Cosa pensa la nostra moto quando resta chiusa in garage d'inverno

Quante volte siamo andati ad accarezzare la sella e la carena della nostra compagna di viaggio promettendogli di uscire appena sarebbero tornate le belle giornate... Ma cosa avrà pensato lei? 

Laura Cattaneo

12.05.2024 ( Aggiornata il 12.05.2024 10:01 )

Mesi chiusa dentro. A guardare fuori dalle finestre, dove è passato di tutto. Uccellini, cani, tantissimi cani, automobili, gente a piedi, tantissima addirittura di corsa. Le macchine per pulire le strade, gli autobus, persino i monopattini elettrici. E io a guardare fuori tutta quella vita di corsa che prende aria, che esplora, che cammina, che corre.

La vita mi scorre davanti, e io resto chiusa qui dentro, giorno dopo giorno, a credere che sia per il mio bene, che questo è quello mi hai detto. Mi hai detto che l’inverno è freddo, che io non sono pronta, che non ho la copertura giusta, lo spirito giusto, il tempo, il sole e, quindi, per me non è certamente un bene uscire, che magari mi prendo un raffreddore o una tosse, e per una domenica all’aria aperta poi la pago per chissà quanti giorni.

Quando siamo su di giri, il freddo ci fa un baffo!

Ok, io lo so che tutte queste cose le dici per il mio bene, ma vorrei svelarti un segreto: noi motociclette non è che non siamo capaci di stare al freddo, anzi. Alcune di noi al freddo danno il loro meglio. Ne conosco alcune che hanno superato alla grande la prova dell’Elefantentreffen, e anche più di una volta. Altre che ogni inverno degno di questo nome si fanno i passi svizzeri sotto la neve e senza un lamento. Ne ho conosciute alcune che non hanno mai passato una notte al coperto, e altre che sono scampate agli uragani e persino ai tifoni.
Insomma, noi moto, in genere, abbiamo una pellaccia spessa così, e una carena forte così, le spalle larghe e le marmitte che ci scaldano, e quando siamo su di giri, il freddo ci fa un baffo.
Siamo forti, anzi fortissime, e chi ci ha messe al mondo non l’ha mica fatto per tenerci dietro una finestra.

Però tu è tutto l’inverno che vieni qui, mi fai qualche carezza, mi dici che fa ancora troppo freddo, ma mi assicuri che c’è già un appuntamento con il meccanico che certamente mi rimetterà in forma per quando dovrò uscire, perché dopo tutti questi mesi ferma è ovvio che ci sarà bisogno del meccanico per rimettermi in forma. Mi hai detto di avere pazienza, che l’inverno sembra lungo ma in realtà passa in fretta, e che di solito il tempo è brutto ma quando arriva la primavera tutto diventa meraviglioso, le giornate si allungano e il sole splende praticamente sempre.
Io ti ascolto dirmi queste cose, e mi fai una grande tenerezza, perché mi parli come se non avessi memoria, come se le mie ruote e le mie manopole e le mie valvole fossero nate stamattina. Come se io e te non stessimo insieme da anni, come se non ti conoscessi.

Io ti conosco meglio di chiunque altro, carissimo amico mio!

E invece, carissimo amico mio, io ti conosco meglio di chiunque altro. Meglio della tua mamma, della tua donna, del tuo migliore amico, del tuo gatto che viene a ronfare sulla mia sella. E lo so bene che odi il freddo, che odi coprirti troppo per andare a fare un giro. Che dai la colpa alla mia meccanica, all’inverno, alla neve e al meccanico. Mentre invece è tutta colpa delle tue tonsille fragili, di tua madre che non ti metteva la canottiera e di chissà cos’altro.

Ma io ti voglio bene, amico mio, e allora aspetto. La primavera è arrivata, il meccanico mi ha messo a posto, le giornate sono più lunghe e io sono pronta.

E piove...

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