Alpen Masters 2021: 7 sfide tra le curve del Grossglockner
Alla fase eliminatoria di quest’anno hanno partecipato 14 moto (quattro in più rispetto all’edizione 2020) suddivise in 7 gruppi, sulla base del segmento di appartenenza o della tipologia di veicolo

Andrea Toumaniantz
Pubblicato il 20 ottobre 2021, 10:44
APRILIA TUONO 660 E DUCATI MONSTER

Vanno considerate due novità di grande portata. Da un lato l'Aprilia si fa largo nel segmento delle medie cilindrate con il suo nuovo bicilindrico e la gamma delle "660". Dall'altro la Monster che rappresenta il nuovo corso di casa Ducati, un punto di rottura con le caratteristiche storiche del marchio (non c'è più il telaio a traliccio). Purtroppo, o per fortuna, il mondo evolve e le cose cambiano; va bene l'amore per le tradizioni, ma quando rinnovare significa migliorare, allora bisogna farlo senza troppe remore.
Tanto la Tuono 660 quanto la Monster (nel nostro caso la versione "+") trasmettono sportività e accendono la voglia di curve, meglio se quelle di una strada di montagna. In effetti l'ambiente in cui si esprimono al meglio sono proprio le strisce di asfalto più tortuose, anche se grazie alla loro facilità d'uso non disdegnano anche di essere le compagne di vita nei trasferimenti quotidiani. Non è la sfida di Davide contro Golia, ma a meno di una strabiliante performance della Tuono, era facile immaginare chi l'avrebbe spuntata, visto il non indifferente gap di cilindrata e la maggior sofisticazione della Monster.

Poche differenze nel prezzo base, che passa dai 10.550 euro (f.c.) della Tuono, agli 11.290 euro (f.c.) della Monster. Inoltre per i prezzi delle moto provate, accessoriate di tutto punto, la differenza scende a qualche centinaio di euro. Scuola italiana docet: il bicilindrico parallelo frontemarcia di Aprilia misura 659 cm3 per 91 CV e 63,7 Nm effettivi;
è facile immaginare come i 110 CV e i 91 Nm del bicilindrico Testastretta 11° a L di Ducati si impongano ad ogni regime. Telaio a doppio trave in alluminio e forcellone in alluminio sono un importante biglietto da visita per l'Aprilia, a cui si aggiungono le sospensioni Kayaba, con forcella USD di 41 mm Ø totalmente regolabile, e un ammortizzatore dotato di registro di precarico ed estensione. All'anteriore due surdimensionati dischi di 320 mm Ø sono morsi da pinze radiali Brembo. Insomma, una dotazione di tutto rispetto, che non ha nulla da invidiare all'avversaria Ducati. La bolognese sfodera dotazioni super: nuovo telaio front frame in alluminio con motore portante (-4,5 kg rispetto al vecchio traliccio) e telaietto posteriore in fibre e polimeri: un vero peccato che la forcella non abbia possibilità di regolazione. Il reparto elettronica è quasi da categoria premium, visto che entrambe montano una piattaforma inerziale per assistere il controllo trazione e l'ABS di tipo cornering, a cui si sommano controllo impennata e di sollevamento del posteriore. I cambi adottano entrambi il quick-shifter bidirezionale, che ormai è diventato un accessorio praticamente scontato sulle moto di indole sportiva.

Piccole e facili da gestire entrambe, sfoderano selle poco alte da terra, manubri poco sagomati e serbatoi scavati. Immediata la sensazione di agilità complessiva, sulla Tuono in modo particolare. Le posture, molto simili, sono da stradale pura, si siede vicini a manubri che trasmettono in modo sincero le reazioni dello sterzo, con pedane leggermente arretrate. Si assume una postura appena inclinata in avanti per avere un ottimo controllo dell'avantreno, ma senza subire alcun peso su braccia e polsi. Sulla Ducati l'abitabilità è maggiore, mentre sull'Aprilia, specialmente le gambe, si sta più raccolti. Purtroppo, in montagna i cavalli contano e il gap di potenza a sfavore della Tuono si sente subito. Il motore frulla pulito e regolare, ma la reazione all'apertura del gas è piuttosto blanda rispetto all'avversaria. Anche a livello di coppia erogata servirebbe qualcosa in più, perché in salita, pur tenendo il contagiri in zona alta, perdiamo la Monster all'uscita di ogni curva e a poco servono le rapide cambiate regalate dal quick-shifter, perché la soluzione è comune. A proposito, il cambio della Monster lavora davvero bene, rapido e molto fluido, un po' meglio che sulla Tuono, dove il lavoro di shifter e bleeper è leggermente più secco e avvertibile, specialmente in scalata. Nelle discese i valori cambiano e la Tuono si prende la rivincita, grazie alla grande rapidità d'ingresso e percorrenza curva - momenti che rappresentano pura goduria - e al miglior equilibrio delle sospensioni, che permette staccate più decise. Salendo sulla Monster, si viene subito appagati da una risposta molto più piena ad ogni apertura del gas, accompagnati da uno shifter più dolce, ma comunque rapido, sia a salire, sia a scendere con le marce. Il carattere un po' scorbutico ai bassi regimi delle precedenti versioni è totalmente scomparso e il frizzante V2 bolognese sale di giri in modo decisamente piacevole. Se si evita di trattarla con troppa decisione, la ciclistica Monster risponde in maniera egregia ad ogni comando.
Un plauso va dato all'impianto frenante, sensibile e potente al punto giusto, è all'altezza di ogni situazione, oltre ad essere assistito da un'ottimo ABS, che lavora senza farsi mai troppo sentire. Ultimamente quando una Casa deve risparmiare qualcosa non lo fa certo su motore o elettronica, tantomeno sull'impianto frenante, col risultato che il reparto sospensioni diventa quello svantaggiato dai tagli di spesa. L'asfalto pressoché perfetto del Grossglockner non aiuta ad evidenziare tutti i difetti delle sospensioni, ma nelle forti staccate delle ripide discese, i nodi, se ci sono, vengono al pettine. Proprio qui si è evidenziato il punto debole della Ducati che, se trattata con poco riguardo in frenata, soffre di una forcella dall'idraulica poco sostenuta che tende a mostrare il limite rapidamente, scomponendone l'assetto. Un movimento eccessivo delle sospensioni si avverte anche a centro curva quando non si è misurati nel chiudi/apri col gas. La cosa non accade invece sull'Aprilia, sicuramente merito dei maghi della ciclistica di Noale. L'assetto sospensioni della Tuono è più pastoso e coerente rispetto alla rivale e segna un importante punto a suo favore. L'agilità della Tuono ci aveva fatto pensare che fosse decisamente più leggera della Monster, invece i dati della bilancia ci hanno stupito: solo qualche kg in meno, probabilmente sono le minori masse rotanti del suo più piccolo bicilindrico a renderla più reattiva nell'handling.
La Monster pareggia a livello dinamico e ciclistico, ma resta davanti alla Tuono su quasi tutti gli altri rilevamenti strumentali. Frena, accelera e riprende meglio dell'avversaria, oltre ad avere migliori misure di abitabilità. Vince quindi perché è complessivamente più efficace e sfruttabile e non per qualche specifico demerito dell'Aprilia, che sfoggia una ciclistica eccellente, soffrendo solo per la minor potenza.
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