Dovizioso e Petrucci, la vita fuori dal box

Dovizioso e Petrucci, la vita fuori dal box

I due piloti ufficiali Ducati ci raccontano le giornate prima della gara. Sensazioni, riunioni, pranzi, telefonate, tutto quello che si fa per trovare la forma migliore
 

Federico Porrozzi

10.01.2020 18:49

La prima cosa importante da scrivere, dopo aver vissuto un weekend a stretto contatto con Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci, è la seguente: chi pensa di scovare i piloti (almeno quelli Ducati MotoGP) nei loro motorhome, magari aspettandoli per ore sotto il sole con lo smartphone pronto in modalità selfie, perde solo tempo. A spiegarlo è lo stesso DesmoDovi che, seduto in completo relax all’interno dell’avveniristica hospitality Mission Winnow, racconta come si svolge la giornata-tipo di un campione del suo calibro: “Purtroppo, man mano che è andata avanti la mia carriera, il camper l’ho usato sempre meno. Non c’è tempo per starci, ci sono talmente tanti impegni e tante cose da fare che non riesci a passare del tempo con i tuoi amici all’interno del motorhome. Esco la mattina alle 7 e ci torno dopo cena. Viviamo in ufficio, è molto grande e quindi comodo per tutto ciò che dobbiamo fare”. A fargli eco è Petrux, seduto accanto a lui, che evidenzia ancora di più il concetto: “Al motorhome non vado quasi mai, durante la giornata. Esco alle 8:30 per andare nel camion dove ci cambiamo e poi ci rientro spesso dopo cena. Il timing, soprattutto il venerdì, è molto stretto e quindi se non giriamo in pista faccio tappa fissa in ufficio”.

PRE-GARA, SCARICARE LO STRESS 

La parola “ufficio” fa sorridere se la si associa a chi va costantemente a 300 km/h, ma in realtà, al di là del tempo passato in pista per le prove o la gara e di quello dedicato agli incontri con i tifosi e alle conferenze stampa, è dentro quel camion parcheggiato proprio al di fuori dei box che i due piloti Ducati trovano tutto il loro mondo. Ovvero il necessario per concentrarsi o scaricare lo stress. “Dentro al box c’è quasi sempre attività e quindi è pressoché impossibile trovare un momento per stare in solitudine. Nel camion, invece, riesco a farlo”. Il più delle volte è così, ma Dovi racconta che qualcuno del team entra in ufficio anche quando fa l’irrinunciabile pennichella di dieci minuti prima dell’inizio del turno. “Anzi, ti disturbano anche – ci mette il carico ridendo Danilo – visto che loro (i tecnici, n.d.r.) non la possono fare la pennichella, sbattono la porta di proposito per svegliarti!”.

ATTIVITA' FISICA E RELAX 

Dentro questo spazio, spesso modulabile, i piloti si riposano, fanno attività fisica tra stretching e cyclette, controllano i tempi delle altre classi sui monitor attaccati alle pareti, parlano con le persone più strette o più semplicemente guardano la tv, giocano ai videogiochi o danno un’occhiata ai loro profili social. Lo smartphone serve a entrambi per rimanere a contatto con la famiglia o con gli amici, nelle giornate belle e in quelle brutte. Anche per loro, spesso è il display l’ultima cosa che guardano prima di andare a letto. Presto. Prestissimo, come da copione dei veri atleti. “Di solito mi scrivo con mia mamma – racconta Danilo – se sono caduto, le dico che sto bene; se invece è andata male una prova o una gara molti evitano di scrivermi per non alimentare la delusione. Quando faccio una bella prestazione, invece, il telefono esplode”. Anche per Andrea il cellulare è importante per mantenere il rapporto con chi lo sostiene. “Se faccio una bella qualifica non mi bastano tre giorni per rispondere a tutti. Fa molto piacere e voglio dare importanza a tutti quelli che hanno speso del tempo per scrivermi. A volte, però, serve davvero tanto tempo”.

 

SOLO L'ATTESA DELLA GARA

Nel paddock, lo smartphone è l’unico mezzo che consente loro di estraniarsi da un mondo ovattato e spesso claustrofobico, fatto di tempi strettissimi, di stress, di adrenalina e di slot programmati in anticipo. Come nel film “About a boy” con Hugh Grant, che scandisce la sua giornata a blocchi di 30 minuti. C’è il tempo delle prove, quello dei briefing con il tecnici, quello degli incontri con gli sponsor e i vip. I quali chiedono cose di ogni tipo, spesso sempre le stesse: com’è andata la giornata, come si allenano, come sono arrivati in MotoGP.

"E c’è anche qualcuno più curioso a livello tecnico, pronto a fare domande ben precise sul set-up e sull’assetto. Finita questa sessione ecco il pranzo, che spesso si consuma velocemente, in orari diversi da quelli del resto della squadra e mangiando pasta o riso poco conditi. Un filo d’olio, un po’ di parmigiano grattugiato e poca voglia di parlare. Quello è il momento che Petrucci odia di più di tutto il week-end. E non solo per le pietanze poco gustose: “Quando sono seduto a tavola e devo aspettare la partenza è il tempo del week-end che modificherei, se avessi la bacchetta magica. Se fosse per me allungherei il tempo, facendo durare un minuto un’ora oppure diminuirei il tempo di attesa, correndo subito." 

"La trafila è lunghissima e non mi fa impazzire. Poi, vorremmo solo correre. In realtà noi siamo solo ragazzi a cui la passione per la moto è un po’... sfuggita di mano. Ci piace guidare la moto ma non andare in giro a fare eventi, interviste o altro. In quelle occasioni, magari la gente pensa che alcuni di noi siano un po’ scontrosi, ma magari è solo perché non abbiamo piacere di vivere quel momento e ci poniamo male. Invece siamo bravissime persone”.

PSICOLOGIA DEL PILOTA

Toccato questo argomento, Dovizioso scende ancora di più nel profondo della psicologia del pilota e di come affronta il week-end di gara: “Spesso la gente si dimentica come io e Danilo siamo arrivati qui. L’abbiamo fatto perché eravamo spinti dalla passione. Solo da quella. E non, come succede per esempio a molti giovani piloti di oggi, perché abbiamo visto una grande possibilità di futuro nel Mondiale. Tutto ciò che c’è dietro, dalle interviste con i giornalisti alle sessioni fotografiche, sappiamo che serve e sappiamo che senza questo non avremmo tutti i vantaggi che abbiamo. Ma, in realtà, noi vorremmo solamente guidare, come quando andiamo ad allenarci con la moto da cross. Tutto il resto non conta. Qui nel paddock, invece, devi fare tante cose e anche un po’ recitare una parte perché spesso non puoi fare ciò che vuoi. Non è bello”.

RITI PRE-GARA 

Finito di mangiare si torna in ufficio, dove va in scena il rito della vestizione prima del via della gara. Quello è il momento in cui nessuno deve aprire la porta. Il momento in cui Danilo e Andrea rimangono davvero soli con loro stessi. O, al massimo, con i loro collaboratori più stretti. “Io ripeto sempre le stesse azioni mentre mi vesto – spiega Petrux – ed entro nel box sempre nello stesso modo. Mi serve per entrare nella forma mentis ideale”. Andrea, invece, si aiuta psicologicamente in un altro modo: “Anche io mi preparo e mi vesto facendo sempre gli stessi movimenti. Poi parlo spesso con me stesso, mi serve. Serve per superare i tuoi limiti ogni volta che scendi in pista. Ogni volta ti metti alla prova, è una sfida costante e parlarti è importante”.

MODALITA' PILOTA 

I due rientrano nel box solo dieci minuti prima di dover entrare in pista. In quel tempo brevissimo, Andrea riesce a sorridere ai tecnici e a scambiare qualche battuta mentre cambia le saponette alla tuta e riempie le nocche della sua mano di cerotti protettivi. E andare al bagno: succede sempre, come fanno notare le telecamere che vivono ormai a stretto contatto con i piloti. Danilo, invece, è più silenzioso e concentrato. Le saponette vecchie a volte rimangono attaccate alla tuta e lo sguardo si perde nel vuoto. Oltre la moto, la serranda e la pit-lane. Un’unica azione li accomuna: da quando indossano il casco a quando inseriscono la prima ed entrano in pista passa poco meno di un minuto. Come se, entrati in modalità “pilota”, non volessero perdere troppo tempo a pensare.

FINE DELLE OSTILITA' 

Dopo la gara, le interviste di rito e la doccia, è il momento di fare la borsa, salutare i tecnici e mettersi in viaggio verso casa. “L’adrenalina? La smaltisco il lunedì perché la notte non riesco a dormire – dice Petrux – finita la gara c’è una bella sensazione, hai dato il massimo, sei contento”. Spesso anche Dovi riesce a tornare a casa già la domenica notte: “Il weekend inizia il giovedì mattina e si chiude subito dopo la gara. Negli ultimi due anni abbiamo cercato di ridurre il più possibile le giornate in pista e questo fa tanto la differenza, soprattutto nel recupero. Prima si arrivava il mercoledì e avere 24 ore in più libere fa tanto. Ritrovarsi a dormire nel proprio letto poche ore dopo la gara e dopo un week-end stressante è una bellissima sensazione. A differenza di Danilo, che spesso la domenica sera mangia e beve qualcosa in più (ridono, n.d.r.), io mi addormento senza problemi”.

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