Perché Yamaha abbraccia la filosofia del "lato oscuro"

Perché Yamaha abbraccia la filosofia del "lato oscuro"

Con la serie MT, il Marchio dei tre diapason si è aperto ad un nuovo modo di intendere la moto, “sporcando” l’immagine pulita della tecnologia giapponese

02.04.2024 ( Aggiornata il 02.04.2024 10:05 )

Perché Yamaha abbraccia la filosofia del "lato oscuro"

Perché tutto questo? Come può una semplice filosofia motociclistica applicata ad un modello cambiare così tanto la percezione di un intero brand? In Yamaha hanno avuto l’idea di rivoluzionare il modo di proporre un prodotto giapponese in Europa, ribaltando l’immagine che le aziende del Sol Levante hanno sempre proposto nel Vecchio Continente. Chi ha realizzato la MT-09 e chi ne ha curato il design, ha preso ispirazione da opere cinematografiche e di animazione (non solo giapponesi) che mostrano uno spiccato lato dark e che sono diventate cult in Europa, questo perché l’intera serie MT è stata pensata apposta per il mercato occidentale. Ogni versione e restyling della serie MT è riconducibile a delle ispirazioni più o meno palesi: la primissima serie MT-09 ha proposto un look robotico con carrozzeria ridotta al minimo e una parte strutturale molto esposta, a ricordare gli esoscheletri di molte opere sia giapponesi che americane (Evangelion? Terminator?), mentre la seconda serie aveva una “faccia” robotica che poteva chiaramente riportare alla mente Megatron dei Transformers. Allo stesso modo la MT-10 che ricorda “Numero 5” del film Corto Circuito, ma anche Chappie, il robot protagonista dell’omonimo film del 2015 di Neill Blomkamp. In seguito, l’estetica della penultima versione di MT-09 e 07 è stata chiaramente ispirata dai robot “Eva” della serie animata giapponese Neon Genesis Evangelion, fino all’ultima interpretazione che ab- braccia un po’ di più l’universo Marvel con un fanale che ricorda il casco di Iron Man.

Tenebre e scene frenetiche 

Ad accompagnare queste scelte stilistiche, nel primo video promozionale del 2013 vengono accolte le tenebre e i paesaggi cittadini ricchi di neon che squarciano il buio. Le strade delle città giapponesi, che di notte si trasformano in un labirinto oscuro, sono il parco giochi delle MT che – in maniera del tutto controintuitiva per un prodotto che viene mostrato per la prima volta – non si lasciano apprezzare nei dettagli ma si mostrano come ombre scure che sgommano, impennano, distruggono la quiete della notte con il sound del motore CP3.

Tra una ripresa della moto e l’altra, scene frenetiche; a volte disturbanti, con inquietanti maschere tradizionali giapponesi che si mischiano alle persone nel buio delle strade affollate, o mani e braccia in closeup che vengono avvolte da un liquido scuro. La mu- sica che accompagna il video è opera originale dell’artista Cryptic Monkey per questa campagna. Il messaggio è chiaro e diretto, benché nascosto abilmente sotto una raffinata trama artistica. Chi è nato fra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso non può che rivedere in questi pochi secondi di girato i motivi che hanno reso il Giappone così affascinante agli occhi di tutti coloro che hanno amato le prime console e mosso i primi passi su internet col- legandosi alla rete con i modem 56k. Palazzi alti, strade enormi e deserte, luci accecanti provenienti dai neon ma colori desaturati a rimarcare una nota di mistero e inquietudine, sono le atmosfere che abbiamo conosciuto con Blade Runner, il capolavoro cinematografico di Ridley Scott del 1982, che per la prima volta ha portato gli spettatori in un futuro dark e distopico. Per citare un’opera giapponese, invece, le luci della notte e la cementificazione tecnologica delle città di Ghost in the Shell (lungometraggio animato del 1995) richiamano lo stesso identico mood. Come non citare poi Tron, ritrovabile sia nella musica che ricorda molto la colonna sonora del film Tron Legacy, curata dai Daft Punk, che nelle serie successive di spot che hanno visto i motociclisti interamente vesti- ti di nero e led luminosi a definirne i contorni. È per tutti questi motivi che il matrimonio fra l’immagine data al prodotto e il prodotto in sé è stato così azzeccato, tanto da far capire all’utente finale esattamente quello che c’era da capire tramite il richiamo a riferimenti della cultura (e della controcultura) giapponese che hanno un fasci- no speciale qui in Europa.

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