Guida sicura: i consigli dei tester di In Moto (parte 1)

Guida sicura: i consigli dei tester di In Moto (parte 1)

Sette giornalisti-tester rispondono alla più classica delle domande: quali sono i punti fermi più importanti per una guida sicura della moto? In questa prima puntata Toumaniantz, Toscani, Padovani, Codognesi

29.08.2023 11:16

Costruire la sicurezza in moto. È il titolo di un articolo recentemente pubblicato, che rende l’idea di come la guida sicura sia un obiettivo raggiungibile con un processo lungo, che coinvolge molti aspetti; dalle capacità di guida alle cognizioni teoriche, fino all’attitudine all’interpretazione del ‘sistema strada’, nel quale ci muoviamo.

In redazione ci sono persone che guidano moto in prova tutti i giorni, ci sono piloti ed ex piloti; e quattro fra noi fanno o hanno fatto corsi di guida. L’idea è stata allora che ognuno si occupasse di un punto che ritiene importante per la sicurezza di guida.

Abbiamo risposto in sette, con sfumature diverse, perché in mente abbiamo priorità differenti. Ne è uscito un quadro variegato, che ci auguriamo tornerà utile a chi legge, con diversi spunti sui quali ragionare, e dai quali trarre la propria personale sintesi. Inutile dire che vuol essere solo un punto di partenza. E sarà interessante portare avanti il discorso con eventuali vostri interventi.

Iniziamo con Andrea Toumaniantz, tester, pilota, istruttore di guida.

Andrea Toumaniantz: come lucertole nella giungla

"È quasi palese ricordare che, tra il parco mezzi circolanti su strada, la moto è una delle pedine più deboli. Oltretutto è pure piccola, quindi più difficile da vedere, e capace di rapide accelerazioni e spostamenti laterali rispetto agli altri occupanti della strada.

Proprio per questo, chiunque guidi una moto dovrebbe sempre avere stampato in mente questo concetto, mantenendo il giusto atteggiamento nei confronti di tutto l’ambiente ostile che gli sta intorno. Basta immaginare di essere una lucertola che circola nella jungla, cercando di evitare qualunque guaio, perché in ogni confronto, quasi sicuramente avrebbe la peggio.

Questo per dire di non aspettarsi mai che gli altri rispettino le regole, perché chi è chiuso dentro un abitacolo, magari intento ad ascoltare musica, o peggio, a consultare lo smartphone, ha una cattiva percezione di ciò che accade intorno. Siamo noi a dover calcolare ogni potenziale pericolo, per starne il più possibile alla larga. Regole d’oro sono il saper attendere qualche secondo in più, per assicurarsi che chi ci precede o segue, ci abbia visti o abbia capito cosa stiamo per fare. Se iniziamo un sorpasso e chi ci precede mette improvvisamente la freccia a sinistra, oppure se arriviamo a un incrocio e qualcuno non rispetta lo stop, chiediamoci sempre chi ha commesso l’errore: l’altra persona alla guida, oppure noi che siamo arrivati troppo veloci o abbiamo fatto una manovra avventata? Per come la vedo io, ogni rischio che prendo su strada, ogni jolly giocato, è sempre colpa mia, perché avrei dovuto calcolare il pericolo, avrei dovuto capire cosa stava accadendo, magari rallentando un attimo per riuscire ad elaborare la situazione.

Segui questa regola e viaggerai molto più in sicurezza, parola di lucertola…"

 

William Toscani: Fatevi aiutare dagli esperti

Ma come si comincia? Oggi è pieno di scuole guida, ma una volta si faceva da soli. Ci si accodava a un moto club. E secondo William Toscani, che fa il giornalista di moto da molto, che ha guidato moto di ogni tipo e fatto diversi corsi di guida come giornalista, questo è ancora il punto di partenza più immediato.

"L’abbiamo tanto sognata, e ora che siamo in sella scopriamo che… beh… forse non è così facile. E ora?

L’ideale sarebbe iscriversi a una scuola di guida sicura e - badate bene - riconosciuta. Un buon supporto per chi ancora non ha ben capito come funzionano le basilari tecniche per godersi la moto.

Se però il nostro budget si è esaurito, un buon modo per iniziare è quello di spulciare i gruppi sui social per partecipare a qualche giro con loro.

In genere le varie “uscite” organizzate presentano una varietà di motociclisti e di esperienze. Il giusto sarebbe accodarsi magari a qualcuno poco più veloce di noi, capace oltre che corretto nella guida, e cercare di seguirne le traiettorie, scambiando magari qualche parola alla fine del giro.

Questo forse non aiuterà a essere davvero consapevoli, fin da subito, su quello che bisogna fare in sella; ma sarà un modo per avere i primi riferimenti, aiutare a prendere dimestichezza con quelle linee da seguire su strada a una velocità giusta per noi.

Poi il tempo aiuterà a fare sempre meglio e il nostro riferimento potrà cambiare, in base alla velocità acquisita.

Se poi volessimo imparare a conoscere meglio le tecniche di guida della moto, e imparare da eventuali errori, e viaggiare ancora più sicuri… si potrà ripartire con i sacrifici, per mettere da parte un piccolo gruzzolo per una giornata in sella con degli istruttori. Male non fa".

 

Andrea Padovani: serve formazione

Andrea Padovani nella vita è stato tester, pilota, istruttore. Guida sia in pista che in fuoristrada. Oggi dirige In Moto, e il suo è quasi un discorso sul metodo.

"Uno dei concetti chiave su cui non si ragiona mai abbastanza, è che la motocicletta è prima di tutto uno strumento, e in quanto tale occorre imparare a maneggiarlo. Serve capirne il funzionamento e le potenzialità, bisogna fare pratica (possibilmente corretta). L'automobile, per parlare del parente più prossimo, richiede molte competenze in meno nella guida di tutti i giorni. L'autista è elemento passivo seduto in un sicuro abitacolo. Al contrario, il motociclista è parte integrante del veicolo, con i suoi movimenti ne influenza la dinamica, ogni intervento sui comandi (manubrio e pedane compresi) si ripercuote sull'assetto e sulla traiettoria impostata.

Già questo basterebbe per comprendere l'importanza di fare un corso di guida, di lavorare sui fondamentali (come in qualsiasi sport), di acquisire i corretti automatismi. Già, perché è su questi che si basa la guida: insegnare al proprio corpo ad agire (correttamente) in modo  automatico, svincolando le azioni da un freddo ragionamento. Quando si affronta una curva, una correzione di traiettoria, una manovra di emergenza, non abbiamo il tempo di chiederci “cosa devo fare ora?”. La situazione impone di agire in tempi brevissimi e solo l'automatismo di una azione che abbiamo interiorizzato, fatto nostra in decine e decine di ripetizioni, può garantire un risultato positivo.

È la classica condizione che vivono i piloti in pista: le manovre vengono ripetute sempre identiche, il corpo si abitua a frenare sempre nello stesso punto, le ruote percorrono sempre la stessa linea, si usano sempre le stesse marce. E il pilota, mentre viaggia sul filo dei 200 km/h, ragiona... sulla strategia, sul sorpasso, sull'usura delle gomme. Una sorta di sospensione dalla realtà che permette di passare a uno stato di coscienza superiore. Di estasi. Quella che ci coglie quando guidiamo leggeri su un passo di montagna. Che ci fa esaltare in uno stato di quiete, di tranquillità. Ecco, la ricompensa per aver lavorato bene sui fondamentali è proprio questa".

 

Alessandro Codognesi: rimanete morbidi e fluidi!

Tester velocissimo, occasionalmente pilota, istruttore di guida sportiva in pista e di guida sicura su strada. Alessandro sceglie due consigli basilari che fanno parte del bagaglio di ogni buon motociclista.

"Per guidare bene si deve essere rilassati. Vedo troppe persone rigide in sella. Meglio lasciar flettere un po’ la schiena, con una postura morbida, e flettere un po’ le braccia. Ne guadagnerà la fluidità di guida. Invece vedo soprattutto le donne, molto rigide con la schiena, mentre gli uomini tendono ad applicare forza con le braccia. Ma se guidi la moto con la forza, finisce inevitabilmente per vincere lei.

Il secondo punto basilare è la ricerca della fluidità di guida. Non aggressività. Per questo, può sembrare poco intuitivo, ma è fondamentale guidare con una o due dita sulle leve. Soprattutto la leva del freno anteriore. Perché diversamente, in caso di panic stop, si finisce per esercitare sul freno anteriore un’azione violenta e incontrollata. Cosa che può portare anche alla perdita d’aderenza improvvisa del pneumatico anteriore, con chiusura dello sterzo. E caduta.

Se invece si impara a guidare con le due dita sul freno, si è più pronti a frenare, e questo si traduce in una superiore tranquillità di chi guida, in una minore impulsività e aggressività sul comando.

Senza contare che senza tenere le dita pronte sulla leva del freno, in caso di frenata improvvisa bisogna chiudere il gas e sistemare le dita sulle leve, prima di iniziare a frenare. E questo porta via tempo prezioso. Mezzo secondo, se va bene. E in mezzo secondo a 100 km/h si percorrono 13 metri".

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