Diversi fattori hanno portato a una conclusione: gli anni a cavallo del millennio sono stati la "golden age" delle moto sportive, e vi spieghiamo perchè
Negli anni ‘90 e 2000, le moto sportive vivevano il loro periodo d’oro. Per gli appassionati delle due ruote, possedere una sportiva in quel periodo significava non solo avere tra le mani un mezzo performante e dal design aggressivo, ma anche far parte di una cultura fatta di emozioni forti, ispirata da gare leggendarie e icone del motociclismo.
Modelli iconici come la Yamaha R1, la Honda CBR900RR Fireblade, la Ducati 916 e la Suzuki GSX-R750 (giusto per citarne qualcuna) erano sogni possibili per molti, simboli di un’epoca in cui le superbike non erano solo strumenti da pista, ma veri e propri oggetti del desiderio per almeno tre generazioni.
Di fatto, le sportive dell'epoca sono entrate nel cuore dei baby boomer che hanno vissuto la gioventù a cavallo fra gli anni '70 e '80 e che si sono trovati con più di qualche soldo in tasca, ma anche quella dei giovani che si approcciavano al mondo delle due ruote e quella dei millennial, al tempo ragazzini, che non potevano far altro che sognare di guidarle in futuro. Forse è stato l'unico periodo storico nel quale le moto con i semimanubri sono riuscite ad affascinare un così ampio ventaglio di appassionati.
Uno dei fattori chiave che ha contribuito alla popolarità delle sportive in quegli anni è stato senza dubbio il successo dei campioni del Mondiale Superbike, una categoria in cui le moto derivate dalla serie dimostravano il loro valore in pista. Piloti come Carl Fogarty e Troy Bayliss sono diventati veri e propri eroi per gli appassionati, grazie alle loro imprese sulle Ducati ufficiali. Le vittorie in pista anche della 500 con Biaggi e Rossi hanno spinto le vendite delle moto stradali, alimentando la passione per le sportive e creando un forte legame tra il mondo delle corse e quello dei motociclisti comuni.
E poi le sportive degli anni ‘90 e 2000, si sa, avevano un ottimo equilibrio tra prestazioni e fruibilità su strada. A differenza delle attuali hypersport, pensate quasi esclusivamente per la pista, le moto di quel periodo offrivano una posizione di guida più umana e una ciclistica che permetteva di affrontare le strade di tutti i giorni con maggiore facilità.
Il rapporto peso/potenza era ancora gestibile, e l’elettronica non aveva ancora preso il sopravvento, lasciando tutto nelle mani del pilota. Il risultato era un’esperienza di guida pura, emozionante e senza filtri, qualcosa che molti motociclisti oggi rimpiangono.
Per fortuna questa nostalgia per le sportive "umane" di un tempo ha portato negli ultimi anni a una vera e propria rinascita del segmento delle moto sportive stradali. Case come Ducati, Aprilia e Yamaha hanno risposto alla domanda con modelli che cercano di riportare in auge lo spirito delle sportive anni ‘90, ma con tecnologie moderne e più fruibili su strada. Moto come la Ducati Panigale V2, l’Aprilia RS 660 e la Yamaha R7 rappresentano un ritorno a un concetto più equilibrato di sportiva, con prestazioni elevate ma senza gli eccessi delle hypersport da oltre 200 CV.
Il fascino delle moto sportive degli anni ‘90 e 2000 rimane vivido e si capisce anche dai prezzi che le Youngtimer stanno raggiungendo nell'usato. Sempre più appassionati cercano modelli d’epoca da restaurare o collezionare, mentre i giovani scoprono il piacere di guidare moto che, seppur datate, riescono ancora a regalare emozioni autentiche e "analogiche" che le due ruote contemporanee non hanno più.
Il ritorno delle sportive stradali moderne dimostra che il mercato ha capito questa esigenza e sta cercando di rispondere con modelli più accessibili, divertenti e vicini alla filosofia delle leggendarie moto del passato. Lunga vita agli anni '90!
Presentata alla fine del 1995 ed uscita poi sul mercato nel 1996, la media di Hamamatsu rese pan per focaccia alle proposte di Ducati (916) e Honda (CBR 900 R) e lo fece a modo suo. Nuovo il telaio, così come il motore, e nuova era la carenatura, con il caratteristico codone a ogiva. I dati dichiarati erano da record: peso di 179 kg per una potenza all'albero di 130 CV a 11.500 giri ei 80 Nm di coppia massima a 10.000 giri.
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