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Moto cinesi a 500 euro? Il fenomeno che sta invadendo il Mediterraneo

Michele Lallai
7 ott 2025 (Aggiornato alle 11:25)
Nel silenzio delle dogane e dei porti minori, una marea di piccole 125 cinesi da quattro soldi sta ridisegnando la mobilità quotidiana dall’area del Basso Mediterraneo, dai quartieri popolari di Istanbul fino alle strade polverose del Nordafrica. Si tratta di motociclettine con telai semplici, monocilindrici raffreddati ad aria, carburatori spartani o iniezioni “basiche”, freni spesso a tamburo e zero assistenza e garanzia se non quella del meccanico di fiducia.
Se siete stati in Turchia, Egitto o paesi dell'Est nel periodo recente, avrete di sicuro visto queste piccole cinesi con nomi difficili da pronunciare e prezzi da elettrodomestico usato. Ma perchè si stanno diffondendo così tanto? E le vedremo mai in Italia?

Un motore e due ruote
Per capire di cosa parliamo basta guardare ai costruttori che gravitano nell’orbita di Chongqing, una delle città cinesi con la più grande concentrazione di fabbriche di due ruote. Marchi dai nomi impronuniciabili producono una costellazione di 125 “commuter” e retrò tutte molto simili che, sul piano concettuale, sono un ponte diretto con le giapponesi entry-level di mezzo secolo fa.
Fra i nomi più diffusi troviamo Yingang, Chongqing, Halawaya, Haojiang, Haojue e molti altri, tutti stampati sui serbatoi di moto 125 e 150 stradali e “retro”, con varianti persino certificate Euro 4 per alcuni mercati extra-UE. Hanno tutte in comune l’architettura di base: un monocilindrico onesto, poche diavolerie, con schede tecniche che mostrano 10-12 CV di potenza massima, ruote da 18”, velocità massime attorno agli 80–90 km/h e pesi nell’ordine dei 105–115 kg. Numeri da moto leggere, lente il giusto ma instancabili. Si assomigliano tutte, l'ispirazione arriva da due capisaldi nipponici: la Honda CB125 e la Suzuki GN125, ma anche da diversi altri modelli giapponesi di 40/50 anni fa.
Il prezzo da discount ha reso il fenomeno dirompente. Sulle piattaforme all’ingrosso come Alibaba e Made-in-China compaiono ininterrottamente 125 “commuter” costruite a Chongqing con prezzi che, a seconda di lotto e specifiche, oscillano grossomodo tra 280 e 500 dollari a pezzo, cioè intorno a 260–470 euro, con minimi d’ordine più o meno elevati.
Con prezzi al pubblico che alla fine sono spesso inferiori ai 500 euro, la diffusione a Est e Sud del Mediterraneo (dove non ci sono problemi di omologazioni) è capillare: un privato, un taxi-moto o un corriere locale possono comprare moto nuove spendendo meno di uno smartphone premium.

Un'invasione che non toccherà l'Italia
Perché stanno invadendo Est Europa, Turchia e Nordafrica?
Perché la somma di semplicità progettuale e costo di accesso ridicolo sono ideali per mercati in crescita e luoghi dove le regole sono molto lasche. Sono mezzi con dinamica di guida modesta, sì, ma hanno quello che serve e non si fanno intimorire dove l'asfalto finisce, grazie a una discreta luce a terra, ruote alte, meccanica tollerante e consumi irrisori.
Si rompono?
Più spesso si “stancano”, e comunque si rimettono in strada con poco, grazie a una filiera di cloni e ricambi compatibili che arriva in qualunque officina meccanica.
E in Italia?
Potete ben immaginare. Per circolare servono omologazioni specifiche europee, tutto quello che è montato sulla moto deve rispettare i parametri comunitari e ci sono - ovviamente - i limiti emissivi Euro 5+ per le nuove immatricolazioni dal 1° gennaio 2025.
I mezzi che entrano nei listini del Vecchio Continente devono superare prove su emissioni, rumorosità e durabilità ben più stringenti rispetto ad altri paesi. Le piccole 125 vendute a 400 dollari quindi non possono essere immatricolate: importarle come “merce” si può, metterle su strada no.
Così, mentre noi restiamo a guardare curiosamente da lontano, nei paesi attorno a noi queste piccole moto continuano a colmare vuoti enormi di mobilità quotidiana con mezzi piccoli e super economici che hanno, però, anche un certo fascino retrò... quello di un mondo più semplice e che badava solo al soddisfare le esigenze delle persone nel modo più efficiente ed economico possibile.

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