Gli autovelox italiani verranno davvero disattivati? Facciamo chiarezza

Gli autovelox italiani verranno davvero disattivati? Facciamo chiarezza
Li spengono o no? C'è ancora un sacco di confusione dietro alla diatriba che vede coinvolti il Ministero dei Trasporti e la Corte di Cassazione

19.08.2025 12:52

C’è una data cerchiata in rosso sul calendario: 18 ottobre 2025. Quel giorno, se non sarà trovata una soluzione, in Italia potrebbero spegnersi tutti gli autovelox. Una prospettiva che, a prima vista, potrebbe sembrare un sollievo per molti automobilisti e motociclisti, spesso in lotta con apparecchiature percepite più come “bancomat comunali” che strumenti di sicurezza. Ma la realtà, come sempre, la storia è più complessa. Vi aiutiamo a capirci qualcosa.

Un decreto che cambia le regole

Tutto nasce dal Decreto Infrastrutture (legge 105/2025), entrato in vigore lo scorso 20 luglio. Il provvedimento obbliga Comuni, Province e Regioni a censire ogni autovelox presente sul territorio, comunicando al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dati dettagliati: posizione esatta, modello, marca, certificazioni di omologazione e conformità. Un passaggio necessario, spiega il MIT, per fare chiarezza su un sistema che negli anni è cresciuto in modo disordinato, con dispositivi spesso installati senza criteri omogenei e, in diversi casi, senza le omologazioni corrette.

Il problema? Il decreto attuativo, che avrebbe dovuto fornire agli enti locali il modulo digitale per trasmettere i dati entro il 19 agosto, non è ancora arrivato, e senza quello nessun Comune può mettersi in regola. Il risultato è un paradosso: gli enti rischiano di non avere materialmente il tempo di adeguarsi, e così, per legge, dal 18 ottobre gli autovelox potrebbero essere disattivati.

Una storia che parte da lontano

Il caos non nasce oggi. Nell’aprile 2024 la Corte di Cassazione ha stabilito che le multe elevate con dispositivi approvati ma non omologati sono nulle. Da quel momento si è aperto un enorme contenzioso legale e molti tribunali hanno dato ragione ai ricorrenti. Il Decreto Infrastrutture prova a risolvere la questione con un censimento e una regolarizzazione totale. Ma i ritardi burocratici rischiano di trasformare l’operazione in un boomerang.

Secondo le stime, in Italia ci sono oltre 10.000 autovelox tra fissi e mobili. Di questi, quasi il 60% dei fissi e il 67% dei mobili non sarebbero omologati secondo le norme più recenti o sono precedenti al 2017, anno in cui il MIT ha introdotto norme specifiche sulle procedure di approvazione e verifica periodica dei dispositivi di rilevazione della velocità. Numeri che spiegano perché la questione non riguardi solo la legalità delle multe, ma anche la credibilità dell’intero sistema.

Il punto di vista di chi usa la strada

Per chi viaggia in moto e auto, il problema ha due facce. Da un lato c’è la percezione, molto diffusa, che gli autovelox non abbiano una funzione realmente preventiva, ma piuttosto quella di fare cassa. La trasparenza promessa dal MIT – con un censimento pubblico e verificabile – potrebbe finalmente ristabilire un rapporto di fiducia. Sapere che un autovelox è posizionato in un punto realmente pericoloso, omologato e certificato, darebbe più senso alle multe e più credibilità al sistema.

Dall’altro lato, la totale disattivazione dei dispositivi - che sono nati con l'intenzione di far rallentare i veicoli in punti rischiosi - aprirebbe scenari potenzialmente pericolosi. Chi percorre strade statali o provinciali in moto sa bene che i limiti di velocità spesso vengono ignorati, e togliere ogni forma di controllo significherebbe lasciare mano libera agli irresponsabili. Può sembrare un ragionamento moralista, ma è da considerare anche il bene che questi dispositivi riescono a portare sulla sicurezza.

Cosa succederà sulle strade

Il MIT parla di “operazione verità”, assicurando che il portale per il censimento sarà disponibile entro settembre, ma i tempi restano strettissimi. Nel frattempo, tra automobilisti e motociclisti cresce il dibattito: c’è chi vede nella sospensione degli autovelox un’occasione di libertà, e chi teme un ribaltamento della situazione che potrebbe mandare ancora più nel caos l'intero sistema.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Per chi utilizza la strada gli autovelox dovrebbero essere strumenti di sicurezza, non di pressione fiscale. Dispositivi tarati correttamente, segnalati in modo chiaro, posizionati nei punti davvero a rischio: questo, alla fine, è ciò che serve per tutelare chi viaggia, specialmente su due ruote. Se il censimento servirà a fare pulizia e a lasciare in funzione solo gli apparecchi regolari, allora l’operazione sarà positiva, sperando che dal Ministero non applichino fantasiose deroghe utili solo a rispondere alle esigenze di quei comuni che con i velox fanno solo cassa.

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