RS 660, Piero Soatti: “Il motore? Un gioiello d’ingegneria”

RS 660, Piero Soatti: “Il motore? Un gioiello d’ingegneria”

Durante la presentazione della media Aprilia abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Piero Soatti, ingegnere a capo del progetto. Ci ha raccontato ogni segreto del motore, sviluppato seguendo il dettame della leggerezza

Redazione - @InMoto_it

16.10.2020 ( Aggiornata il 16.10.2020 19:15 )

L’Aprilia RS 660 è una moto importantissima per il Gruppo Piaggio. Un po’ perché colma uno spazio gigantesco, quello che c’è tra RS 125 e RSV4, un po’ perché è stata sviluppata partendo da un foglio bianco, inserendosi in un segmento di mercato piuttosto scarno: quello delle sportive stradali. Come ci ha spiegato Piero Soatti, Head of Bike Engineering del Gruppo Piaggio, tutti i componenti della moto sono stati sviluppati seguendo il dettame della leggerezza. Per questo motivo non ci sono i leveraggi del monoammortizzatore e il telaio, il telaietto e le pedane sono infulcrati direttamente al motore. Già, il motore: il bicilindrico è un piccolo gioiello d’ingegneria, leggero e soprattutto poco ingombrante.

Il bicilindrico parallelo dell’Aprilia RS 660 è pensato, progettato e sviluppato in Italia, nella sede storica dell’azienda. Come detto, è stato realizzato con l’obiettivo della leggerezza (pesa circa 57 kg) ma soprattutto della compattezza. In questo modo, i progettisti hanno avuto molta libertà d’azione nel disegnare la termica, i condotti di aspirazione e di scarico (studiati in CFD), il circuito di raffreddamento (c’è uno scambiatore acqua/olio, che migliora drasticamente il tempo di warm-up e aumenta la resistenza nell’utilizzo intenso) e anche la posizione stessa delle pedane. Deriva strettamente dalla bancata anteriore dell’RSV4: i pistoni hanno lo stesso diametro (81 mm), mentre la corsa è di ben 63,9 mm.

Questo ne fa un motore molto “spinto”: con una corsa così importante, la velocità media del pistone è elevata, specialmente ad alti regimi. Per diminuire gli attriti e quindi le perdite di carico, i cilindri sono disassati rispetto all’albero motore, mentre per donargli la tonalità e l’erogazione tipica dei bicilindrici a V ha i perni di biella a 270°, che generano scoppi irregolari (il motore sembra “zoppicare” e ha una tonalità cupa). Questo ha permesso anche di adottare un solo contralbero di equilibratura, che smorza le forze di primo e secondo ordine. A proposito di fluidodinamica, i cornetti di aspirazione hanno lunghezza variabile, mentre gli assi a camme sono cavi e utilizzano dei bicchierini per muovere le valvole. Le prestazioni così ottenute sono da record per un twin frontemarcia di questa cilindrata, paragonabili a quelle di un bicilindrico di cubatura superiore: 100 CV a 10.500 giri e 67 Nm a 8.500 giri.

Come già anticipato dalla stesso Piero Soatti, l’Aprilia RS 660 non è che la punta dell’iceberg di un progetto ad ampio, anzi, ampissimo respiro. In rampa di lancio ci sono già l’Aprilia Tuono 660, l’Aprilia Tuareg 660 e poi chissà. Una piattaforma modulare, quindi, progettata tutta attorno a un unico concetto: leggerezza. Attendiamo fiduciosi.

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