Rewind, Aprilia Mana 850: rivoluzione automatica

Rewind, Aprilia Mana 850: rivoluzione automatica

Nel 2008 fu la prima con cambio automatico e un vano per il casco al posto del serbatoio. Purtroppo era in anticipo sui tempi, e solo ora ci accorgiamo di quanto innovativa era al periodo

27.05.2022 ( Aggiornata il 27.05.2022 11:07 )

Al primo test promette subito bene

La Mana, sin dal primo approccio, permette ad una vasta fetta d’utenza di instaurare un immediato feeling e quella
totale confidenza che invogliano ad avviare il motore e partire. Il merito spetta alla naturale e piacevole posizione di guida riconducibile alla sella bassa, ben sagomata e raccordata alla parte iniziale del finto serbatoio. Oltre all’ottimo inserimento, una volta a bordo dell’originale naked veneta il pilota può contare sulla corretta postura del busto, tale da permettere alle braccia di impugnare nel modo più naturale possibile le estremità del manubrio adeguatamente rialzato. La stessa confortante situazione interessa la dislocazione delle pedane, disposte in modo tale da favorire il buon controllo del mezzo senza costringere le ginocchia ad assumere angolazioni innaturali o affaticanti. C’è ampia libertà nei movimenti, la possibilità di spostarsi in sella quando, semmai abbandonando la città, si inizia a prendere un buon ritmo sui percorsi guidati e ricchi di curve.

Prima di prendere in considerazione il comportamento dinamico sui classici percorsi extraurbani, cerchiamo
di scoprire quali vantaggi possa offrire il particolare sistema di trasmissione automatico di cui è dotata la nostra protagonista. Forse è proprio nella guida in città che si può ottenere il massimo sotto il profilo dinamico in quanto scegliendo la funzione Touring o meglio ancora impostando quella Rain che si possono avere i risultati migliori. Infatti nella configurazione più tranquilla la fluidissima e diluita qualità dell’erogazione, con appena un filo di gas, la Mana si può muovere senza strappi o sussulti. A fare il resto ci pensa il sopraffino variatore, “discreto” e vellutato nei vari
passaggi di marcia, al punto che ci si può concentrare esclusivamente a dribblare i veicoli in sosta oppure a “slalomare” fra le auto in colonna.

Nei passaggi più angusti la Mana ci ha fatto scoprire una insospettabile maneggevolezza (tale addirittura da superare quella di certi maxiscooter) e, grazie al contenuto raggio di sterzata, buone doti di manovrabilità. Il nostro giudizio sulle doti dinamiche che caratterizzano la nuovissima naked veneta sostanzialmente non cambia abbandonando le vie del centro per passare sui percorsi a più ampio respiro, sulle stradine di montagna dove può essere opportuno inserire la modalità automatica Sport (semmai abbinata alla modalità sequenziale) e iniziare a... “giocare” con i pulsanti al manubrio. In questa configurazione non ci si mette tanto a familiarizzare con il sistema, riuscendo a prendere un buon ritmo da subito, ed è un vero piacere fiondarsi nelle curve o prendere atto della velocità con cui si possono eseguire i cambi di direzione.

Sul misto è una vera moto

Contrariamente alle aspettative la morbida taratura della forcella, ideale per assorbire eventuali sconnessioni dell’asfalto, non mette in crisi la ciclistica quando si inizia a spingere con l’acceleratore. Con ogni probabilità la perfetta intesa in abbinamento al lavoro svolto dal monoammortizzatore non innesca quelle oscillazioni e i marcati trasferimenti di carico che possono creare qualche fastidio in termini di stabilità. In questo primo approccio dinamico, più per pura curiosità che per reale necessità, abbiamo cercato un percorso veloce al fine di spremere il nuovo propulsore della Mana. Anche in questo caso non abbiamo riscontrato particolari incongruenze o comportamenti anomali da parte del sistema di trasmissione indipendentemente dal programma prescelto per il cambio, così come del tutto coerente si è rivelato il comportamento della ciclistica a parte una spiccata tendenza dell’avantreno ad affondare sotto l’energica spinta dell’impianto frenante anteriore.

Una situazione che non crea mai situazioni di pericolo ma che si può contrastare chiamando in causa l’efficacissima unità posteriore caratterizzata dalla notevole modulabilità anche se sollecitata duramente. A fare il resto, sempre in termini positivi, ci pensano i pneumatici di serie (Dunlop Qualifier, ereditati dalla Shiver) convincenti dal punto di vista della tenuta e della solidità in appoggio a qualsiasi inclinazione, mai messi in crisi dalla fantastica qualità dell’erogazione indipendentemente dalla scelta del programma di trasmissione adottato. A questo punto viene spontanea una riflessione: le innumerevoli regolazioni dell’elettronica possono soddisfare le più svariate tipologie di pilota. Personalmente ci siamo “trastullati” con il sequenziale ma, una volta inserita la modalità automatica sportiva, non abbiamo più sentito la reale necessità di impiegare i pulsanti al manubrio né tantomeno il classico comando a pedale.

Già questo può essere considerato un autentico successo per l’Aprilia che premia i tecnici di Noale per come hanno saputo imbastire un componente così delicato considerando la precisione negli innesti e la discreta rapidità di intervento nelle scalate. Difetti? Veramente non sapremmo quali critiche muovere a questo nuovissimo propulsore che mantiene tutto quanto promesso dal costruttore. Per puro dovere di cronaca e un po’ di sana pignoleria possiamo citare la non esaltante tonalità di scarico (forse questa è l’unica cosa che può avvicinare la Mana a uno scooter...) così come può creare qualche fastidio il precoce stacco della trasmissione, soprattutto in discesa nell’affrontare i lenti tornanti di montagna a gas chiuso, che manda praticamente in folle la ruota motrice. In questi frangenti la Mana schizza in avanti obbligando il conducente a intervenire sull’impianto frenante per non tamponare l’eventuale veicolo che precede. 

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