Dalla mezzanotte tra il 14 e 15 maggio è entrata in vigore la variazione delle accise, con un ritocco al rialzo per il diesel e un piccolo taglio per la benzina. Una misura che punta a riequilibrare il peso fiscale tra i due carburanti e a sostenere economicamente il trasporto pubblico.
Ma quanto incide davvero sulla spesa di chi si muove ogni giorno? E quali scenari apre nei prossimi anni?
Proviamo a fare chiarezza su numeri, obiettivi e prospettive.
L’adeguamento riguarda direttamente le accise, con una riduzione di 1,50 centesimi al litro per la benzina e un aumento della stessa entità per il diesel. I nuovi valori fiscali sono fissati a 71,34 cent/litro (prima 72,84) per la verde e 63,24 cent/litro (prima 61,74) per il gasolio. È una mossa pensata per ridurre passo dopo passo la differenza di tassazione tra i due carburanti, che finora ha sempre favorito il diesel.
Se nel breve periodo l’impatto può apparire modesto, è sul lungo termine che la manovra mostra i suoi contorni reali. Il riordino delle accise è infatti pensato per proseguire nei prossimi cinque anni, secondo una logica di progressiva armonizzazione. Ma nel frattempo i prezzi medi si assestano su 1,82 €/l per la benzina e 1,73 €/l per il diesel.
L’obiettivo è chiaro: convogliare le maggiori entrate nel Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, con l’intento di promuovere una mobilità collettiva più sostenibile.
Link copiato