Veri e propri esperimenti, potentissimi, pesantissimi e anche costosi: ecco alcune delle due ruote spinte da propulsori automobilistici più celebri

La moto con motore auto: fascino "meticcio"

Non sono famosissime, anche perchè non si tratta di modelli di serie, quanto semmai di "sfizi" motoristici, realizzati più che altro per testare l'effetto finale. Tuttavia, le moto spinte da propulsori automobilistici non sono poche. E soprattutto, non sono di piccola potenza, né costano poco.<div style="page-break-after: always"> </div>
Una delle prime, e anche più celebri, risale alla metà degli anni '60. La Münch Mammut (dal nome del creatore, l'ingegnere tedesco Fredil Münch) era una moto spinta da più versioni di differente cilindrata del motore NSU Prinz, varie unità da 996cc fino anche a un "milleesei", che rendevano la moto sicuramente pesantissima (300 kg), ma anche velocissima (100 cv per 200 km/h di velocità massima, tanti per l'epoca) e rciercatissima dai collezionisti.

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Negli anni '70 in Italia gli appassionati e gli addetti ai lavori conobbero l'esperimento del giovane ingegnere padovano Ugo Grandis, ex membro Chrysler in Sudafrica. "Ugolino" ebbe un'idea che, se dal punto di vista dell'utente poteva forse avere un senso, dal lato pratico era quantomeno bizzarra.

Grandis pensò di poter inserire il 903 Fiat in dotazione alla mitica 127 su una moto, la cosiddetta Shifty (dall'inglese "to shift", "spostare"). L'automobilista usava l'auto in inverno, poi in estate, dopo aver comprato una Shifty senza propulsore, poteva comodamente inserire quello della sua 127, e viaggiare in moto. Furono comunque prodotti una settantina di esemplari, molti dei quali finiti in Spagna.<div style="page-break-after: always"> </div>
Poco prima della Shifty, in Francia, Jean Paul Bucher realizò la Tiger: telaio BMW e motore boxer Panhard da 851cc e 50 cv. Sempre in tema boxer, da ricordare l'esperimento, datato 1952, della Sunbeam, che montava un motore Porsche quattro cilindri.

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Ci hanno provato anche con il rotativo. Ad esempio, neglianni '70, il tecnico olandese Klusowski (recidivo, poiché aveva già provato a montare un motore Van Veen su una Moto Guzzi V7) inserì un rotativo Wankel della Mazda da 996cc su una moto con ciclistica Van Veen. Il risultato fu la OCR 1000, una moto bella da guardare, ma dal costo folle di 125.000 dollari.

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Agli anni Settanta risale anche l'esperimento, in Brasile, della Amazonas, una moto spinta dal boxer 1.6 quattro cilindri del Maggiolino. Fu l'unica moto di questo elenco ad aver avuto una commercializzazione e una diffusione importante, tanto che venne addirittura utilizzata dalla polizia brasiliana.

Quel propulsore Volkswagen venne anche utilizzato dal tuner Von Dutch, autore della Xavw: praticamente, una moto formata dal serbatoio di una Honda 450 con forcelle e telaio Moto Guzzi.

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Più recente, invece, la Tennessee Hoss Boss: il chopper americano monta nientemeno che il V8 Chevrolet da 5.700cc fino a 6.200 cc. Le prestazioni sono inevitabilmente mostruose: 500 cv. Anche se a risentirne è anche il peso: ben 500 kg.

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