Assicurazioni: Confindustria ANCMA attacca il risarcimento diretto, ma…

Assicurazioni: Confindustria ANCMA attacca il risarcimento diretto, ma…

L’Associazione delle industrie motociclistiche contro l’azione del Governo, che vorrebbe estendere l’obbligo di risarcimento diretto anche alle assicurazioni straniere. Ma il vero problema non è il risarcimento diretto in sé...

03.11.2021 ( Aggiornata il 03.11.2021 16:16 )

Apprendiamo dalla lettura delle bozze che potrebbe essere approvata una norma che estenderebbe il regime del risarcimento diretto per la gestione dei sinistri anche alle imprese assicuratrici con sede legale in uno stato estero dell’Unione Europea. La misura, se approvata, rischierebbe di produrre un aumento generalizzato delle polizze assicurative motociclistiche, stimabile attorno al 20% dei prezzi correnti”.

SECONDO ANCMA COSTI MAGGIORI PER I MOTOCICLISTI

Lo scrive Confindustria ANCMA, tornando su un tema già accennato ieri nel comunicato sui dati del mercato motociclistico. In effetti al Governo da tempo è stata segnalata questa anomalia, che consente alle compagnie straniere che operano attraverso dei broker, di offrire polizze RCAuto senza aderire alla cosiddetta Convenzione CARD. Cosa che ha permesso loro, a fronte di minori servizi per gli assicurati, di proporre tariffe assicurative sensibilmente inferiori.

Il risarcimento direttoprosegue la nota dell’ANCMA -, introdotto nel nostro ordinamento nel 2007, prevede che il conducente che subisce un incidente non venga risarcito dall’assicurazione del responsabile del sinistro, bensì dalla propria: quest’ultima riceverà poi un rimborso forfettario dall’assicurazione del conducente che ha causato l’incidente.

“Questo meccanismo ha generato negli anni effetti positivi sui premi assicurativi e, soprattutto, sui tempi del risarcimento, ma, come chiaramente evidenziato da uno studio commissionato all’Università LUISS, esso funziona quando nel sinistro sono coinvolti veicoli appartenenti alla stessa categoria (ad esempio due auto), mentre s’inceppa nel momento in cui i veicoli incidentati appartengono a categorie differenti (ad esempio auto e moto). Il problema appare evidente nel caso dei veicoli a due ruote, dal momento che la maggior parte degli incidenti che riguardano scooter o moto avvengono con veicoli di categoria diversa (normalmente autovetture). In sintesi, l’indennizzo diretto produce effetti distorsivi che si traducono in un aumento dei costi assicurativi a carico degli assicurati motociclisti.

Per queste ragioni, negli ultimi anni il mercato assicurativo motociclistico si è indirizzato verso compagnie di assicurazione estere che, non essendo sottoposte al regime dell’indennizzo diretto, possono garantire coperture assicurative non penalizzanti per l’utente finale. In questo modo si è ridotto del 16% il premio medio pagato dai motociclisti negli ultimi 5 anni, garantendo lo stesso livello di servizio alla popolazione. Questo fenomeno negli anni ha aumentato il numero delle compagnie assicuratrici di veicoli a due ruote incentivando la concorrenza, con l’effetto di calmierare i costi assicurativi, già in precedenza arrivati a livelli non più sostenibili. Da qui la preoccupazione per una misura di cui non appaiono chiari i benefici, ma solo gli impatti negativi, dal momento che, se venisse approvata, avrebbe un’immediata ricaduta sulle tasche degli utilizzatori”.

E chiude: “Qualora si obbligassero le compagnie straniere ad aderire al sistema del risarcimento diretto i motociclisti, già penalizzati dal recente divieto di sospensione invernale della polizza, subirebbero un ulteriore rincaro dei prezzi. Una misura che arrecherebbe un grave danno ai motociclisti, all’industria e alla mobilità sostenibile a cui il mondo delle due ruote contribuisce in maniera decisiva”.

Ma le cose stanno proprio così?

In realtà non è proprio. Basta andare sul sito dell’Ivass per avere conferma del fatto che il risarcimento diretto pone come condizione esclusivamente che il sinistro sia fra non più di due veicoli, ma nulla viene detto sulla loro categoria. Il sinistro motociclistico eccede il valore dei forfait che le compagnie si rifondono fra loro? Non significa che il motociclista non sarà per questo risarcito equamente. Senza considerare che in caso di disaccordo sull'entità del risarcimento si aprono sempre le strade ulteriori della mediazione assistita e del ricorso all'avvocato.

Bisogna anche dire che il risarcimento diretto, oltre a consentire all’assicurato di dialogare con la propria compagnia, ha posto dei paletti ferrei sui tempi di risarcimento. La proposta di risarcimento da parte della compagnia deve arrivare infatti entro 30 gg nel caso in cui ci sia una denuncia congiunta (CID), e 60 se la denuncia è presentata solo dal danneggiato. Una volta accettata la proposta, entro 15 gg il danno deve essere liquidato. La norma ha consentito inoltre di ridurre il contenzioso assicurativo, cosa che sicuramente ha aiutato al calo delle tariffe.

Tra l’altro, se passasse la norma attualmente in discussione, più che un aumento generalizzato delle tariffe, si avrebbe un aumento per quelle pochissime compagnie che oggi propongono polizze No-Card.

Cosa succede in caso di sinistro con un assicurato No-CARD

Viceversa, assicurarsi con una compagnia No-CARD comporta che in caso d’incidente con ragione ci dovremo rivolgere alla compagnia della controparte per avere il risarcimento; con tempi di gestione del sinistro sicuramente più lunghi e maggiori difficoltà. Ma non solo. Nel caso in cui fossimo noi a provocare un incidente, la persona da noi danneggiata sarà costretta a sua volta a rivolgersi alla nostra compagnia e non alla sua, anche se la sua aderisce al risarcimento diretto. E questo sicuramente non è giusto per chi ha pagato una polizza più cara proprio per avere maggiori servizi.

Il tutto senza considerare la distorsione della concorrenza, che vede oggi alcune compagnie (sarebbero un paio in tutto) raccogliere tantissimi contratti, forti delle loro tariffe sensibilmente più basse.

I problemi del risarcimento diretto

Problemi però ce ne sono, e riguardano il meccanismo con il quale il risarcimento diretto è stato congegnato. Le compagnie assicurative non si rimborsano più infatti la totalità dei risarcimenti liquidati fra loro, come succedeva con la precedente Convenzione CID, ma si scambiano dei forfait in relazione al numero di sinistri.

A ogni sinistro corrisponde un forfait per danni del veicolo e un altro per i danni del guidatore. I forfait sono differenziati per tipologia di veicolo e per tre macrozone d'Italia. E sono sempre oltre i 3mila euro. Per la compagnia significa ovviamente perdere soldi quando i risarcimenti crescono; ma la stragrande maggioranza dei sinistri sono da pochi soldi. Il che significa che a fronte di un esborso – poniamo il caso - di mille euro, loro possono percepirne anche 3700. Farebbero 2mila e 700 euro guadagnati. In questa condizione, come possono avere interesse a smascherare le piccole truffe? È vero che l'Ivass negli ultimi anni ha introdotto dei correttivi, ma crediamo che questa norma andrebbe cambiata, tornando al rimborso a piè di lista fra compagnie, come si è tornato a fare con i danni del passeggero.

Ecco il vero problema del risarcimento diretto. Sul quale si potrebbe e si dovrebbe intervenire con la riforma dell’ordinamento assicurativo di cui si parla da anni senza che si vada realmente avanti.

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