Ali da corsa: la storia della TZ750 del... Dottore!

Ali da corsa: la storia della TZ750 del... Dottore!

Siamo abituati a vedere appendici aerodinamiche sulle moto da competizione, ma quando Rodger Freeth ci provò nel 1977 era pura fantascienza. Questa è la storia di una moto fuori da ogni schema, così come il suo pilota

26.07.2022 09:10

Poche cose hanno fatto più discutere delle appendici aerodinamiche in MotoGP quando si parla di evoluzione tecnica e miglioramenti prestazionali. Ci siamo arrivati qualche anno fa con le prime sperimentazioni e siamo arrivati al 2022 con un'implementazione delle ali e delle superfici deportanti fin dall'origine del progetti a tavolino. Eppure lo studio e l'applicazione dell'aerodinamica nelle moto non è di certo un argomento recente, perchè fin da quando le prime Formula 1 hanno iniziato a montare gli alettoni (nel 1968, con la Lotus creata da Colin Chapman) si è pensato a come queste avrebbero performato nel motomondiale. Un primo e concreto tentativo lo abbiamo con la MV Agusta 500/4 del 1972.

Dalla mente geniale di un neozelandese

Uno degli esperimenti più arditi, però, fu di un certo Rodger Freeth, che negli anni '70 era un brillante studente e un appassionato pilota su quattro e due ruote, tanto da essersi guadagnato il nomignolo di "The Doctor" ben prima che Valentino Rossi lo scrivesse sotto l'elastico posteriore della sua tuta. Quel ragazzo neozelandese (che nel 1984 sarebbe diventato dottore in astrofisica) era ossessionato con la ricerca ingegneristica e l'innovazione tecnica, tanto da sviluppare per la sua TZ 750 da competizione del 1977 un aero-kit con alettone posteriore e doppia ala anteriore montata sul parafango

Questo accrocchio ripreso dall'aerodinamica delle monoposto, fu provato e riprovato prima del debutto in gara, che avvenne durante una tappa del campionato Marlborough Series che si svolgeva in Nuova zelanda. I problemi furono immediati: la commissione gara non voleva accettare questo tipo di modifiche perchè avrebbero creato un pericolo per il pilota in caso di caduta, essendo grandi e ingombranti, ma nonostante ciò la moto riuscì a correre quella gara sotto la pioggia son la sola ala anteriore montata.

Perchè non si sono più viste le ali fino a oggi?

Dell'effettiva efficienza del sistema non sappiamo nulla, perchè l'aero-kit fu bannato dalle competizioni a seguire e non fu più ripreso in mano da nessuna grossa casa costruttrice. In realtà un altro neozelandese visionario ha voluto sperimentare con l'aerodinamica proprio come il nostro Dr. Freeth. Si tratta di un certo John Britten, che prima di realizzare la sua famosissima V1000 si è cimentato nel progetto Aero-D (foto sotto), giocando con la deportanza e con l'aria per migliorare le prestazioni delle moto da competizione.

Del lavoro di Freeth e Britten ostacolato dalle regole sulla sicurezza se n'è parlato anche nel recente debutto delle alette sulle MotoGP, inizialmente ostacolate e regolamentate oltremodo proprio perchè potenzialmente pericolose in caso di caduta. Questo è il motivo principale per cui nei quasi 50 anni che separano la TZ 750 di Freeth dalle MotoGP odierne non si è visto nessun ulteriore esperimento aerodinamico. Rodger Freeth morì a 39 anni per i danni causati da un'incidente durante la prima giornata del Rally d'Australia 1993, nel ruolo di copilota. 

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