Rewind, Cagiva Freccia C9: dritta al cuore

Rewind, Cagiva Freccia C9: dritta al cuore

L'ottavo di litro di Schiranna, quando uscì nel 1987, fu un vero spartiacque tra un prima e un dopo nella storia delle 125 varesine. Inaugurò un fortunato filone che lasciò poi il passo nel 1990 alla Mito

Redazione - @InMoto_it

03.12.2021 16:56

Freccia tricolore. Quella arrivata nel 1987 fu un vero tormento per l'animo focoso dei sedicenni del periodo. Con l'accesa lotta tra le Case nel fiorente settore delle 125 sportive - una lotta che non fu priva di illustri "vittime" tra i vari competitor - che stava portando le ottavo di litro italiane ai vertici mondiali nel settore, la Cagiva, dopo la Aletta Oro, irruppe sul mercato con la Freccia. La C9 125, la prima di una serie, fu indubbiamente un piccolo capolavoro in termini di tecnica e stile (quasi fosse scontato in quel periodo). 

Era fascinosa, curiosa, ed originale esteticamente oltre ad essere portatrice di un comparto tecnico decisamente avanti per il periodo soprattutto se confrontato alla Aletta Oro. Non c'era un bullone in comune con la progenitrice ed a livello meccanico vantava doti prestazionali ai vertici anche confrontandosi con agguerrite rivali che al periodo si chiamavano Aprilia AF1, Gilera KZ, Honda NS 125 SS/R o Garelli GT "replica Gresini". 
La C9 diede inizio alla fortunata saga delle Freccia, con l'uscita nel 1988 della C10 e poi della C12, la prima moto di serie che sfruttava il cambio a 7 marce. Soluzione più dettata dal marketing, ma che non tardò ad essere "apprezzata" dai sedicenni del periodo. Tre anni di successi che poi lasciarono il passo alla epopea delle Mito. Ma di quella moto ne parliamo QUI.

BALZO in AVANTI

Con il lancio della sua Freccia sul mercato la Cagiva colpì - è il caso di dirlo - il bersaglio. Una 125 sportiva  con una aerodinamica accuratissima, con uno studio profondo dei passaggi d’aria e per ridurre il coefficiente di penetrazione.

Le forme erano personali, col singolare parafango che carenava i foderi della forcella e la carrozzeria integrata con lo scudo aerodinamico. Telaio e ciclistica rappresentavano uno stadio evolutivo avanzato della categoria e anche la cura costruttiva e il gusto sulla ricerca del particolare furono tali da fare invidia a moto di classe ben più elevata; per non parlare del coreografico codone con lo scarico a doppia uscita che sapeva tanto di Mondiale 500...

Il motore ero un monocilindrico 2 Tempi accreditato di 24,1 CV (rilevati al banco) a 10.500 giri/min di potenza massima e che, grazie anche ad un peso ridotto ad appena 128 Kg in ordine di marcia, consentiva alla Freccia C9 di spuntare un tempo di 15,7" sui 400 metri e 8,4 secondi per passare da 0 a 100 Km/h. La velocità massima si attestava sui 155,2 Km/h effettivi più dei 150 Km/h dichiarati da Cagiva (numeri record per il periodo).

Gira pagina per leggere come ne parlavamo nella prova su InMoto del 1987:

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