In occasione del test in sella alla Tuareg Rally, la nuova versione della enduro veneta, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Diego Arioli, Head of Product Marketing del Gruppo Piaggio, nella squadra che ha sviluppato l’ecosistema attorno al motore 660 e quindi anche il progetto Tuareg e Tuareg Rally.
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– Cominciamo dal nome. Perché, pescando dalla storia Aprilia, è stato scelto il nome Tuareg e non un altro vincolato all’esperienza dell’azienda nell’off-road, come ad esempio Pegaso, ETX o RVX?
"È partito tutto con la prima idea del motore 660, che ha da subito previsto una famiglia di moto. Tutte le persone che hanno partecipato al progetto sono state d’accordo nel creare delle moto che enfatizzassero l’indole sportiva ispirata al racing ma mantenendo un carattere non estremo. La scelta del nome Tuareg è arrivata un po’ per logica, perché è stata la serie che più ha rispecchiato le caratteristiche del prodotto che stavamo andando a creare, ovvero una enduro adatta all’utilizzo non estremo ma capace, con poche modifiche, di competere anche a livello internazionale. Pegaso l’abbiamo escluso per l’assenza di pedigree nelle gare, mentre RVX era interessante perché anche lei era una bicilindrica col tassello, ma nell’ottica generale era troppo racing per essere associata alla nuova on-off. La bontà della Tuareg 660 nei rally internazionali conferma che il nome scelto è stato azzeccato".
– Ecco, parliamo della Rally 660, perché l’offerta di una versione più estrema separerà l’utenza in chi preferirà quella standard e quella racing...
"Con la Tuareg 660 siamo partiti da una base già molto valida in fuoristrada, grazie alla lunga escursione delle sospensioni (240 mm, n.d.r.) e alla luce a terra fra le più alte della categoria, pur mantenendo un’altezza sella piuttosto contenuta. In questo caso le sospensioni hanno un K progressivo, quindi adatte all’uso stradale che privilegia il comfort e che mostrano qualche limite nell’uso estremo. Sulla Rally abbiamo quindi enfatizzato la sensibilità alla guida veloce con molle non progressive e spiccatamente enduristiche, che ovviamente tolgono comfort perché immediatamente più rigide, ma che danno una confidenza nell’uso estremo pari a quella di una moto specialistica. È chiaro per noi che questo è l’elemento principale che separerà gli utenti fra chi vuole una moto per fare, diciamo, un po’ tutto e chi invece vuole andare forte in off-road senza rinunciare alla possibilità di portarsi dietro il bagaglio. Basta guardare i cerchi specialistici della Rally con canale più stretto per fangaie e sabbia, o la cruna catena sul forcellone per evitare la caduta della stessa durante la guida estrema. È pensata per andare forte".
Aprilia Tuareg Rally: le foto della prova
La primissima cosa che salta all’occhio è sicuramente la colorazione rally replica delle moto ufficiali, un total black con dettagli grafici in bianco rosso e viola. Ma non è solo questa la novità della regina del deserto. Vediamole insieme
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– Riuscite a visualizzare il profilo ideale del cliente della Tuareg Rally 660?
"Certo, dai nostri studi e dal feedback che stiamo ricevendo dagli appassionati, possiamo dire che si tratta di un motociclista esperto e appassionato di fuoristrada tra i 30 e 45 anni che arriva da moto specialistiche. Chi sceglie questa e non la standard ha fatto enduro in passato e apprezza la tecnologia e la completezza del pacchetto. Per dire, Yamaha con la Ténéré attrae molto anche appassionati che si approcciano per la prima volta al fuoristrada, anche per via del prezzo, mentre con la Tuareg Rally il motociclista è già navigato e cerca qualcosa in più".
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– Dato che avete allargato la famiglia, in futuro Tuareg può sconfinare anche nelle cilindrate superiori?
"Al momento lo escludo, avere una moto on-off così sportiva di cilindrata superiore non è nel nostro interesse perché poi dovremmo andare a sacrificare peso e dimensioni, entrando troppo nel mondo delle crossover. Nel Gruppo Piaggio una moto così già c’è e si chiama Moto Guzzi Stelvio".
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