di 450 cm3. UN’ATTESA LUNGA 40 ANNI - La prima versione della Scrambler (uscita di produzione nel 1975) è stata una moto di grande successo, proprio come la 916 e la Monster. Inspiegabilmente, solo questi ultimi due progetti hanno avuto uno sviluppo, mentre la Scrambler è rimasto un oggetto di culto, diventato nuovamente realtà nel 2014 (anche se l’anno della commercializzazione), anno in cui i suoi risultati commerciali hanno confermato che oggi, come una volta, la semplicità, la maneggevolezza e soprattutto lo stile hanno un valore maggiore delle prestazioni e delle forme barocche, per anni necessari a fare breccia nel cuore degli appassionati. DUE CILINDRI, TANTO GUSTO - La Scrambler monta un propulsore che, dati alla mano, non promette prestazioni da moto sportiva, però, all’atto pratico, il bicilindrico bolognese ha un carattere maschio e i suoi 68,19 CV a 8.350 giri/’ valgono qualcosa in più del dato rilevato alla ruota. La spinta ai medi regimi è corposa e progressiva, l’allungo non è affatto male e il rombo, tipicamente Ducati, rende questa unità facilmente riconoscibile. La risposta al gas è un filo brusca ma solo con la prima marcia inserita si avverte un fastidioso effetto on/off. AGILE, ANZI AGILISSIMA - La Ducati Scrambler è una delle moto più maneggevoli, leggere e compatte dell’attuale panorama motociclistico. Sin dai primi chilometri questa Ducati mette in mostra un’azzeccata distribuzione dei pesi e un posizionamento del baricentro che enfatizzano l’agilità senza penalizzare la stabilità. La scelta delle quote ciclistiche risulta valida e per questo, anche aumentando il ritmo, il feeling con la moto resta molto buono anche agli elevati angoli di piega. Nei cambi di direzione la moto risponde prontamente agli ordini, trasmettendo un’omogeneità di comportamento che dimostra come le rigidezze della struttura che collega la parte anteriore a quella posteriore della moto sono in grado di garantire una buona guidabilità, evitando gli ondeggiamenti, sia alle basse, sia alle alte velocità. LA GOMMA E I FRENI GIUSTI - Ad assicurare questa piacevole sensazione di controllo contribuisce anche il profilo delle gomme, ben accordato col resto della ciclistica. La Scrambler raggiunge l’angolo d’inclinazione ideale con la corretta rapidità, senza trasmettere quella sgradevole sensazione di insicurezza, tipica delle moto troppo maneggevoli. I freni della Scrambler non hanno un mordente esagerato (comuqnue assolutamente adeguato alle prestazioni del mezzo), però la buona modulabilità dell’impianto permette di entrare in curva con i freni azionati senza avvertire un marcato effetto autoraddrizzante. UN SOLO LIMITE: LE SOSPENSIONI - Fin quando l’asfalto è in buone condizioni la Scrambler è divertimento allo stato puro, perché spalancando il gas il motore trasmette emozioni e la ciclistica esegue prontamente gli ordini, garantendo tanta stabilità. Sullo sconnesso, putroppo, la situazione degenera, soprattutto a causa della risposta secca della sospensione posteriore. Alle basse velocità la moto assicura un discreto comfort ma all’aumentare dell’andatura, a causa dell’eccessiva rigidezza dell’ammortizzatore, si avverte qualche colpo di troppo sulla schiena. I NOSTRI RILEVAMENTI: Potenza: 50,14 kW (68,19 CV) a 8.350 giri/’ Coppia: 61,93 Nm (6,31 kgm) a 5.900 giri/’ Peso: 194 kg (94,8 kg all’avantreno; 99,4 kg al retrotreno) col pieno di carburante Velocità massima effettiva: 195,2 km/h Velocità massima indicata: 199 km/h Accelerazione 0 - 100 metri: 5”2 Accelerazione 0 - 400 metri: 12”7 Accelerazione 0 - 100 km/h: 3”7 Accelerazione 0 - 150 km/h: 6”8 Ripresa 0 - 100 metri: 4”8 Ripresa 0 - 400 metri: 12”3 Ripresa 50 - 100 km/h: 4”5 Ripresa 50 - 150 km/h: 9”2 Consumo extraurbano: 21,6 km/litro Autonomia: 294 km Twitter: @Hokutonoken_79

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento