Le chiacchiere da bar: tra miti e leggende dei motociclisti

Le chiacchiere da bar: tra miti e leggende dei motociclisti

Sono elementi importanti per una comunità. Anche noi bikers abbiamo leggende che si perdono nel tempo, alcune completamente inventate, altre invece...

Redazione - @InMoto_it

21.10.2022 ( Aggiornata il 21.10.2022 18:53 )

Ogni comunità, ogni gruppo sociale vive anche di miti e leggende. Questi miti servono a rafforzare il senso di appartenenza, servono a definire il “noi”. Anche il motociclisti ne ha, è pieno di storie e racconti. Come tutte le leggende, alcune sono palesemente inventate, senza alcun fondamento, altre sono fatti reali che col tempo si sono arricchiti di elementi di colore, altri non lo sappiamo più, il confine non è più certo.

LO SPLATTER: "TESTA APERTA IN DUE..."

Alcuni sono un po' splatter. Ad esempio, a tutti noi è capitato almeno una volta di sentire qualcuno raccontare che un amico (più spesso un cugino) una volta ha assistito ad un incidente e quando ha tolto il casco al biker caduto la testa gli si è aperta in due. Questo mito compare anche in una famosa canzone di Elio e le Storie Tese, quindi non può che essere realmente accaduto. Chissà però com'era in origine. Probabilmente quando hanno sfilato il casco al motociclista malcapitato si sono ritrovati una cicatrice sulla fronte, tipo Harry Potter e da lì, da orecchio ad orecchio, la storia è diventata quella che conosciamo.

CAMPANA DA BIKER

Altro mito abbastanza famoso è quello della guardian bell, la piccola campana che specialmente gli Harleysti tengono appesa alla moto. Pare che il suo scopo sia tenere lontani gli spiriti malefici che creano problemi ai motociclisti e alle moto. La leggenda nasce in USA, al confine con il Messico. Il protagonista è un vecchio biker che sta trasportando doni per un orfanotrofio. Sulla sua strada incontra degli spiriti che lo fanno cadere. Il povero biker rimane bloccato sotto la moto e prova a difendersi come può. Ad un certo punto fra i giochi trova una campanella ed inizia a suonarla. Non distante da lì ci sono due biker e che vengono attratti dai rintocchi e intervengono per salvarlo. Il biker cerca allora di ricompensarli con del denaro, che i due ovviamente rifiutano. A quel punto prende due campane e le attacca alle moto dei due salvatori, dicendo che li proteggerà.

Questo mito prende a piene mani da altri racconti e da altre mitologie e il suo scopo credo sia solo di far vendere le piccole guardian bell che, vi ricordo, non si comprano ma si regalano. Non vale comprare una campanellina per la proprio moto, occorre che qualcuno ce la regali.

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SFIDE DA BAR

Ci sono però leggende che perdono dettagli e riferimenti temporali ma sembrano dannatamente verosimili. Ad esempio, dalle mie parti si racconta questa storia: qualche tempo fa, non è ben chiaro quando, un noto pilota di una squadra corse italiana, diciamo con sede nel bolognese, fu invitato ad un giro in moto in terra di Romagna. Era una mattina fra settimana, con tutti i campionati in pausa. Il nostro si ritrova in compagnia di alcune vecchie volpi del territorio che lo accompagnano al tempio del motociclismo locale, il passo del Muraglione. I motociclisti locali conoscono ogni centimetro di quel toboga e il loro scopo è di confrontarsi con il campione, di “misurargli la temperatura”, come si diceva in tempi non sospetti. La leggenda vuole che le vecchie volpi si siano subito scatenate ad un ritmo non proprio da codice, fra rettilinei, tornanti e curvoni. Pare che il nostro abbia raccolto la sfida, seppure inizialmente un po' sorpreso dalla follia di quello che stava vedendo. Ma un'altra leggenda dice che la prima gara di moto è stata corsa quando la seconda moto è stata prodotta. Correre e raccogliere sfide non è mai un problema. La leggenda si conclude rivelando che talento e propensione alla velocità abbiano comunque permesso al campione di arrivare al bar in cima davanti a tutti. Sempre secondo i racconti che ancora aleggiano sembra che, appena sfilato il casco, abbia commentato “a si tot di scarvaje” (siete tutti dei matti scapestrati) direttamente in dialetto romagnolo, lui che non era neppure italiano.

Questo è un racconto che ormai è leggenda e che si alimenta fra i tornanti dei nostri passi. Però, se passate da queste parti e mi offrite un caffè vi rivelo i nomi.

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