Volgarmente abbreviato in SUT, promette di essere un evento di quelli studiati molto bene. Sono alla mia la prima partecipazione e quindi troppo curioso di vedere se le voci che lo quotano come tra i più bei percorsi adventure sono vere. Per problemi di tempo, mi tocca saltare la giornate di venerdì e domenica, concentrando tutto su quella del sabato, che comunque pare essere la più lunga e bella della tre.
I percorsi da scegliere sono tre: uno prevelentemente stradale, un secondo con un fuoristrada un troppo impegnativo e il terzo consigliato a chi ha esperienza di offroad.
Paddock a Montesilvano in una location davvero adatta all’evento, grande area, parcheggi e sala iscrizioni briefing comoda e spaziosa. Parcheggiate in ogni spazio utile, le tante moto sono di qualunque tipo, dalle piccole specialistiche, alle mono vintage, per finire alle più grosse bicilindriche, alcune meno, altre minuziosamente preparate per questo tipo di eventi.
Molto gettonato da tutti, il chiosco verde Heineken, in cui è possibile bere una buona bionda e mangiare ottima carne sotto forma di arrosticini o hamburger.
Molto dettagliato il briefing del venerdì sera, effettuato a fianco tei tavoli imbanditi per la cena. Simone Romano, mente e corpo del SUT, descrive con la stessa enfasi sia i punti d’interesse turistico, sia quelli in cui si deve fare più attenzione guidando, più impegnativi per la guida. Lo scopo non certo segreto di Simone e del SUT è il far innamorare tutti della terra d’Abruzzo, facendone scoprire le parti più intime.
È la mattina del sabato, quella della partenza sulla spiaggia, qualcosa di speciale e veramente unico, ma pure impegnativo per chi guida le più grosse e pesanti bicilindriche. Ci sono infatti 3 chilometri da percorrere sul bagnasciuga, ma per entrare e uscire, si deve attraversare la sabbia asciutta, ormai totalmente segnata dai passaggi precedenti e per alcuni non è cosa facile.
Dal mare la traccia punta dritta verso le innevate montagne del parco del Gran Sasso e non appena lasciata l’affollata fascia costiera, iniziano i primi tratti di fuoristrada. È un’alternanza di asfalto e brevi tratti di raccordo tra i campi, inizialmente non troppo divertenti, ma il bello deve ancora arrivare. Quest’anno abbiamo il meteo dalla nostra parte e il terreno è tutto asciutto, a parte qualche insidioso breve tratto fangoso (il fango abruzzese è di quelli scivolosi e poco simpatici) e qualche altro con erba molto alta, quest’ultima oltre a permettere poco grip, nasconde benissimo i canali secchi del terreno, pertanto richiede molta attenzione nel dove mettere le ruote.
Qualche guado un po’ insidioso e arriviamo al punto ristoro, magnificamente organizzato dentro l’oratorio di Santa Maria delle Grazie, ad Alanno, un’affascinante struttura in pietra, di stile barocco, datata 1498. Dopo la pausa inizia il bello, cominciamo a salire di quota e sassi e pietre iniziano a prendere il posto della terra. Entriamo nel parco del Gran Sasso, qui ad ogni curva o rettilineo sei combattuto tra il rallentare per gustare il paesaggio ed accelerare per mangiarti il percorso. Finalmente luoghi selvaggi e poco frequentati, con strade sassose che salgono e scendono a tornanti da una valle all’altra, questo sì che è viaggiare in off! Da un lato la costa col mare, dall’altro le cime ancora ben coperte di neve, bellissimo!
110 km percorsi e sosta pranzo a Capestrano,in provincia dell’Aquila, qui fa caldo, ma un quota era decisamente più freschino e ventoso. Affascinante passare dal mare all’alta montagna in così poca strada. Meno male mangio poco, perché dopo pranzo ci aspetta la parte più vibrante della traccia, con salite sassose tutte da guidare e una fantastica lunga discesa un ritmico tracciato da downhill, ci sono pure le rampe per i salti, ma non voglio osare tanto con la mia vecchiotta KTM 690.
Alla fine, leggo 225 km percorsi in un giro di vero fuoristrada, specialmente nella parte in quota, dove c’è veramente da guidare e divertirsi.
Per chi volesse provarci il prossimo anno, consiglio di cimentarsi con qualunque moto, a patto di montare dei tassellati da fuoristrada, o come minimo dei 50%-50%, perché nonostante il terreno prevalentemente polveroso, abbiamo incontrato delle buche di fango viscido e qualche guado, poco simpatici da affrontare senza tasselli.
Link copiato