Cambio automatico in moto: è una richiesta del mercato o una tecnologia imposta?

Cambio automatico in moto: è una richiesta del mercato o una tecnologia imposta?
I motociclisti vogliono davvero il cambio automatico? La domanda è lecita e nel 2025, è la tecnologia più discussa

03.06.2025 ( Aggiornata il 03.06.2025 10:14 )

Se una volta si parlava di cambi robotizzati come una curiosità da salone o una scelta di nicchia per qualche maxi-tourer, oggi lo scenario è ben diverso: BMW, Yamaha e Honda hanno deciso di giocare sul serio la partita dell’automatico, ma attenzione: non parliamo di esperimenti isolati, parliamo di progetti che puntano a ridefinire il modo stesso di andare in moto.

La tedesca BMW ha da poco svelato il suo ASA (Automated Shift Assistant), un sistema di cambiata assistita elettroattuato montato di serie sulla nuova R 1300 GS Adventure e sulla nuova RT, optional per altri modelli boxer. La filosofia è chiara: si spinge a farla diventare la nuova normalità. Yamaha ha fatto qualcosa di molto simile con il sistema Y-AMT, installato di serie sulla Tracer 9 GT+ e disponibile anche su MT-09 e MT-07. Anche qui niente doppia scelta per i clienti della GT+: o lo prendi così, o niente. E Honda, che in questo campo è la veterana con il suo DCT (Dual Clutch Transmission), continua a espandere la tecnologia su un numero crescente di modelli, da scooter a maxienduro. 

BMW R 1300 RT: LE FOTO DELLA PROVA

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Tutta nuova, tecnologica come non mai e con una spiccata sportività finora sconosciuta al modello. La Gran Turismo boxer per eccellenza viene rivoluzionata per puntare ancora una volta alla leadership delle moto da viaggio

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È una visione calcolata?

La portata del cambiamento è tale che le Case hanno messo in moto lo stesso processo che negli ultimi anni ha rivoluzionato il mondo dell’automotive con l'elettrificazione: investimenti importanti, un lungo periodo di incubazione tecnologica, attesa del momento giusto per il lancio e – dettaglio non secondario – un apparato di marketing capillare per la promozione. Perché proporre una novità è un conto, farla diventare lo standard è tutt’altra sfida.

Questi sistemi non sono stati pensati per far contenti pochi curiosi: l’obiettivo, dichiarato o meno, è quello di conquistare il cuore del mercato. Il rischio è calcolato, ma esiste: quando si parla di qualcosa che cambia il gesto stesso della guida come l’uso della frizione e il controllo del cambio, l’azzardo è inevitabile. È una scommessa contro l’abitudine, contro il romanticismo meccanico di chi ama il click secco del pedale e giocare con le dita sulla leva.

Yamaha MT-09 Y-AMT: la gallery del test

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Abbiamo provato la tricilindrica Yamaha equipaggiata con l'inedito cambio automatico/manuale sulle strade incredibili nei dintorni di Barcellona

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Cambio automatico: Imposizione o richiesta?

Montare questi sistemi di serie può sembrare un’imposizione, e sotto certi aspetti lo è. Ma è anche vero che per far conoscere un’innovazione si passa anche da scelte forti, a rischio di attirare le critiche dei puristi. Ed è proprio quello che sta succedendo: i forum e le pagine social si riempiono di discussioni tra entusiasti e scettici, tra chi vede nel cambio automatico la fine della passione e chi, invece, intravede un’opportunità di evoluzione.

Alla fine, però, l’ultima parola spetta al mercato. È sempre stato così. Le aziende possono proporre, spingere, investire, ma se il motociclista non si fida – o peggio, non si diverte – la tecnologia resta in concessionaria. Lo abbiamo visto tante volte: progetti avveniristici, elettriche, soluzioni ibride, moto ipertecnologiche che non hanno mai trovato davvero casa nei box degli appassionati. E non è questione di pregiudizio, ma di equilibrio tra innovazione ed esperienza di guida appagante.

Yamaha Tracer9 GT+ Y-AMT: LE FOTO DELLA PROVA

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Tantissimi contenuti tecnici innovativi, una spiccata propensione al turismo e un carattere sportivo che, per fortuna, non viene snaturato dalla moltitudine di nuove chicche elettroniche. La Tracer più Tracer di sempre è servita

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La libertà di scegliere (e di non farlo)

Per questo, alla domanda iniziale – i motociclisti vogliono davvero il cambio automatico? – la risposta più onesta è: guardiamo i dati di vendita. Se a fine anno BMW avrà venduto davvero una R 1300 GS su due con ASA, se Yamaha confermerà la crescita della Tracer 9 GT+ con Y-AMT, se il DCT di Honda continuerà ad allargare il suo bacino d’utenza, allora vorrà dire che il motociclista, una volta provato il sistema, lo ha preferito. Magari con riluttanza iniziale, ma con convinzione alla lunga.

E in effetti, qualcosa si muove: BMW Italia dichiara che oltre il 60% degli ordini della R 1300 GS Adventure includono l'ASA, un dato che non si può ignorare. Ma siamo solo all’inizio, perchè il mercato delle moto è fatto di stagioni, di mode, di passioni che non sempre seguono la logica industriale.

Una cosa, però, resta certa: finché il motociclista potrà scegliere e potrà dire “questa tecnologia mi piace, la voglio” oppure “no grazie, preferisco la vecchia scuola”, allora il coltello dalla parte del manico ce l’avrà sempre lui. E questo, forse, è il segnale più sano che il mercato possa dare. Perché nessuna rivoluzione ha senso, se non parte da chi la deve vivere ogni giorno, con un casco in testa e il vento addosso. 

 

 

 

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