L’8 marzo delle motocicliste. Anzi, di tutte le donne

L’8 marzo delle motocicliste. Anzi, di tutte le donne

Una ricorrenza che parla di diritti delle donne. Una ricorrenza attuale e importante. Noi parliamo di moto, e vi raccontiamo qualcosa sulle motocicliste che partecipano ai corsi di guida sicura. Che spesso sono più brave di noi maschietti, perché...

08.03.2021 ( Aggiornata il 08.03.2021 14:14 )

8 marzo, Giornata Internazionale dei diritti della donna. Una ricorrenza che risale a oltre 100 anni fa, molto seguita in tutto il mondo. Anche purtroppo molto attuale, a giudicare da quanto leggiamo quotidianamente fra le notizie di cronaca.

Noi per fortuna parliamo solo di moto, e ci piace sottolineare come la nostra giornata si sia aperta con un comunicato del Touring Club Svizzero, che ricorda come le donne provochino solo un quarto degli incidenti degli uomini. Come sono un quarto del totale le patenti ritirate per gravi infrazioni alle donne, rispetto a quelle ritirate agli uomini.

E non è che le donne alla guida siano meno degli uomini. A parte la follia degli Emirati Arabi, dove solo dal 2018 è stata concessa al sesso femminile la possibilità di guidare, noi abbiamo fatto l’abitudine alle tantissime autiste di autobus e mezzi pesanti in generale.

E torna in mente una frase che spesso abbiamo detto negli anni, facendo i corsi di guida sicura della moto: “E poi dicono che le donne non sanno guidare!”. Un’esclamazione compiaciuta, di fronte all’ennesima allieva particolarmente brava. Perché sono proprio le rappresentanti del sesso femminile quelle che si dimostrano più spesso a loro agio nei percorsi birillati dei corsi di guida. Sposti i birilli a tradimento e vedi i maschietti inciampare nei loro schemi motori precostituiti, mentre le donne mettono in mostra capacità di adattamento e di interpretazione di una situazione mutata. E portano a termine l’esercizio; magari più lentamente, ma impeccabilmente.

La chiave vincente è l'approccio diverso dagli uomini

Ci siamo chiesti a lungo quale fosse il motivo di questo. Probabilmente un fatto di approccio. Le donne di solito arrivano sentendosi pippe, a volte si vergognano della loro lentezza o delle loro incertezze. E arrivano pronte a imparare. Sono delle spugne, acquisiscono ogni cosa l’istruttore dica. Processano ogni informazione e sono pronte a provare a mettere in pratica. Non si aspettano risultati eccezionali, e non hanno nulla da dimostrare. Così finiscono per imparare rapidamente. E quando scoprono di essere brave... non cambia nulla! Le donne non debbono dimostrare nulla a nessuno: si limitano ad andare in moto. Spesso molto bene.

Adesso vi starete chiedendo come siamo noi maschietti quando andiamo a fare un corso di guida, vero? Con un po’ di autoironia potremmo dire che arriviamo al corso con un atteggiamento fra l’intimorito e lo strafottente. Abbiamo paura di fare brutta figura, ma ci sentiamo sminuiti quando ci fanno fare l’esercizio a 30 km/h sul piazzale. Noi che vorremmo dimostrare di essere bravissimi per sentirci dire bravi. Invece spesso è proprio questa miscela di nervosismo e faciloneria che ci porta a “cannare” più facilmente qualche esercizio. E a imparare meno.

Ora però resta un dubbio: perché molte donne non sono veloci? Forse perché non sono interessate a barattare quello che ritengono un livello accettabile di sicurezza con il fugace e illusorio senso di onnipotenza della velocità. Loro amano la moto per sentirsi libere di andare, autonome; non per dimostrare qualcosa agli altri o per competere.

Buon 8 marzo alle motocicliste. Anzi, no, a tutte le donne.

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