Caro benzina: il prezzo per una passione passa dalle accise

Caro benzina: il prezzo per una passione passa dalle accise

L'invasione dell'Ucraina ha spinto in alto un rialzo dei prezzi di benzina e diesel che hanno superato i 2 euro al litro. Associazioni e consumatori chiedo almeno un abbassamento delle vituperate accise, ma la politica non risponde

09.03.2022 09:56

L'invasione russa in Ucraina continua, e l'economia globale altalena in modo pericoloso con aumenti di prezzo su tutte le materie prime ed energia. Fra i settori più colpiti dalla crisi internazionale c'è quello dei carburanti, che nelle ultime settimane sono schizzati in alto facendo registrare prezzi che non vedevamo dalla crisi energetica del 2012, e addirittura superandoli. Il mondo delle due ruote viene solo in parte penalizzato, data la sua natura principalmente ricreazionale. Ma fino a quando si è disposti a spendere per i giretti domenicali?
La parte più importante va vista comunque nella vita di tutti i giorni, poichèquesti rincari toccano veramente tutti e c'è chi si sta chiedendo a gran voce l'unico intervento che per ora può limitare questa ascesa: il taglio delle accise.

Accise, sempre loro

Le proteste sono iniziate qualche giorno fa da parte da diverse categorie professionali, gestori di distributori e semplici consumatori. Soprattutto il settore dei trasporti e i taxi stanno calcando la mano sull'intervento della politica a riguardo, perchè un balzo improvviso di 15 o 20 centesimi (nella prima settimana di marzo il rincaro è stato del 22% mediamente) è effettivamente difficile da sostenere. Si chiama a gran voce una diminuzione delle accise, ovvero le tasse "di scopo" introdotte per finanziare interventi statali d'emergenza in precisi periodi storici, ma mai tolte. 

Nello specifico parliamo del finanziamento della guerra in Etiopia degli anni '30, della tragedia della diga del Vajont del '63, l’alluvione di Firenze del '66, i terremoti di Friuli e Irpinia e una serie di altre misure di emergenza introdotte dopo gli anni '00 come rinnovo contratto ferrotranvieri, acquisto autobus ecologici, il terremoto dell'Aquila e il decreto "Salva Italia", tutte microtasse (ini totale sono 17) che influiscono per il 48% sul costo del singolo litro di benzina e 43,5% sul gasolio. A questo ovviamente dobbiamo aggiungere l'altra tassa canonica, l'IVA, che per assurdo viene applicata anche sulle stesse accise, facendoci pagare una tassa sulla tassa.

Ma si badi, il costo idustriale per litro in Italia è 51,8 centesimi al litro, mentre la media europea è di 52,1 centesimi di prezzo petrolifero su cui gravano 89,3 centesimi di tributi (fonte Sole24Ore, dati aggiornati a dicembre 2021). La benzina in Italia costerebbe meno che in molti Paesi europei, ma causa fisco costa mediamente di più.

Impossibile abolirle, ma non diminuirle

In sostanza, prendendo come standard del momento i 2 euro per la verde e 1.90 per il diesel, quello che paghiamo di accise è esattamente 96 centesimi, il che porterebbe il prezzo a 1,04 euro per la benzina e 1,08 per il gasolio. La politica per ora fa orecchie da mercante e nessuno in parlamento ha ancora preso in considerazione di rappresentare le categorie che stanno protestando.

L'intera abolizione delle accise è comunque un'utopia, ma basterebbe anche una parziale cancellazione, almeno di quelle più indietro nel tempo, per dare un minimo di respiro in questo periodo di rincari esagerati da tutti i fronti, senza sapere quando si fermeranno. 

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