Assicurazioni, perché Ancma e FMI si oppongono al risarcimento diretto

Assicurazioni, perché Ancma e FMI si oppongono al risarcimento diretto

Chiedono con forza di mantenere per le compagnie assicuratrici straniere la possibilità di non aderire al risarcimento diretto, cosa che consente loro di proporre tariffe inferiori alle compagnie italiane anche dell’84%

25.02.2022 10:12

Confindustria Ancma e Federazione Motociclistica Italiana (FMI) sono state audite in Senato nei giorni scorsi e stanno chiedendo con forza la modifica del DDL Concorrenza, il cui articolo 27 obbligherebbe le compagnie assicuratrici con sede legale al di fuori dell’Italia ad aderire al risarcimento diretto (Convenzione CARD), al pari delle assicurazioni con sede in Italia.

Il motivo è che non aderendo al risarcimento diretto, le compagnie straniere (sembra siano due in tutto) riescono a proporre premi sensibilmente più bassi della concorrenza. È così che in poco tempo si sono prese una quota consistente del parco motociclistico italiano, il 40% secondo la FMI. Ovvio che costruttori e motociclisti vedano negativamente la cancellazione di questa opzione. Perché comporterebbe un sensibile aumento dei premi assicurativi, addirittura dell’84% secondo l’Ancma. Però c’è qualcosa che non va lo stesso.

Perché penalizzare le assicurazioni straniere

Due i motivi alla base dell’azione del Governo. La prima motivazione è la necessità di non alterare il sistema della concorrenza. Non aderire al risarcimento diretto nel settore motociclistico significa avere costi di gestione dei sinistri sensibilmente inferiori. Cosa che consente di ridurre fortemente i premi; ma che costituisce una concorrenza sostanzialmente sleale nei confronti di tutte le altre compagnie, costrette ad applicare il risarcimento diretto.

Il secondo motivo, non meno importante, è nel fatto che chi ha scelto una polizza senza risarcimento diretto, nel caso in cui venga coinvolto in un incidente causato da un altro guidatore sa e ha accettato che si dovrà rivolgere alla compagnia della controparte per essere risarcito. Ma questo succede anche al guidatore che ha scelto e pagato una polizza con risarcimento diretto, se viene coinvolto in un incidente da chi invece ne ha una senza. Insomma, io che mi pago la mia polizza completa non posso goderne, perché tu che mi vieni addosso hai scelto di risparmiare, assicurandoti con una compagnia che non aderisce al risarcimento diretto. Ecco, forse se vi trovaste in questa situazione potreste essere un po’ arrabbiati. O no?

Pro e contro del risarcimento diretto

Il risarcimento diretto è stato un grosso passo avanti del settore assicurativo. In primo luogo ha permesso al danneggiato di dialogare direttamente con la propria compagnia, quella scelta da lui, magari con il suo agente di fiducia. Meglio che rivolgersi all’assicurazione della controparte.

Poi con il risarcimento diretto sono arrivati tempi di liquidazione rapidi, perché imposti per legge. E anche questo è stato sicuramente un fatto positivo.

Il fatto negativo è che questo nuovo ordinamento assicurativo penalizza noi motociclisti. Al punto che molte compagnie non ci vogliono, e aumentano le tariffe moto appositamente per scoraggiarci.

Il problema è nel meccanismo con il quale le compagnie si rimborsano i risarcimenti erogati ai loro assicurati: il sistema dei forfait.

Piuttosto che fare i conti per ogni singolo sinistro, le società assicuratrici si rimborsano una quota fissa, un forfait per ogni sinistro pagato a un loro assicurato. Peccato che per i motociclisti, che in molti casi d’incidente riportano danni fisici, il totale del risarcimento spesso superi di gran lunga il forfait previsto.

In questo modo si ha il paradossale risultato che io che vengo investito incolpevolmente da un automobilista, per la mia compagnia rappresento un costo, piuttosto che un guadagno!

A vederla tutta, il sistema dei forfait offre il fianco anche all’altra critica ben più forte: aver fatto lievitare le piccole truffe. Pure in questo caso, il motivo è facile da comprendere. Se una compagnia percepisce per un incidente un forfait di una determinata cifra (per le moto siamo sempre sopra i 3mila euro) e un suo assicurato per un sinistro chiede una cifra inferiore di risarcimento, per la compagnia quell’incidente rappresenta un guadagno. Quindi, quale interesse avrà a indagare se quel sinistro è reale e se il risarcimento richiesto è congruo? Nessuno, anche se l’Ivass (l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) anni fa ha tentato di correggere questa anomalia stabilendo dei benchmark, dei rendimenti delle gestioni assicurative che le compagnie debbono rispettare.

Messa così appare chiaro che il problema non è il risarcimento diretto, ma il sistema dei forfait! Basterebbe insomma tornare al vecchio rimborso totale fra compagnie dei risarcimenti erogati per rimettere tutto in ordine.

Perché questo non si fa? Mistero. Di sicuro sappiamo che l’Ivass ha pronta una proposta di riforma dell’ordinamento assicurativo da molto tempo. E altre proposte sono state presentate da altri soggetti. Ovviamente servirebbe un tavolo fra le parti che discutesse il tutto portando poi in Parlamento una proposta definitiva. Se ne parla inutilmente da anni.

E allora ecco che associazioni come Ancma e FMI scelgono la strada più facile, l’unica percorribile, di chiedere di mantenere quello che per le compagnie straniere è un privilegio. Perché mantenere bassi i costi assicurativi è vitale per tenere su il mercato e consentire a tutti noi appassionati di continuare a usare le nostre moto.

Cosa ne dicono Ivass e Ania (l’Associazione delle imprese assicurative)? Nulla per ora, perché la prossima settimana saranno entrambe audite in Senato a riguardo e solo allora scopriranno le loro carte.

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