Il trattore cominciava ad andare forte davvero e c’erano molte aspettative per l’edizione successiva, quella del 1987, nella quale venne schierato l’australiano Rob Phillis. Era stata montata l’iniezione elettronica Motec, ma la moto fu costretta al ritiro da problemi tecnici. Eppure la vittoria appariva sempre più alla portata e nel 1988 la squadra si presentò con una moto dotata di un’iniezione meccanica sperimentale sviluppata da Cosworth; la potenza era salita a 120 CV a 10.500 giri/ min. e alla guida c’era Roger Marshall.
Il nome della gara era stato mutato in Pro Twins e questa volta non c’erano le Ducati ufficiali ma la concorrenza non mancava: Stefano Caracchi con una Ducati otto valvole, Paul Lewis che era passato al team Commonwealth e guidava una Honda spinta dal motre RS750, e poi Doug Brauneck, stella del campionato delle bicilindriche in sella a una Guzzi sperimentale, Jimmy Adamo con una Ducati del team Leoni, Dale Quarterley con una Ducati del team Ferracci e Chris Oldfield in sella a una Bimota DB1. Fuori dai giochi invece le temibili Harley-Davidson ufficiali: Gene Church si era rotto una mano nelle prove ad inizio settimana, Scott Parker sarebbe caduto durante la gara, Chris Carr era impegnato in una prova del campionato nazionale Short Track e Jay Springsteen non si era presentato a causa di problemi sulla sua Harley-Davidson con telaio Buell.
Fu una lotta furibonda. Caracchi era partito in prima posizione, poi era passato al comando Marshall e quindi era stato Lewis a prendere la testa, ma aveva spremuto troppo il suo motore e al settimo giro aveva grippato. Negli ultimi due giri ci furono scintille fra Caracchi e Marshall, entrati in contatto in diverse curve. A Daytona la strategia e il gioco delle scie sono fondamentali, e il bolognese si era messo in posizione perfetta per bruciare il britannico sul traguardo; invece si intraversò leggermente uscendo dalla chicane, e soprattutto il motore Quantel si rivelò un missile: "Volevo essere il primo all’uscita della chicane perché sapevo che la mia moto aveva il potenziale per vincere" spiegò poi Marshall motivando la sua strategia, diversa da quella che solitamente si usa a Daytona, "quindi ho tenuto giù la testa, ho lasciato correre la moto e ce l’ho fatta".
Vittoria!
Quella vittoria inseguita senza successo da una quindicina d’anni. E altre soddisfazioni sarebbero seguite nel campionato BEARS, con una vittoria a Spa Francorchamps, e nel campionato F1 britannico. Bob Graves aveva vinto la sua sfida personale, quella per cui aveva investito 100.000 sterline di allora. Un bel po’ di soldini, certo. Ma ci sono soddisfazioni che non hanno prezzo.
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