Alpen Master 2012: funbike, Aprilia Dorsoduro 1200, Husqvarna 900 Nuda, Kawasaki Versys 1000, KTM 690 Duke

Alpen Master 2012: funbike, Aprilia Dorsoduro 1200, Husqvarna 900 Nuda, Kawasaki Versys 1000, KTM 690 Duke

Redazione - @InMoto_it

01.09.2012 ( Aggiornata il 01.09.2012 11:33 )

Quattro modelli dalla diversissima estrazione, ma accomunati dal fatto di uscire più o meno dagli schemi tradizionali. Comunque divertenti Questo gruppo comprende modelli dall’ottimo rapporto qualità/prezzo, di differenti cilindrate e fatti principalmente per divertire. Le particolari condizioni di guida dell’Alpen Master fanno prevalere la Kawasaki, proprio l’unica il cui genere si distacca dalle altre. La Versys 1000 si comporta molto bene dappertutto, tanto da ottenere anche il secondo miglior punteggio nella classifica generale. Dietro di lei si piazza una performante e divertente Husqvarna, a sua volta seguita dall’Aprilia, che paga qualcosa in termini di agilità. Ultima, ma solo perché la più piccola, la scatenata KTM. Da fermo Non vantano componenti estremamente sofisticati, ma risultano comunque curate sotto tutti gli aspetti. Anche in questo gruppo assistiamo al predominio del telaio a traliccio in tubi d’acciaio, che è adottato da tutte ad eccezione della Kawasaki, che monta un più voluminoso doppio trave in alluminio. Le ruote di 17” hanno totale predominio e non lasciano dubbi in merito alla destinazione d’uso, mentre il reparto sospensioni vede impianti ultraregolabili come quello di Husqvarna e Aprilia, e quelli di KTM e Kawasaki che presentano minori possibilità di settaggio. La grande varietà dei propulsori, causa di notevoli differenze di pesi e potenze, parte dal monocilindrico di 690 cm3 della KTM, per arrivare al ben più grosso 4 cilindri in linea di 1.043 cm3 della Kawasaki, passando per i due bicilindrici a V, che vedono cubature di 900 cm3 per l’Husqvarna e 1.197 cm3 per l’Aprilia. Il reparto elettronico presenta l’ABS su tutte ad eccezione della Husqvarna, mentre Aprilia e Kawasaki offrono anche il controllo di trazione e la scelta della mappatura sulla centralina. Posizione di guida Anche qui è la Kawasaki a distinguersi per essere la più comoda e adatta alle lunghe percorrenze, grazie al manubrio più alto e alle quote ciclistiche più abitabili. Anche la sella è quella più spaziosa e con il maggior dislivello a dispetto all’alto manubrio. Sulla piccola KTM tutto risulta raccolto: afferrando il manubrio si ha la sensazione di averlo molto vicino e, nonostante la posizione eretta del busto, di porvi un certo peso con i polsi. La sella ha dimensioni ridotte, ma è molto ben conformata e non risulta stancante per il fondoschiena. Oltretutto permette un buon appoggio a terra dei piedi, risultando adatta anche ai meno alti. Molto simili nell’impostazione risultano Husqvarna e Aprilia, con la differenza data dalla maggior larghezza della seconda. Su entrambe il dislivello sella/manubrio è ridotto, col risultato di farci sentire seduti molto in alto e poco inseriti nel corpo della moto. Per afferrare il manubrio ci si deve inclinare in avanti, assumendo una posizione più da stradale che da motard. Le selle, strette, offrono poco appoggio a terra per chi raggiunge i 175 cm di statura, mentre una volta appoggiati i piedi sulle pedane si scopre una posizione delle gambe estremamente comoda. Il fondovalle Il misto veloce è il terreno su cui l’Aprilia si esprime al meglio, grazie alla possente schiena del propulsore e alla buona stabilità nelle curve da affrontare dalla terza marcia in su. Il bicilindrico di Noale è un po’ sporco a bassi regimi, ma appena si passano i 4.000 giri diventa una possente fonte di coppia, una vera manna da sfruttare all’uscita di ogni curva. La notevole altezza della ciclistica la rende molto reattiva nei cambi di direzione, anche se la sensazione è di avere a che fare con l’inerzia di un maggior peso rispetto alle altre. Tra le strade valligiane, anche la Kawasaki risulta molto efficace. Pur avendo un propulsore dal carattere meno eccitante delle altre, risulta godibilissima grazie a una ciclistica perfettamente bilanciata, con la quale ogni manovra risulta facile. Con la “verdona” si viaggia facile a qualunque andatura ottenendo sempre ottima soddisfazione. Il propulsore ha un carattere “elettrico” e, quando ce n’è bisogno, è capace di tirar fuori una notevole dose di cavalleria. Tra le quattro sceglieremmo decisamente questa per un viaggio, mentre per passarci una giornata in montagna opteremmo per la “singola” KTM. Con questa mono non si conta sulla potenza, che comunque non manca, ma sulla leggerezza. Agilissima e guizzante anche sul misto veloce, messa in buone mani la Duke può diventare una vera mattatrice tra le montagne. L’inserimento in curva richiede un po’ di training prima di poterlo sfruttare, visto che è talmente veloce da dover ritardare di molto ogni staccata. Quello che invece ci ha stupiti della Husky è stato il propulsore, al quale i 100 cm3 in più rispetto alla versione base montata sui modelli BMW hanno fatto più che bene! Brillante e rapido a salire di giri, si è dimostrato potente e facile da gestire. Anche la ciclistica della moto varesina è decisamente efficace, con una maggiore propensione per i percorsi lenti. Il passo di montagna Facciamo fatica a decidere chi sia la migliore su queste lunghe e tortuose salite, visto che tutte si comportano bene. Chi tra i tornanti se la ride di gusto è la piccola KTM, con la quale è possibile danzare tra le curve con minimo impegno e grande resa, mantenendo ritmi praticamente impossibili per le altre, ed è solo la minor potenza del propulsore che la costringe alla quarta posizione. Terza è l’Aprilia che qui non riesce a sfruttare a pieno l’erogazione del propulsore a causa della poco pulita risposta ai bassi regimi. Anche la ciclistica accusa un’agilità minore delle avversarie e rende la Dorsoduro la meno rapida in inserimento. Chi invece fa del propulsore il proprio vessillo è la Husqvarna, con la quale abbiamo trovato un ottimo equilibrio tra potenza e agilità, capace di farci divertire parecchio. La Husky richiede un pilota capace di domare e apprezzare il suo carattere scalpitante, che la classifica come una moto non adatta ai poco smaliziati. Prima in classifica, la Kawasaki batte le avversarie anche nello stretto, dove mostra una ciclistica facilissima da gestire e un propulsore estremamente pulito anche in uscita dalle curve più strette affrontate in seconda. La discesa Non abbiamo registrato particolari note stressando a fondo i freni, che hanno mostrato ottima resistenza alla fatica su tutte. Sicuramente il peso relativamente ridotto delle moto ha avuto la propria influenza, ma comunque tutti gli impianti, compreso il singolo disco anteriore della KTM, vantano ottima qualità. Abbiamo una nota da fare sulla troppa aggressività dell’unità anteriore della Husqvarna, che richiede molta attenzione nella prima fase della frenata per modularne la notevole potenza, specialmente se capita d’incontrare la strada bagnata.

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