Intervista: Alberto Bicego e il “linguaggio del design”

Intervista: Alberto Bicego e il “linguaggio del design”

La sua Damon Hypersport ha travolto il CES di Las Vegas. E ora, un interessante concept, la Red Devil, sta di nuovo captando l’attenzione. Scopriamo i "segreti" dell'emergente designer italiano  

09.06.2020 ( Aggiornata il 09.06.2020 17:46 )

Cervelli in fuga! Ma anche “matite”. Quello degli italiani all’estero è un universo, sempre di più, in rapida espansione, in cui spesso orbitano talenti in grado di fare la differenza. Come il designer Alberto Bicego, da qualche anno residente in Canada, a Vancouver, che di recente si è imposto all’attenzione internazionale con la Damon Hypersport HS: raro esempio di moto elettrica, capace di far vacillare anche i riders più tradizionalisti. Una novità, che per design e contenuti tecnici ha letteralmente sbaragliato l’ultima edizione del prestigioso CES di Las Vegas. E altrettanto interessante, è il concept Red Devil (foto in apertura), tra gli ultimi lavori di Bicego caratterizzati dalla sua particolare filosofia metodologica.

Appassionatissimo di moto, e designer da alcuni anni (sebbene sia laureato in Architettura con indirizzo di disegno Industriale al politecnico di Milano), infatti, sta sviluppando e promuovendo un nuovo approccio al design e all’estetica, che si focalizza sull cosiddetto °linguaggio del design°. Non si tratta di un concetto completamente nuovo in ambito automotive, ma il suo modus operandi, differente, punta a creare “linee” capaci di esprimere in modo più efficace i contenuti tecnici e di innovazione del prodotto; e al contempo, attirare l’attenzione degli utenti finali. Su questo tema è stato invitato più volte a parlare agli studenti della “Wilson School of Design” di Vancouver. E quindi, non poteva assolutamente mancare anche una chiacchierata con noi di In Moto.

Alberto, spiegaci meglio in cosa consiste il “linguaggio del design”. Ci fai qualche esempio?

"Per chiarire che cosa intendo pensa per esempio al differente approccio estetico nelle recenti produzioni di Ferrari e Lamborghini: entrambe le case costruiscono sportcars, ma con uno stile molto differente. Se infatti le linee di Ferrari sono fluide, dinamiche ed eleganti, quelle di Lamborghini spostano l’accento su aggressività, brutalità (performances), futurismo. Questi due differenti linguaggi definiscono i due diversi messaggi che le case hanno scelto in relazione all'identità’ di brand e alle aspettative della propria clientela. I concept che sto sviluppando, quindi, sono degli esercizi finalizzati a sperimentare e mostrare le potenzialità del linguaggio del design come metodo per creare design di impatto e di forte personalità. Tra parentesi, questo metodo di design è stato uno dei motivi per cui sono stato scelto come designer da Damon Motorcycles per lo sviluppo della Hypersport". 

A proposito di concept, sulla Red Devil, le carene, in particolar modo sul codino, sembrano quasi avere un ruolo “aerodinamico” specifico. Insomma, come se fossero alette aerodinamiche. Le hai pensate così o hanno solo una funzione estetica?

"Per la Red Devil non ho fatto molte valutazioni in termini di aerodinamica, vista la finalità del concept appena descritte, quanto piuttosto di equilibrio dei volumi e delle forme. 
L'aerodinamica, tuttavia, è un aspetto che considero molto importante nei progetti reali, tanto è vero che nei concept della Damon avevo proposto alcuni interessanti elementi, come ad esempio i deflettori posizionati nel parafango anteriore (per raffreddare i dischi freno, principalmente) e le alette posizionate tra la carena principale e le appendici interne (non molto visibili in quanto nascoste dietro le carene), studiate per creare una downforce in modo simile alle alette presenti nelle recenti MotoGP".

Le tue moto elettriche, come ad esempio la Damon Hypersport, o questo concept Red Devil, hanno tutte un deciso taglio sportivo e prestazionale. Quali sono i tuoi riferimenti? A cosa ti ispiri?

"Per quanto riguarda la Red Devil, in realtà questa proposta nasce da un altro concept che avevo sviluppato qualche mese addietro per scherzo, ispirato al “Tie Fighter” di Star Wars. Il 4 di maggio, “May the fourth be with you...” è il giorno designato dai fan per celebrare la saga di George Lucas. L’idea mi era venuta immaginando una moto elettrica con lo stesso sound dei Caccia Imperiali. Una volta completato quel concept, tuttavia, ho visto delle potenzialità, in quelle linee tese ed aggressive, per lo sviluppo di una sorta di “naked” elettrica, simile per concetto alla Streetfighter della Ducati, e ho deciso quindi di sviluppare la “Red Devil”. 
La ricerca di ispirazioni al di fuori dello specifico contesto del progetto è comunque un metodo che utilizzo spesso in quanto, avendo lavorato in molti settori industriali differenti tra loro, mi risulta naturale trasferire idee e concetti da un settore all’altro. Per farti un esempio, nello sviluppo della Damon Hypersport ho preso ispirazione più dal settore automotive, che la settore motociclistico, con riferimenti a Ferrari FKK, Aston Martin Vantage, SSC Tuatara ed altre. In quanto il mio obiettivo era quello di ottenere una carenatura continua dalle linee organiche e fluide, in grado di trasmettere un’idea di velocità e di agilità; ma non di aggressività, visto il sistema anti-incidente sviluppato dall Damon. Questo anche in contrapposizione all’aspetto pesante di molte moto elettriche".

Una moto elettrica quali compromessi impone dal punto di vista del design rispetto ad una moto tradizionale? 

"La differenza sostanziale, secondo me, sta nel fatto che nella moto elettrica manca la bellezza della meccanica, sia del motore, che delle sue componenti. Così vengono a mancare alcuni dei riferimenti estetici principali.  Nei miei concept ho cercato di compensare questa mancanza valorizzando alcune caratteristiche proprie delle moto elettriche. Ad esempio le batterie. Su molti design di moto elettriche, sia realizzati che concept, le batterie vengono spesso semplicemente coperte da carenature, o mascherate. Personalmente, invece, credo che la batteria debba essere valorizzata anche come elemento estetico in quanto parte integrante del concetto stesso di moto elettrica. Io lo faccio utilizzando soprattutto forme geometriche ripetute in serie, che richiamano immediatamente, per analogia, il concetto di batteria.
Un altro elemento “strategico” è il telaio: avendo maggiore libertà nel design, è possibile creare dei telai che, oltre a svolgere la propria funzione strutturale, partecipino attivamente all’estetica della moto. Hanno operato così, ad esempio, sulla Harley-Davidson Livewire, anche se il risultato finale non mi fa impazzire. Altri elementi interessanti sono le carene, ma soprattutto la luce: visto che il motore elettrico è connesso al concetto di luce - così come quello a combustione è legato al concetto di fuoco - viene naturale inserire degli elementi di design che siano riferiti a tale idea, dalle barre led frontali, per esempio per le frecce di direzione, ad altri elementi che possono avere anche una funzione di sicurezza, aumentando la visibilità della moto durante le ore serali e notturne". 

Parlando in generale, in un certo senso le moto elettriche sembrano ancora alla ricerca di una loro identità estetica precisa: come pensi che si evolveranno in futuro?

"Sono d’accordo con te, le moto elettriche sono ancora in una fase di ricerca della propria identità. La strategia di riproporre per le moto elettriche linee ispirate all’attuale stile delle moto con motore a combustione non mi convince molto, soprattutto nel medio-lungo periodo. Al contempo, però, proposte troppo lontane dal gusto attuale, anche se interessanti dal punto di vista stilistico, saranno probabilmente destinate solo ad una piccola nicchia di estimatori. Tra l’altro ti faccio notare come i designer raramente sono riusciti ad immaginare il futuro in termini stilistici. La sperimentazione e la creazione di concetti innovativi sono una parte fondamentale del lavoro di un designer, ma in termini professionali, spesso, non serve essere dieci passi avanti. Anzi, si rischia che il prodotto non venga capito. 
Tornando al nostro discorso, penso che risulteranno vincenti le proposte in grado di esprimere la vera essenza delle moto elettriche, attraverso un’interpretazione innovativa, ma coerente con l’utilizzo pratico e dinamico di una moto. Sarà fondamentale anche immaginare nuove funzionalità (come ha fatto da Damon) che rendano il veicolo più interconnesso, sicuro, divertente, smart".

Quindi, certi esercizi di stile trovano il tempo che trovano...

"Dal punto di vista puramente stilistico vedo una tendenza verso linee pulite e un design orientato a rendere la moto un oggetto disegnato e realizzato armonicamente nella sua interezza; diversamente da certe moto che sembrano un motore con delle carene appiccicate a posteriori. E soprattutto, con un’identità ben marcata e riconoscibile. D’altra parte, per la generazione dei Millenials, sembrerebbe che le pure performance, in termini numerici, abbiano in parte perso di attrattiva, venendo sostituite prevalentemente da un fattore di immagine legato all’espressione del sé, e all’aspetto sociale dell’andare in moto". 

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