La cultura della moto al tempo dei social

La cultura della moto al tempo dei social

Come siamo cambiati noi motociclisti nell’epoca dei social network? Come siamo diventati? E come sono cambiate le nostre abitudini. Forse non ce ne rendiamo conto, ma Internet e i social ci hanno cambiato profondamente

21.08.2023 10:09

Con un amico collaudatore, tempo fa si discuteva del fatto che nelle community di motociclisti spesso vengono diffuse convinzioni errate sulle tecniche di guida. E chi lo fa di solito si mostra estremamente sicuro di ciò che dice.

Non passano neanche 24 ore e lo stesso amico mi manda gli screenshot di una sua discussione su Facebook, con un motociclista che riteneva il freno posteriore della propria moto sottodimensionato. A giustificazione dell’affermazione, il motociclista citava il fatto che scendendo da un passo di montagna molto impegnativo, a metà della discesa il freno aveva smesso di funzionare per surriscaldamento.

Al mio amico non è servito molto per capire che quel motociclista usava solo il freno dietro. Come fanno in tanti, troppi.

Così il mio amico gli ha scritto, senza dichiarare la propria professione (ha vincoli di segretezza), chiedendogli se per caso potesse essere questa la spiegazione. I toni si sono irrigiditi subito, fino alla chiusa finale: “non mi servono insegnamenti, so per certo che anche nelle competizioni i piloti fanno così”. E chissà da dove arriva questa informazione, errata.

La rivoluzione social

C’era una volta un’epoca nella quale se volevi leggere qualcosa per farti un’idea su una moto o su come si guida, andavi per forza a cercare i giornali e le riviste. Se volevi confrontarti con altre persone in relazione a un determinato argomento, meccanico o di guida che fosse, ti avvicinavi ai gruppi di motociclisti. Dove c’erano i vecchi esperti che raccontavano un sapere. E quel sapere, costruito sull’esperienza di più persone e tramandato con passione, era un grande valore, che ha fatto crescere tutti i vecchi motociclisti.

I social, e Internet in generale, hanno aperto un mondo di opportunità in più. Per leggere di moto l’offerta della rete è sterminata. E con i traduttori automatici sono alla nostra portata anche tutti i siti stranieri. Per dialogare con altri motociclisti, magari anche con piloti o giornalisti, le possibilità sono infinite: se scrivi a qualcuno, capita che ti risponda. E se si vuole vedere un video, un tutorial o qualunque altra cosa, c’è Youtube. Insomma, si può parlare con chiunque, si può trovare (quasi) qualunque cosa. E se si ha qualcosa da dire, si può pure parlare agli altri.

Ecco, appunto: chi sono quelli che parlano?

Quando i follower fanno anche attendibilità

Una premessa è importante: le stupidaggini le scrivono anche i giornalisti; compreso ovviamente il sottoscritto. Le cose sbagliate le dicono anche quelli accreditati. Non c’è dubbio. Ma un sistema nel quale la parola del signor Pinco Pallo, che nessuno conosce, vale quanto la parola di una persona che prima di parlare ha superato la valutazione di chi ha scelto di pagarlo perché facesse quel mestiere, probabilmente ha un bug.

Ultimamente sto passando molto tempo sui social. Perché esprimono una cultura che si deve conoscere per vivere e lavorare in questo ambiente. Li considero una miniera di idee, ma anche di informazioni utili. Però, mi chiedo, possibile che su Facebook si trovino persone più brave a decidere quale sia la pressione giusta di un pneumatico rispetto agli ingegneri e ai collaudatori della casa che produce il pneumatico e della casa motociclistica che ha scelto di adottarlo? Non vi sembra poco credibile?

Internet e i social sono un’opportunità eccezionale, però forse siamo arrivati al punto che tutti noi dobbiamo fare più attenzione a valutare chi ci parla. Dobbiamo capire quanto il nostro interlocutore sia preparato. E dobbiamo attingere a più fonti. Considerando che gli algoritmi dei social e dei motori di ricerca non aiutano.

Perché chi scrive un messaggio corretto ma generico, avrà sempre meno visibilità di chi cerca l’acchiappaclick. E siccome Google premia chi ha più visibilità e contatti, il risultato è che chi riesce a conquistarsi una buona base di contatti, follower o visibilità, finisce per uscire prima nelle pagine del motore di ricerca. Insomma, i follower fanno anche l’attendibilità.

Ed ecco che a fianco di motociclisti bravi e preparati che raccontano cose giuste, emergono profili di persone convinte di sapere, che in realtà dispensano consigli errati. Sono in tanti e “operano” in tutti i campi. Ovviamente non solo in quello motociclistico.

Il risultato è che il lettore meno navigato, quello che cerca informazioni, deve faticare non poco per selezionare fonti attendibili.

Cercate verifiche!

Come si esce da questa situazione? Il mondo è cambiato, e non c’è spazio per la nostalgia. L’unica per chi scrive è cercare di essere il più possibile attenti a ciò che si pubblica, verificando sempre preventivamente ciò che si vuole scrivere. L’autorevolezza la si conquista sul campo nel tempo. Ma voi che siete dall’altra parte e leggete, valutate bene chi è che vi sta parlando, verificate anche su altri siti ciò che vi viene raccontato. E fate selezione.

Il grosso rischio di un sistema nel quale tutti parlano, è che si tramuti in un sistema nel quale “nessuno parla”. Una Torre di Babele piuttosto che un utilissimo strumento di arricchimento e crescita per tutti noi.

E ora una domanda: voi cosa ne pensate?

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