BMW R 1300 GS Adventure, cambio tradizionale o ASA? La sfida

BMW R 1300 GS Adventure, cambio tradizionale o ASA? La sfida
Abbiamo messo a confronto due GS Adventure, una equipaggiata con il quickshifter, l'altra con l'innovativo cambio robotizzato ASA. Ecco cosa abbiamo scoperto

Alessandro Codognesi e Diego D’Andrea

11.04.2025 15:01

Le impressioni di guida

Veniamo al piatto forte, ovvero le impressioni di guida. Partendo dall'ASA, la prima sensazione è di smarrimento, inutile negarlo. Non trovare la leva della frizione è un piccolo trauma, almeno la prima volta che lo provi. Una volta accesa, però, il sound graffiante del boxer ti ricorda che sì, sei in sella a una GS, non a uno scooter. La prima riflessione importante riguarda la gestione della frizione in partenza e nelle manovre a bassa velocità: è impressionante la dolcezza e la fluidità con la quale la moto parte e risponde alle millimetriche aperture del gas. Non c’è uno strappo o un sussulto, la moto non fa nessun balzo in avanti. Una dolcezza di risposta paragonabile a un sistema a variatore. Altri sistemi automatici sono decisamente più bruschi nel primissimo attacco del gas. Se quindi vi state chiedendo se sia la scelta giusta per chi utilizza la moto tutti i giorni nel traffico, la risposta è un netto sì. 

Smarcata la questione partenze e basse velocità, passiamo all’analisi delle due modalità di guida, automatica e manuale. In modalità automatica, ovviamente il tema principale è capire se sia in grado di garantire un’esperienza piacevole nonostante la mancanza della leva frizione. Ebbene, la risposta è sì... con qualche riserva. Funziona molto bene guidando rilassati. È in questi frangenti che la apprezzi, perché non hai la necessità che il sistema indovini esattamente la marcia che vorresti: quella curva l’avresti affrontata in seconda e non in terza? Guidando rilassati, in effetti, cambia poco. I cambi di marcia sono abbastanza fluidi (non sempre: in alcune situazioni, soprattutto a salire di rapporto, è come se ci fosse un minimo di ritardo che genera un leggero scompenso nell’assetto) e nell’80-90% dei casi viene inserita la marcia corretta.

Quali sono i casi in cui non ci azzecca?
Quando si vuole guidare “sul serio”. Perché quando ti arrivano in faccia una serie di curve da divorare, solo tu sai quando scalare, a che regime tenere il motore e quando invece inserire la marcia successiva. Sono cose su cui non ragioniamo, noi motociclisti, le sentiamo e basta. E questo, il “cervellone” della GS non riesce a replicarlo perfettamente, perché come detto è un sistema “cieco”, e per quanto possa intuire i nostri voleri, non può sapere se davanti a noi c’è una curva aperta, chiusa, in salita o in discesa. Fa del suo meglio, ma in effetti la guida di una moto, a differenza dell’auto, deve tener conto di molti più parametri.
Abbiamo rilevato solo queste, come situazioni più critiche, in un quadro che, va detto, è già decisamente maturo e completo. Anche perché a tutto ciò si può rimediare utilizzando la moto in modalità manuale. All’atto pratico è un quickshifter, con la sola differenza del feeling alla leva: essendo un interruttore non offre quella sensazione meccanica a cui siamo abituati. Quel “clack” che ci conferma inconsciamente che sì, la marcia è entrata. Ma a parte questo, tempi di cambiata e piacevolezza sono praticamente identici a quelli del classico quickshifter. Lo si capisce bene saltando da una all’altra moto. Solo che in questo caso, quando ti fermi non hai bisogno di tirare la frizione.

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