Passaggio all’elettrico? Cosa dice l’industria moto

Passaggio all’elettrico? Cosa dice l’industria moto

Si alzano le palizzate contro la proposta della Commissione Europea di vietare la vendita di auto e furgoni con motore termico dal 2035. L’industria auto e motociclistica chiede una transizione graduale. Vi presentiamo le posizioni dell’industria motociclistica (Primo di due articoli)

10.12.2021 10:55

Fino a poco tempo fa La Commissione Europea sembrava avere tutta l’intenzione di andare avanti con l’obiettivo di vietare la vendita di auto e furgoni che emettono CO2 (quindi con motore termico) a partire dal 2035. Ora forse si stanno preparando a rivedere le loro posizioni, vista la levata di scudi che si sta verificando un po’ in tutta Europa.

L’incontro-scontro con l’industria della moto

Sembra passato molto tempo, invece eravamo solo a metà novembre, quando l’Acem (l’Associazione dei Costruttori Europei di Motocicli), ha organizzato una convention a Bruxelles con rappresentanti del mondo politico europeo, che abbiamo potuto seguire in diretta streaming.

Nelle intenzioni degli organizzatori si voleva creare l’occasione per impostare una discussione costruttiva sulle tematiche inerenti il futuro della mobilità su due ruote. Purtroppo si è finito per concentrarsi eccessivamente sul passaggio obbligato al motore elettrico per auto e furgoni, che inevitabilmente avrà delle ricadute sul mondo delle due ruote. Perché il progetto prevede comunque l’abbattimento dei livelli di CO2 del 90% entro il 2050. E prima ancora c’è anche la previsione di una riduzione delle medesime emissioni del 13% entro il 2030.

Così gli industriali hanno portato dati e spiegato perché il mondo delle due ruote non è pronto a questo passaggio in tempi brevi. Per tutta risposta dai politici presenti, a partire da Claire Depré (capo dell’unità di sicurezza stradale della Direzione Generale Mobilità e Trasporti della Commissione Europea) è emersa una forte chiusura, culminata con la frase: “Il mondo va avanti in questa direzione. Gli obiettivi vanno raggiunti. E se non vi adeguerete vorrà dire che perderete altri clienti”.

Una frase che avremmo preferito non ascoltare. Anche se, va detto, al di là di queste schermaglie, il dialogo sta proseguendo.

La posizione dell’Acem

I costruttori europei di moto hanno presentato un “Position Paper”, Vision 2030+, che è un vero e proprio documento programmatico documentato e articolato.

I responsabili politici – vi si legge - dovrebbero riconoscere che, a causa del loro impatto già limitato sul cambiamento climatico rispetto ad altri veicoli, i mezzi a due ruote (PTW) con motori a combustione interna convenzionali hanno ancora un ruolo importante da giocare nel prossimo futuro, in particolare nei segmenti di mercato che sono più difficili da elettrificare, come i PTW per il tempo libero. Ciò è dovuto al peso delle batterie e all'effetto che queste possono avere sulla maneggevolezza e la dinamica. I necessari compromessi tra peso, gamma, i costi e le aspettative dei consumatori, stanno ancora determinando volumi di mercato a livello di nicchia per i PTW elettrici orientati al tempo libero. Per questo è importante che l’Unione Europea continui a supportare l’evoluzione dell’industria motociclistica, finanziando la ricerca e lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio”.

L’Associazione dei costruttori vede dunque come probabile un’evoluzione del trasporto urbano in direzione del commuting elettrico. Ma ribadisce anche che quando la moto viene utilizzata per passione nel tempo libero, per ora è impossibile mettere da parte il motore termico.

Ecco perché l’Acem si rivolge anche al settore della produzione di carburanti, perché aumenti la qualità e l’offerta di prodotti a basso contenuto di carbonio. Ed è apprezzato l’impegno dell’Associazione delle aziende di raffinazione europee (FuelsEurope) di arrivare entro il 2050 alla “neutralità climatica” di tutto il carburante in commercio.

I timori però non sono solo questi. È stato diffuso in questi giorni uno studio di PwC Strategy& che prevede la perdita di 500mila posti di lavoro se si andrà avanti con questo passaggio obbligato all’elettrico entro il 2035.

Nella prossima puntata

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