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La classifica dei mezzi più pericolosi: la moto è messa male (purtroppo)

Michele Lallai
8 ott 2025 (Aggiornato alle 10:57)
"No, la moto non te la compro perchè è pericolosa!".
Quanti di noi si sono sentiti dire questa frase in adolescenza? Effettivamente, il tentativo di protezione dei nostri genitori non è basato sul nulla perchè la moto è - numeri alla mano - il mezzo di locomozione più pericoloso di tutti... e non di poco.
Uno studio dell’Università Northwestern ha stimato che guidare una motocicletta è 29 volte più pericoloso che guidare un’auto, a parità di distanza percorsa. Un motociclista che copre quindici miglia al giorno (lo studio è americano) per un anno intero ha una probabilità su 860 di morire in strada. Numeri che sono relativi al solo territorio degli Stati Uniti ma che con dovute proporzioni possiamo relazionare all'intero occidente per similitudini in fatto di cultura, qualità delle strade e densità del traffico di due ruote.
I numeri parlano chiaro
Le statistiche tracciano uno schema molto chiaro. Per ogni miliardo di miglia percorse, le motociclette registrano 212,57 morti. Le biciclette seguono, con 44,6. Il gap fra primo e secondo è enorme. Man mano che si aggiungono ruote e protezione attorno all'utente, il rischio cala drasticamente: 7,28 per le automobili, 3,17 per le navi, 0,43 per i treni, 0,24 per la metropolitana, 0,11 per gli autobus (curioso vedere che la metro è più pericolosa del bus). E infine gli aerei, che nonostante la paura di molti sono il mezzo più sicuro in assoluto, con appena 0,07 morti ogni miliardo di miglia percorse.
Nel solo 2022, più di 6mila motociclisti hanno perso la vita sulle strade americane: il quindici per cento di tutte le vittime di incidenti stradali, pur rappresentando appena il tre e mezzo per cento dei veicoli circolanti. In poche parole, la moto è il mezzo più inefficiente che si possa scegliere se l’obiettivo è la sicurezza.
(la grafica qui sotto è del magazine social The Gap)

La verità è che la moto non perdona
La moto ha una sicurezza attiva debolissima e una struttura che non assorbe gli impatti, ma trasferisce direttamente l'energia del colpo al pilota che così viene sbalzato via o peggio. Ciò che per un automobilista è un urto minore, per un motociclista può essere un serio rischio di morte. Poi c'è la questione "visibilità": la moto è piccola, agile, ma poco visibile sulla strada. Scompare negli specchietti (specialmente dei grossi SUV moderni) e si dissolve nell'angolo cieco di chi guida le auto. Basta un attimo di disattenzione e arriva il peggio.
E poi parliamo della naturale instabilità della motocicletta: due ruote offrono libertà ma chiedono equilibrio costante. Una buca, un po’ di ghiaia o una chiazza d’olio possono rompere l'equilibrio ciclistico e causare una caduta. Nei dati crudi delle statistiche, per ogni automobilista che muore in uno scontro, i motociclisti che fanno la stessa fine sono 70.
La moto resta un simbolo di libertà, forse il più viscerale, ma è una libertà che si deve conquistare ogni volta con la consapevolezza che il margine d’errore è sottilissimo. Il rischio è parte del fascino, ma non bisogna mai giocare troppo con il fuoco.

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