Mercato moto: quel ruggito delle tigri asiatiche

Mercato moto: quel ruggito delle tigri asiatiche

Cinquanta anni dopo i giapponesi, sul mercato si affacciano nuove Case asiatiche. Giovani, con una fortissima base economica, con consistenti investimenti nella ricerca. E c'è il dubbio che delocalizzando e facendo joint-venture abbiamo venduto l’anima al diavolo

09.07.2021 11:31

E se la leadership tecnologica andasse a oriente?

Un'immagine pubblicitaria dell'indiana TVS. Notare i brand dell'abbigliamento usato per il pilota

Un patto con il diavolo. Messa così sembrerebbe un po’ un patto con il diavolo, quello del Gruppo Pierer con CF Moto. Perché attraverso queste joint venture si cede tecnologia a un’azienda potenziale concorrente. Spostandosi in India, qualcosa di simile lo fa la BMW con la TVS, che produce la BMW G310R, un modello sviluppato assieme alla casa tedesca.

Si parla solo di una piccola 310 – anche se il motore ha probabilmente una tecnologia di buon livello – ma la TVS non va presa sottogamba: nel 2020 ha venduto 2,3 milioni di pezzi, con un calo del 19,1% rispetto al 2019. Tra l’altro, proprio lo scorso anno la TVS ha rilevato la fallimentare Norton, con una spesa – si dice – di circa 16 milioni di sterline (18 milioni di euro). E già in passato, per 15 anni aveva avuto una partnership con la Suzuki. Si tratta insomma di una casa in possesso di una buona tecnologia.

Quello che ci ha colpito di più studiandone la scheda, sono stati i suoi investimenti indirizzati a start-up con specifiche vocazioni, che possono tornare utili allo sviluppo di un’azienda automotive moderna: machine learning, intelligenza artificiale, supply chain, Internet of Things, veicoli elettrici.

Unendo i puntini si intuisce che in TVS non sono fermi alle care vecchie e tradizionali motorette che tanto bene vendono nel continente asiatico. In fin dei conti l’India si è posta l’obiettivo ambizioso di convertire il 90% del suo venduto annuale in veicoli elettrici a partire dal 2025. Un po’ come già successo in Cina. Un passaggio brusco. E come minimo in TVS si stanno preparando al passaggio ai veicoli elettrici; ma probabilmente alzeranno il tiro, con mezzi ancora più raffinati.

Non staremo mica vendendo l’anima al diavolo con questi accordi? In passato non sono mancati esempi di case che in qualche modo hanno fatto propria la tecnologia acquisita attraverso le joint-venture.

Si, il dubbio se lo pongono le grandi case. Non è un caso allora se ben 7 produttori sono in Thailandia con proprie linee produttive, piuttosto che con joint-venture: BMW, Ducati, Honda, Kawasaki, Suzuki, Triumph e Yamaha.

Difficilmente comunque assisteremo all’arrivo di moto occidentali prodotte in Asia e commercializzate sui nostri mercati a prezzo ridotto. A far scendere i prezzi, perlomeno su alcuni modelli, ci hanno pensato già i produttori tradizionali, delocalizzando.

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