Quella volta che: girare in pista dopo un incidente

Quella volta che: girare in pista dopo un incidente

Angoscia, speranza, paura, divertimento, frustrazione, gioia. Riassumendo: passione per la moto. Galeotto fu un track day con Metzeler ed Aprilia, l’occasione giusta per lasciarsi alle spalle un brutto incidente in pista

01.06.2021 11:12

E’ successo e succederà (ahinoi). Andare in moto, lo sappiamo, porta con sé una inevitabile dose di rischio. Sia che si guidi su strada o che ci si sfoghi in pista, il pericolo è sempre lì, dietro l’angolo. Una presenza che è quasi un monito a non esagerare e pensare a divertirsi.

Chi scrive un paio di anni fa incappò in un brutto guaio in quel di Misano. Un brutto highside ha trasformato una bella giornata tra i cordoli in un mezzo calvario fatto di sala operatoria e lunghi mesi di recupero per rimediare a qualche frattura qui e lì. Vi direte: beh, sono cose che purtroppo capitano. E lo sappiamo.

NON CERTO UNA PASSEGGIATA

Ma cosa si prova a tornare in moto dopo una esperienza del genere? Insomma, non è stata certo una passeggiata e la paura la fa da padrona. Passi mesi combattuto tra la voglia di tornare in sella e il naturale spirito di conservazione che, probabilmente più saggiamente dei desideri di ognuno, sconsiglia di fare… fesserie.

Ma, tant’è, le paure sono l’altra faccia del coraggio e fatte per essere superate. Un track day in compagnia di Aprilia e di Metzeler sulla pista di Vallelunga, si trasforma in quella occasione di rimettere tuta e casco provando a togliersi i fantasmi da dosso.

A farmi compagnia (oltre alla fifa) una Aprilia RS 660 con gomme Metzeler Sportec M9. Moto facile, la bicilindrica di Noale, e non troppo spinta come la sorellona V4 presente nel box. L’ideale, mi dico, per riprendere confidenza con quegli automatismi che fino a non molto tempo fa davi per scontati ma che, a distanza di due anni dal “fattaccio”, non lo sono più. Diavolo se non lo sono...

Infili la tuta, i guanti, ti avvii verso di lei e sali in sella. In quel momento hai la mente che è un frullatore. Non sai cosa aspettarti. Ti fai forza: “Dai, che vuoi che sia? Dopotutto si tratta di andare in moto”

Esci dai box, fai un paio di giri e… il nulla. Tutto sembra difficile. Il cuore batte forte, non hai idea di cosa tu stia facendo. L’angoscia ti assale. Sbagli tutto ciò che si possa sbagliare: frenate, traiettorie, velocità, movimenti del corpo. Ti senti un emerito - scusate il termine - rincoglionito. Dopo 3 giri (!) decido di uscire, se non altro per non intralciare gli altri.

Primi giri da mollare tutto e tornare a casa

Ma non ci stai. Ci pensi su il meno possibile e ti prepari a tornare in pista al turno successivo.

Le cose, però, iniziano ad andare meglio. Un segreto può essere quello di toglierti l’inevitabile pressione che ti metti addosso. Inutile pensare a girare “forte”. Meglio concentrarsi sui movimenti, riprendere “l’occhio” con la velocità, seguire le giuste traiettorie. Ti senti lento, sei lento? Chissenefrega. Non è quello il primo dei pensieri. L’Aprilia mi da una mano è da dire: Vallelunga è una pista che chiede tanto (non troppo) alla bicilindrica di Noale, ma lei sembra fregarsene. Ci stai comodo e, considerando la forma fisica non al meglio, è un vantaggio non da poco. Inoltre con lei sai che se esageri brutte sorprese difficilmente ne arriveranno: quel popò di ciclistica, decisamente surdimensionata per le pur brillanti prestazioni del motore, fa sponda quando sei in percorrenza di curva. Inoltre non ti affatica nei cambi di direzione e il motore, bello corposo già ai medio bassi, ti tira fuori dalle curve bello in tiro anche se hai sbagliato marcia. Insomma il secondo turno va decisamente meglio e lì dove la paura la faceva da padrona ora intravedi un barlume di gioia.

Torno ai box ed aspetto il prossimo turno

Ecco! Ora ci siamo. Rientro in pista e le cose vanno meglio. La velocità sale, in qualche tratto inizi ad avere velocità decenti e le pieghe… beh… sembrano, in qualche caso, quelle giuste. Intendiamoci: la velocità ed i tempi sono ben lontani dai tempi (ci sta tutta, questa) migliori, ma la partita non impone questo. Inutile cercare di andare oltre ciò che, oggi, la mente vuole. Provi ad hackerare la mappa del tuo cervello impostata sul “vai piano e ricorda quello che hai passato!”, e un po’ ci riesci pure. Ma meglio accontentarsi. Il peggio forse è passato, il ghiaccio è rotto la paura resta ma fa meno… paura. Ora è il momento di tornare a casa ma - e la cosa non capitava da un po’ - la testa è già a quando sarà la prossima “pistata”. Sarà il modo per salire un altro gradino. Il motivo poi che mi ha spinto a fare questo? Beh, siamo motociclisti. E’ necessario proprio che debba spiegarvelo?

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