        La diciassettesima tappa ha portato gli avventurosi rider a Canton a conclusione del loro viaggio. I rider tornano in aereo a Instanbul. Ecco un estratto del diario di &ldquo;bordo&rdquo; che il cronista dello sponsor &ldquo;Riso Scotti&rdquo; ha pubblicato ogni giorno. &ldquo;Il volo verso Canton &egrave; stato lunghissimo, condito dal disagio dei vuoti d&rsquo;aria provocati da un tempo instabile a causa delle trombe d&rsquo;aria che vedevamo, per fortuna, solo in lontananza. Canton ci accoglie con un clima tropicale, sembra di entrare d&rsquo;improvviso in una serra visto il tasso d&rsquo;umidit&agrave; insopportabile! La citt&agrave;, con i suoi 12 milioni d&rsquo;abitanti, ci appare subito immensa e brulicante di persone quando, ormai a mezzanotte,&nbsp; arriviamo in albergo ed elemosiniamo una cena.&nbsp; La mattina &egrave; dedicata ad un incontro che ci sta molto a cuore con il General Manager Piaggio Cina che ci ha raggiunti per celebrare il successo di un viaggio che rimarr&agrave; negli annali delle nostre due Aziende: un&rsquo;avventura che spesso ha spinto sia noi che le moto a limiti estremi, ma, come si dice,&nbsp; &ldquo;l&rsquo;unione fa la forza&rdquo;! Gli abbiamo raccontato i momenti pi&ugrave; suggestivi della nostra impresa, condividendo il sano orgoglio per &ldquo;avercela fatta&rdquo;, noi in sella alle fide Guzzi V7 III Stone. &Egrave; stato un onore, poi, avere con noi anche la Deputy Consul General di Canton e il suo staff, nonch&eacute; la direzione dell&rsquo;ICE, istituzione attenta a valorizzare la presenza dell&rsquo;imprenditoria italiana in loco. Il calore con cui ci hanno accolto ha certamente aggiunto ancora valore a questo viaggio, di per se straordinario, nel sottolineare l&rsquo;importanza di due eccellenze italiane, cibo e motori, che si incontrano in Cina. Non nascondiamolo, per noi &egrave; una grande soddisfazione!! Stasera ci aspetta l&rsquo;aereo che ci porter&agrave; a Istanbul e da l&igrave; a Milano, ma prima ci buttiamo nella &ldquo;sauna&rdquo; fuori dall&rsquo;albergo per dirigerci verso il mercato officinale, dove si vendono i rimedi tradizionali della medicina cinese; c&rsquo;&egrave; di tutto, dagli scorpioni vivi alle rane essiccate, passando per zoccoli di cerbiatto e meduse disidratate! Tutto intorno &egrave; un brulicare di vita e mezzi, molti dei quali elettrici, ma meno di quanti ne avevamo visti a Kashgar. Quando &egrave; quasi ora d&rsquo;andare ci sparpagliamo, ricordandoci d&rsquo;un tratto, praticamente all&rsquo;unisono, che domani saremo in Italia e che nessuno di noi ha un regalino da portare ad amici e parenti. Cos&igrave; risaliamo sul pullman che ci porter&agrave; in aeroporto madidi di sudore, spossati, ma ognuno un ricordo per chi ci aspetta a casa: pashmine, orologi, qualche giocattolo, un ventaglio.&nbsp; Siamo in aeroporto, il momento &egrave; arrivato, ci aspetta il volo per Istanbul. E il sapore adesso &egrave; innegabilmente quello della nostalgia.   I giorni in sella alle Guzzi V7 III Stone, centauri seri con il nostro equipaggiamento Dainese, sembrano gi&agrave; lontanissimi; i telefoni ricominciano a squillare e chi risponde parla gi&agrave; di appuntamenti, pagamenti, commercialisti e impegni vari (orrore!). Che volete farci, i viaggi in fondo sono belli anche per questo. In qualche modo &egrave; giusto che finiscano, altrimenti non sarebbero viaggi. La programmazione, l&rsquo;eccitazione della partenza, l&rsquo;avventura, la conclusione, la nostalgia e i racconti fanno tutti parte di quel &ldquo;grande gioco&rdquo; del muoversi. Cerchi che si chiudono e che solo cos&igrave; trovano la loro perfezione. Siamo felici. Ci aspettavamo che sarebbe stato cos&igrave;? Le nostre Guzzi V7 III Stone sono state delle compagne di viaggio perfette, docili, dolci quanto basta, ma anche aggressive e capaci di dominare strade molto pi&ugrave; ostili rispetto a quelle per cui sono state progettate. Lo stesso dicasi per Dainese, ma in realt&agrave; &egrave; una conferma. Un sentito, avvolgente grazie se lo stra-meritano, anche per averci fatto sentire una presenza costante e rassicurante per tutti gli oltre 4.000 km percorsi. Arrivederci in Italia! (Leonardo Lucarelli)       

Il 14 giugno sono partiti da Malpensa 22 piloti pronti per percorrere in sella a ventidue esemplari di V7 III Stone la rotta di Marco Polo, fino in Cina, passando per il miraggio di Samarcanda. Ecco il resoconto del loro viaggio.

Moto Guzzi sulla Via della Seta, 6a puntata

        La sedicesima tappa ha portato gli avventurosi rider in Cina.&nbsp; Vi proponiamo un estratto del diario di &ldquo;bordo&rdquo; che il cronista dello sponsor &ldquo;Riso Scotti&rdquo; pubblica ogni giorno. &nbsp;&ldquo;Sapevamo che oggi ci aspettava una frontiera particolarmente impegnativa (ma non immaginavamo quanto!), quella con la Cina, quindi abbiamo puntato le sveglie alle 5.30. Che poi sarebbero state le 4.30, visto che rispetto al Tajikistan da cui proveniamo le lancette dell&rsquo;orologio vanno spostate di un&rsquo;ora avanti. Beh, una volta riemersi dalle coperte abbiamo scoperto che durante la notte la pioggia si era trasformata in neve, rendendo immacolate le cime montuose attorno a noi, con il Lenin Peack che svetta su tutte. L&rsquo;alba le tinge di un rosa commovente, mentre i prati ancora in ombra iniziano a prendere vita sotto i passi dei Kyrgyzi, che portano al pascolo le loro mucche e i cavalli. "Le selle delle moto sono congelate, subito dopo colazione iniziamo a pulirle e poi ci avviamo. La strada verso il confine &egrave; un nastro nero annodato nel bianco immacolato della brina e della neve montana, un cambio di prospettiva pazzesco rispetto al rosso delle rocce del Pamir! Nonostante il tempo stringa, soprattutto per il nostro amico Paolo ha un aereo da prendere in Cina,&nbsp; non riusciamo a trattenerci e ci fermiamo ad ammirare il panorama e a far contenti i fotografi che fremono nel furgone che ci segue. Davvero uno spettacolo unico, il modo migliore che ha trovato il Kyrgyzstan per farci capire che un solo giorno nei suoi confini &egrave; decisamente troppo poco, e che si meriter&agrave; una visita pi&ugrave; accurata. Lo prendiamo come un invito che anche la nostra guida&nbsp; Beghaim ci fa promettere di onorare, nella speranza, sincera, di tornare. "La nostra avventura si avvia alla conclusione, ma non &egrave; ancora tempo per la nostalgia. Abbiamo 180 km prima di raggiungere Kasghar, la nostra meta cinese. Ma tra noi e l&rsquo;agognata meta c&rsquo;&egrave; di mezzo&hellip; la frontiera, che &egrave; ben peggio del mare! Ore e ore a ripetere le stesse cose: passaporti, check in, controllo bagagli. Ogni volta speriamo che sia l&rsquo;ultima e ogni volta non lo &egrave;. I disagi anche oggi non mancano: dobbiamo superare alcuni tratti di svariati chilometri di &ldquo;no man&rsquo;s land&rdquo; che operatori e fotografo dovrebbero farsi a piedi&hellip;. dovrebbero, in realt&agrave;, colti da piet&agrave; torniamo indietro e li carichiamo sulle moto, trascinando i loro bagagli sulle rotelle come improvvisati e traballanti carretti. Per non parlare del camion al quale abbiamo chiesto il favore di portarci i bagagli pi&ugrave; pesanti come ruote di scorta delle moto e attrezzature varie che nel bel mezzo di una curva in salita nella &ldquo;terra di nessuno&rdquo; perde completamente l&rsquo;asse delle ruote posteriori!   "E via, iniziamo una spola con le moto per recuperare i bagagli e portarli fino al confine cinese, mentre il povero autista guarda incredulo e sconsolato il suo autotreno monco inchiodato nel nulla. Che poi proprio nulla non &egrave;;&nbsp; il paesaggio &egrave; comunque spettacolare, con le rocce modellate dal vento in forme assurde che svettano verso l&rsquo;alto e le montagne innevate a fare da sfondo in lontananza.&nbsp; "Lo &ldquo;stile&rdquo; di questa frontiera non si avvicina minimamente alle precedenti: &egrave; un enorme cantiere, tutto un brulicare e un lavorio, l&rsquo;asfalto una tavola da biliardo immacolata, i gesti dei doganieri precisi e meccanici.&nbsp; "I controlli molto, ma molto pi&ugrave; pignoli di qualsiasi altro subito fino ad ora: abbiamo atteso ore davanti ad una macchina che misura la temperatura corporea con gli infrarossi; altro tempo infinito lo abbiamo passato nell&rsquo;attesa che un enorme TAC scansionasse le nostre Guzzi&nbsp; V7III Stone una per una, poi&nbsp; tutti i nostri bagagli&hellip;.Dopo una quantit&agrave; di ore che non riusciamo pi&ugrave; a contare finalmente entriamo in territorio Cinese e, sinceramente stremati ci rimettiamo alla guida che viviamo come una specie di premio.&nbsp; "Ci godiamo queste ultimi chilometri sapendo che a circa 80 km dalla nostra meta, Kashgar,&nbsp; purtroppo ci dobbiamo separare dalle nostre compagne di questo ineguagliabile viaggio&hellip;dobbiamo proprio farlo. E&rsquo; il momento di dare l&rsquo;addio alle nostre Guzzi V7 III Stone. Sono arrivate tutte a destinazione, lasciando orgogliosamente disoccupati i mezzi di soccorso che si sono avvicendati nei diversi Paesi attraversati. Nell&rsquo;assecondarci su ogni manto stradale, su ogni impervio percorso, senza mai darci problemi seri di alcun genere, hanno compiuto un&rsquo;impresa epica, sembrano saperlo bene. Le salutiamo come se ci togliessero qualcosa che ormai era tutt&rsquo;uno con noi e ci rendiamo conto anche noi che siamo arrivati per davvero: siamo in Cina!&nbsp; &nbsp;(Leonardo Lucarelli &ndash; Continua nella prossima puntata)       

Moto Guzzi sulla Via della Seta, 5a puntata

        La dodicesima tappa ha portato gli avventurosi rider nel Pamir. Si legge sul diario di &ldquo;bordo&rdquo; che il cronista dello sponsor &ldquo;Riso Scotti&rdquo; pubblica ogni giorno: &ldquo;Se dovessimo scegliere una parola al giorno, quella di oggi sarebbe senza dubbio &ldquo;avventura&rdquo;. Nove ore di guida, praticamente senza sosta, lungo le acque impetuose del Pyanj River, uno dei corsi d&rsquo;acqua pi&ugrave; grandi dell&rsquo;Asia che disegna il confine tra Tajikistan e Afghanistan.&nbsp; Ci aspettano 355 km di strada prevalentemente sterrata senza nessuna protezione, spesso esposta alla furia dell&rsquo;acqua che sembra volerla sbranare in un continuo lavoro di correnti e mulinelli. Se ci&ograve; non bastasse, aggiungeteci che questa strada, impropriamente chiamata Highway M341, &egrave; l&rsquo;unico collegamento dell&rsquo;altopiano del Pamir e quindi percorsa anche da molti camion a rimorchio soprattutto cinesi che ti trovi all&rsquo;improvviso dietro a curve strettissime. Ad un certo punto nei pressi del Kharaburabad Pass, ha iniziato anche a piovere a dirotto; i rigagnoli che confluiscono nel Pyanj hanno invaso la pista sassosa regalandoci il brivido di dover fare diversi guadi. Per fortuna il nostro abbigliamento tecnico Dainese,&nbsp; oltre a proteggerci in sicurezza, ci ripara dall&rsquo;umidit&agrave; della pioggia battente e dagli schizzi del fango della strada. La valle del Bartang ci offre una sfilata infinita di panorami superlativi: villaggi di un verde acceso che fanno da contrappunto alle pareti scoscese della vallata che ci circonda. Lungo la strada incontriamo dei bambini che, simpaticamente, ci&nbsp; corrono incontro per darci un cinque. In&nbsp; pi&ugrave; punti le rocce rosse si aprono per regalarci meravigliosi scorci delle vette innevate dell&rsquo;Hiundukush (Uccisore degli Ind&ugrave;) che segna il confine fra l&rsquo;Afghanistan e il Pakistan. L&rsquo;Afghanistan &egrave; l&igrave;, in alcuni punti a non pi&ugrave; di 30-40 mt da noi, la tentazione di provare ad attraversare uno dei rari ponti &egrave; forte, ma purtroppo siamo in periodo di fine Ramadan, momento sacro per eccellenza e ci viene spiegato che non &egrave; proprio possibile. Peccato, ci sarebbe piaciuto portare il nostro piccolo messaggio simbolico di pace e di unione fra i popoli, senza conflitti e senza frontiere. Ma le barriere ci sono, e a noi non rimane che rispettarle. Il paesaggio &egrave; aspro e primordiale, siamo in uno dei posti pi&ugrave; selvaggi e spettacolari di tutto il Pamir occidentale. Soltanto la fertile pianura alluvionale offre dei tratti di verde, punteggiato dal viola dei fiori, che spicca sul rosso rugginoso delle montagne. Ci fermiamo per pranzo in un villaggio poggiato proprio sul fiume burrascoso in un ristorantino buio, ma accogliente. La proprietaria &egrave; gentile e disponibile e&nbsp;Gianluca si lancia nella preparazione di una straordinaria&nbsp; frittatona con cipolla, inaspettata e molto divertente.&nbsp; Viaggi cos&igrave; sanno stravolgere i ruoli e mettere tutti sullo stesso, fondamentale&nbsp; piano dell&rsquo;amicizia e della collaborazione. In ogni caso la frittata &egrave; buonissima, o forse siamo noi ad essere affamatissimi! Ovviamente il pranzo si chiude con l&rsquo;immancabile anguria. Qualcuno inizia a dare segni di cedimento: provate a leggere in qualsiasi guida, troverete scritto che alcuni motociclisti riescono a superare la vallata in pochi giorni; noi lo facciamo dalla mattina alla sera! Perdonaci l&rsquo;eccesso di ego, ma guidare qui ci fa sentire tutti un po&rsquo; grati e un po&rsquo; eroi. Nessuno vuole cedere alla &ldquo;umiliazione&rdquo; della moto caricata sul carrello del van che ci scorta e procediamo uniti sulla nostra strada da sogno. Le nostre moto Guzzi V7III Stone se la cavano egregiamente, nonostante le strade estremamente dissestate, cosparse di buche e il terreno reso viscido dall&rsquo;acqua. Incredibilmente arriviamo a Khorg in perfetto orario e, nonostante l&rsquo;altitudine oltrepassi i 2000 mt , la temperatura &egrave; di 20&deg;, davvero perfetta.&nbsp; A differenza di Dushambe, qui quasi tutti sembrano parlare bene l&rsquo;inglese; ci sistemiamo in albergo e iniziamo a far la conoscenza dei locali, nel clima di leggera eccitazione che precede la grande festa di chiusura del Ramadan del 26 giugno. &nbsp;(Leonardo Lucarelli &ndash; Continua nella prossima puntata)       

Moto Guzzi sulla Via della Seta, 4a puntata

Il settore Custom &egrave; sicuramente un pianeta affollato, ma non smette mai di stupire. Questa splendida Moto Guzzi ne &egrave; una prova: una realizzazione singolare, concepita con fantasia e originalit&agrave;, attingendo ad una cultura motociclistica remota e trasportandola ai tempi attuali utilizzando una moto appartenente ad un passato recente.    FORCELLA DI UN MOTOCARRO - Manualit&agrave; e fantasia: la forcella di un vecchio motocarro e, parallelamente, un articolato lavoro di flex, piegatubi e saldatrice per modificare il telaio che, come &egrave; ben visibile, &egrave; stato completamente ridisegnato nella parte posteriore dove la sospensione &egrave; ora affidata ad un monoammortizzatore schermato.&nbsp; Partendo dal concetto che per avere le cose fatte bene la soluzione migliore &egrave; farsele da s&eacute;, il costruttore ha realizzato artigianalmente quante pi&ugrave; cose possibili. In primis il lungo serbatoio in lamiera di alluminio che prende spunto dalle &ldquo;sottocanna&rdquo; degli anni &rsquo;20 ed &egrave; stato fatto a mano, piegando, saldando e battendo con dei martelletti realizzati per l&rsquo;occasione. Lo stesso &egrave; stato fatto per i fianchetti e i parafanghi.    DA FINANZIERE - Il lavoro &egrave; proseguito con il manubrio, lo scatolato portabatteria posizionato sotto il cambio e uno ovale per riporre la centralina tra i carburatori, la botticella in inox per il recupero degli oli incombusti (un piccolo gioiello che non si vede se non si guarda da vicino). Poi i collettori e i terminali in inox, le ghiere, le aste degli specchietti e il carter coprialternatore in lamiera di ottone battuta a mano, saldata e lucidata (l&#39;originale era in plastica). Dopo molti smonta e rimonta la moto ha preso le forme definitive per essere verniciata con un bel grigio &ldquo;burlanda&rdquo; (cos&igrave; vengono chiamati i finanzieri dalle parti dove la special &egrave; stata realizzata) supportato da filetti neri e oro.    CURA DEI DETTAGLI - A questo punto &egrave; cominciata l&rsquo;opera di rimontaggio e la cura del dettaglio. Il faro anteriore &egrave; un Rick Doss da 6&frac12;&rdquo;, mentre per il posteriore &egrave; stato usato un sifone di lavabo opportunamente tornito per adattarlo ad un faretto aftermarket. Leve e comando gas di una vecchia Zundapp, interruttori a bottoncino e freni moderni,&hellip; un mix shakerato con pi&ugrave; di 600 ore di lavoro, ma il risultato non ha bisogno di commenti. 

Una special d&rsquo;autore che esce dal coro, attingendo ad un passato glorioso e ad una visione originale del concetto custom. &nbsp;

Moto Guzzi SP 1000 by Michele Galante: anni ruggenti

        &nbsp;&ldquo;Per secoli, dal graduale abbandono della Via della Seta in poi, la linea del deserto del Kara Kum Turkmeno fino al deserto del Takla Makan nel Turkestan cinese &egrave; rimasta uno dei luoghi meno attraversati del pianeta. Finch&eacute; all&rsquo;inizio del Novecento, quasi all&rsquo;improvviso, alcuni fra i migliori &ndash; e pi&ugrave; visionari &ndash; studiosi di cose antiche hanno deciso, tutti insieme, di partire alla scoperta delle civilt&agrave; che si dicevano sepolte, e intatte, sotto la sabbia.&rdquo;&nbsp;Peter Hopkirk, Diavoli Stranieri sulla Via della Seta Il programma che mi hanno consegnato, quando mi &egrave; arrivata la comunicazione che sarei stato il fotografo e il cantastorie della nuova avventura di Riso Scotti e Moto Guzzi, inizia con questa citazione di Peter Hopkirk. Beh, non ci crederete, ma Hopkirk &egrave; uno dei miei autori preferiti, ho iniziato con &ldquo;Il Grande Gioco&rdquo; e da l&igrave; ho letto tutti i suoi libri, immaginando quell&rsquo;epopea di avventurieri, Khan, spie, esploratori, eserciti che si &egrave; compiuta a cavallo tra il XVIII e gli inizi del XX secolo in una delle zone pi&ugrave; calde del pianeta, l&rsquo;antico Industan. Conoscere la storia di queste terre ci aiuta a capire anche il nostro quotidiano e i tigg&igrave; che vediamo tutti i giorni, a comprendere perch&eacute; l&rsquo;Afghanistan &egrave; uno snodo cruciale del potere mondiale e perch&eacute; nell&rsquo;Asia Centrale ci sono due cose che fanno dalla notte dei tempi: commerciare e combattere. Ovviamente non sono qui per fare analisi socio-politiche, ma per raccontarvi un viaggio unico, di quelli che quando parti gli amici ti dicono &ldquo;&egrave; il viaggio della vita&rdquo;, con una punta di (sanissima) invidia. Ma davvero sono strade in cui bisognerebbe andare almeno una volta nella vita, perch&eacute; da qui &egrave; passata gran parte della nostra storia e dei commerci che hanno fatto grandi Genova e Venezia. E proprio l&rsquo;Asia centrale &egrave; stata l&rsquo;ago della bilancia di equilibri mondiali che hanno visto uno dei due piatti muoversi sotto al peso della Russia, quella zarista prima, quella socialista dopo. Ma basta chiacchiere, &egrave; ora di partire! Gli imprevisti rendono memorabili i viaggi. Partendo da questo (sacrosanto) assunto, le premesse dovrebbero essere ottime; il mio primo imprevisto, infatti, &egrave; stato non poter partire con tutto il gruppo alla volta dell&rsquo;Iran. Purtroppo mentre i visti per Tagikistan e Uzbekistan sono relativamente facili da ottenere (quello per il Kirghizistan si prende tranquillamente alla frontiera), l&rsquo;iter &egrave; pi&ugrave; complesso per il Turkmenistan. E, a quanto pare, fotografi e giornalisti non lo ottengono facilmente. Infatti a me, che sono ambedue le cose, viene negato l&rsquo;ingresso nel paese. Risultato: volo da solo fino a Tashkent, dove incontro il simpaticissimo Bex, mia guida e angelo custode. Insieme prendiamo un altro aereo diretti a Urgench (capoluogo della provincia del Khorezm e classica citt&agrave; sovietica dalla pianta a griglia con strade enormi e piazze vuote, affascinante nella sua austerit&agrave;), per poi raggiungere Khiva in automobile.&nbsp; E qui aspettiamo il resto del gruppo di guzzisti, che nel frattempo hanno lasciato l&rsquo;Iran e stanno attraversando il deserto del Karakum Turkmeno (senza di me, sigh!). Ci vuole sempre un po&rsquo; per carburare, quando ci si trova catapultati in un luogo tanto diverso da quello in cui sei abituato a vivere. Cos&igrave; inizio a scattare, che &egrave; la cosa che mi riesce meglio. Il cielo sembra un opale screziato d&rsquo;arancione appena lucidato, il pomeriggio allunga le sue ombre sui palazzi di una Khiva quasi vuota, irreale, nella quale rimbombano i passi e le risate dei bambini che provano a catturare le cavallette con le mani, quando salgo sulla torre di guardia della Kuhna Ark l&rsquo;ultimo spicchio di sole sta incendiando le facciate dei meravigliosi palazzi rivolti a occidente, mentre sullo sfondo sfumano le basse case popolari a pianta quadrata di paglia e fango. &Egrave; uno di quei momenti in cui ogni cosa ha il sapore che dovrebbe avere e l&rsquo;esatto colore, poso la macchina fotografica e mi godo questa rara sensazione di pienezza. Ho imparato la mia prima parola in Uzbeko,&nbsp;rakhmat. Significa &ldquo;grazie&rdquo;. (Leonardo Lucarelli &ndash; Continua nella prossima puntata) (Nella foto: Pronti ad affrontare il deserto rosso. Khiva ti lasciamo)       

Moto Guzzi sulla Via della Seta, la 3a puntata

        L&rsquo;8 settembre alle ore 15 prenderanno il via i festeggiamenti ufficiali con l&rsquo;obiettivo di scrivere un nuovo capitolo del Motoraduno Internazionale Citt&agrave; della Moto Guzzi, un appuntamento con la gloriosa Casa motociclistica di Mandello del Lario che ogni anno si rinnova attraverso iniziative culturali e gli eventi dedicati agli appassionati in arrivo da tutto il mondo, in sella alle bicilindriche e non solo. Il motoraduno internazionale rappresenta un weekend organizzato in un&rsquo;atmosfera che cattura ogni visitatore attraverso il fascino di una storia italiana raccontata da 96 anni di moto, di corse e di personaggi. Un &lsquo;quasi centenario&rsquo; per questa nuova edizione 2017 che si svolger&agrave; in una delle localit&agrave; pi&ugrave; caratteristiche che si affacciano sul ramo lecchese del Lago di Como. Un momento di aggregazione nel rispetto dell&rsquo;amore e della grande passione che tutti gli amanti delle moto, e in particolare quelli dello storico marchio italiano, sanno esprimere in ogni occasione. L&rsquo;esperienza degli anni passati ha convinto i Moto Club del territorio e l&rsquo;Amministrazione Comunale a dare vita, lo scorso aprile, ad un comitato permanente - Comitato Motoraduno Internazionale - dedicato all&rsquo;organizzazione del raduno di settembre, affinch&eacute; questo evento che coinvolge migliaia di appassionati dello storico marchio lariano, divenga un appuntamento annuale. Per la prima volta, sotto la stessa organizzazione, si ritrovano tutti gli amanti del motociclismo di Mandello: lo storico Moto Club Carlo Guzzi, il Moto Guzzi Club Mandello, il Moto Club Moto Guzzi GP, l&rsquo;associazione motociclistica I Laghee, la Pro Loco Mandello del Lario, il GAL Gruppo amici di Luzzeno e l&rsquo;Amministrazione Comunale. Un comitato senza scopo di lucro, animato da un obiettivo comune, ovvero creare un evento unico e che trovi riconoscimento negli anni, divenendo un appuntamento di riferimento per i Guzzisti, i motociclisti e gli appassionati di tutto il mondo: il Motoraduno Internazionale Citt&agrave; della Moto Guzzi ha l&rsquo;ambizione di diventare il pi&ugrave; importante raduno motociclistico d&rsquo;Italia. Tante le conferme degli eventi che hanno riscosso successo nelle scorse edizioni, e molte le novit&agrave;. Tra gli eventi saranno in evidenza: Moda e motori: le vetture da Record&nbsp; Senti le vibrazioni: le Guzzi da corsa e il patto d&rsquo;astensione&nbsp; Moto Guzzi a &lsquo;tre ruote&rsquo; Contest Special Caf&eacute; Racer: le speciali del Taj Custom Road: la vetrina dedicata alle moto customizzate La Guzzi come compagna di viaggio: la via del Naco La regolarit&agrave; secondo Carlo Guzzi: la 2a edizione di Motoaquila La Guzzi e i mandellesi: il premio bont&agrave; Umberto Viettone Guzzi e scultura: Ettore Gambioli, artista e Guzzista, esporr&agrave; a Mandello del Lario Innovatour: un evento legato al progetto &lsquo;La Rete Nazionale citt&agrave; dei Motori&rsquo; Lotteria 2017: il premio finale &egrave; una bellissima V7 II Caf&eacute; Racer Russian devils: il muro della morte Intrattenimento musicale e giochi pirotecnici Il legame speciale con il territorio: timbratura evento speciale Passaporto #inLombardia Il 96&deg; Motoraduno Internazionale Citt&agrave; dei Motori ha ottenuto il Patrocinio dall&rsquo;Assessore allo Sport e Politiche per i Giovani della Regione Lombardia e dal Comune di Mandello del Lario. Sono sponsor di questo evento: Acel, Digimedia, Agostini e Tucano Urbano. Le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili sul sito ufficiale  &nbsp;        

96&deg; Motoraduno Citt&agrave; della Moto Guzzi

96° Motoraduno Città della Moto Guzzi

        &ldquo;Alle 12:00 del nostro &ldquo;mercoled&igrave; da leoni&rdquo; confluiamo nell&rsquo;ampia area check-in dell&rsquo;aeroporto di Malpensa. Suscitiamo un minimo di curiosit&agrave; con le nostre giacche e stivali da moto indosso, nonostante la temperatura esterna superi i 30&deg;; nessuno di noi ci bada per&ograve;, siamo troppo concentrati sull&rsquo;avventura che ci aspetta, pervasi da quello stato d&rsquo;animo di serena curiosit&agrave; condita al tempo stesso da un pizzico di trepidazione, nell&rsquo;attesa del nostro lungo viaggio verso l&rsquo;ignoto, il non conosciuto. Biglietti, bagagli, controlli, gate &hellip; ci spostiamo in massa lungo il tunnel d&rsquo;imbarco dove rimbombano i nostri passi e le nostre chiacchiere di viaggiatori!, cos&igrave; racconta il diario di viaggio dei 22 piloti che spingeranno le loro moto fino in Cina.. &ldquo;La hostess della Turkish Airways ci sorride, non immagina sicuramente quale &ldquo;rotta&rdquo; stiamo per intraprendere con le nostre Moto Guzzi; nei nostri sguardi la fiera consapevolezza di affrontare un viaggio fuori dall&rsquo;ordinario e, quindi, straordinario! &nbsp;&ldquo;Sono quasi le 2:00 del mattino quando atterriamo a Mashhad, in Iran.&nbsp;Abbiamo proprio la sensazione di &ldquo;entrare&rdquo; in qualcosa di insolito: regna un silenzio assoluto, nessuna presenza di turisti, una enorme effigie dell&rsquo;Ayatollah Khomeini ci scruta dalla parete&rdquo;, prosegue il racconto del piloti. &nbsp;&ldquo;Eccoci prestissimo in dogana, armati della nostra miglior pazienza: sappiamo che non sar&agrave; n&eacute; semplice n&eacute; veloce. Ci rimarremo infatti oltre 3 ore, a compilare montagne di documenti (tutto rigorosamente a mano) e a cercare di familiarizzare con le quasi 40 persone che a vario titolo si occupano di noi: siamo in una delle citt&agrave; pi&ugrave; grandi dell&rsquo;Iran, eppure solo noi stiamo impegnando la dogana, e il nostro carico effettivamente insolito suscita grande curiosit&agrave;. &ldquo;All&rsquo;interno di un capannone ingombro di un incredibile mix di oggetti &hellip; eccole! Le avevamo salutate a Milano e ritrovarle qui &egrave; una grande emozione (oltre che un sollievo): le nostre 22 Moto Guzzi V7 III Stone ci strizzano l&rsquo;occhio, hanno voglia di rombare. &ldquo;Oltre 35 gradi; ci mettiamo per strada, nell&rsquo;attraversare Mashhad, e ci rendiamo subito conto di &ldquo;fare notizia&rdquo;! Molte macchine si accodano, ci suonano: vogliono capire chi siamo, che moto sono, anche quanto costano&rdquo;. &ldquo;Il viaggio inizia veramente qui - &nbsp;Oggi finalmente facciamo &ldquo;amicizia&rdquo; con le nostre Moto Guzzi: ci aspettano i primi 300 km, per prendere confidenza. Partiamo verso le montagne di confine, attraversando un paesaggio che pian piano muta da piana arida e desertica ad un susseguirsi di colori che animano le vallate e i canyon, in cui i minerali lavorati dall&rsquo;acqua e dall&rsquo;aria hanno prodotto un&rsquo;incredibile tavolozza. Sono 200 km di full immersion con la natura. Non incontriamo praticamente nessuno. Saliamo il Kopet Dag, la catena montuosa situata tra Iran e Turkmenistan: &egrave; immensa, si estende a perdita d&rsquo;occhio per circa 650 km lungo il confine asiatico. La sommit&agrave; &egrave; a 3191 metri ed &egrave; l&igrave; in cima che incredibilmente c&rsquo;&egrave; la frontiera! &ldquo;Pu&ograve; apparire una stranezza, ma si spiega con la lunga inimicizia tra i due Paesi divisi dalla religione (sciiti gli iraniani, sunniti i turkmeni) e da interessi economici e politici contrastanti. &ldquo;E&rsquo; una delle frontiere pi&ugrave; difficili al mondo, e ce ne accorgiamo, sia per la lunga e faticosa burocrazia, sia per l&rsquo;atmosfera molto militarizzata. E&rsquo; una barriera vera, dura, con un sistema di difesa organizzato in ben 5 presidi di protezione dei confini. Per cui, passato il primo controllo, saranno altri 4 ad attenderci, in un susseguirsi di filo spinato, torrette armate, militari con cani da assalto. Siamo gli unici a voler passare, oggi, e indubbiamente la nostra colonna di centauri deve apparire strana, ma rimane festosa e non ci facciamo scalfire dall&rsquo;accoglienza fredda. Ci controllano qualsiasi cosa, pare vogliano persino smontare le moto, ma alla fine passiamo, indenni, a parte il drone di Riccardo, il nostro film maker, che viene piombato un po&rsquo; con mala grazia affinch&eacute; in nessun caso possa essere utilizzato in territorio turkmeno per riprese che mai verrebbero autorizzate. L&rsquo;arrivo nella capitale - "Cinque ore e molta pazienza dopo, eccoci in Turkmenistan. La capitale, Ashgabat, dista solo 50 km, e anche questo fa comprendere il perch&eacute; di tanta prudenza a concedere il visto d&rsquo;ingresso. "Arriviamo, stanchi ed accaldati, e ci accoglie una citt&agrave; inaspettata: &egrave; tutto bianco, con un&rsquo;illuminazione sfarzosa, esagerata. La attraversiamo, con la sensazione di essere a tratti a Montecarlo, per l&rsquo;eleganza curata, ma anche a Dubai per la grandiosit&agrave; dei palazzi; lo scintillio sfavillante del milione di luci colorate suggerisce invece Las Vegas! Che citt&agrave; incredibile! Solo qualche scatto oggi, domani la visiteremo e ne capiremo meglio le logiche. "Al momento, i 45 gradi ci stanno sciogliendo e abbiamo bisogno di un po&rsquo; di riposo. Il clima &egrave; un po&rsquo; faticoso, anche se siamo davvero ben equipaggiati: giacche e caschi Dainese sono veramente eccezionali; con il loro sistema di traspirazione ci consentono un continuo ricambio d&rsquo;aria e questo &egrave; importantissimo per mantenere comunque una sensazione di benessere, anche durante la guida. &ldquo;Quella che vediamo oggi &egrave; l&rsquo;Ashgabat della post indipendenza concepita dal Presidente&nbsp;Niazov. I proventi di&nbsp;gas&nbsp;e&nbsp;petrolio&nbsp;degli ultimi venti anni (il Turkmenistan &egrave; il terzo produttore al mondo di gas naturale!) sono serviti a finanziare un capitolo tutto nuovo dell&rsquo;esistenza della citt&agrave;. Mentre la visitiamo, si conferma l&rsquo;impressione che ne avevamo avuto all&rsquo;arrivo ieri: Ashgabat &egrave; una citt&agrave; incredibile! L&rsquo;effetto &egrave; davvero quello di una &ldquo;cattedrale nel deserto&rdquo;. &ldquo;Tra il deserto del Karakum, che le nostre Moto Guzzi V7 III affronteranno&shy; tra poco, e le pendici della catena montuosa Kopet Dag, da cui proveniamo, la citt&agrave; si trova nell&rsquo;oasi di Akhal Tekin ad un&rsquo;altitudine di circa 230 mt. Il clima &egrave; arido-desertico. &ldquo;Nell&rsquo;ottobre del 1948, venne completamente distrutta da un devastante terremoto. Vi furono oltre 110.000 morti, pari a due terzi della popolazione. Per cinque anni l&rsquo;accesso alla zona fu interdetto per permettere il recupero delle vittime, di rimuovere le macerie e di ricostruire la citt&agrave; che fu riprogettata su un perfetto reticolato di vie perpendicolari. La ricostruzione &egrave; avvenuta con una perizia fuori dal comune, nel rispetto di regole ferree, come ad esempio l&rsquo;utilizzo di travertino bianco &ndash; esclusivamente bianco! &ndash; per tutti i palazzi. Una vera e propria fissazione del presidente che desiderava per la sua citt&agrave; il Guinness dei primati, anche per le luci: sono centinaia di migliaia, sfavillanti, di tutti i colori. Per&ograve; non esistono insegne: &egrave; vietato, e i negozi cos&igrave; non si riconoscono. &ldquo;Non possiamo fotografare palazzi governativi; in realt&agrave; ci proviamo, ma veniamo &ldquo;gentilmente&rdquo; invitati a non rifarlo! Ci riproviamo con il mercato russo, chiaro segno della passata dominazione. Ma non l&rsquo;unico. Il carattere, l&rsquo;atteggiamento stesso delle persone che incontriamo &egrave; stato indubbiamente e profondamente influenzato. Nessun sorriso, nessuna confidenza. Non possiamo dire di incontrare ostilit&agrave;, ma di certo freddezza e distanza. D&rsquo;altronde sono abituati a rituali per noi inconcepibili: quando il presidente passa per le strade, ad esempio, nessuno &egrave; autorizzato nemmeno ad affacciarsi alle finestre, pena multe molto severe. &ldquo;Un mondo surreale - Un Paese a suo modo unico al mondo, caparbio nel difendere la sua neutralit&agrave; ed indipendenza, con una palese mania di grandezza che si riversa nell&rsquo;architettura, negli arredi. Tra l&rsquo;altro, scopriamo che sono moltissimi gli artigiani italiani incaricati durante la ricostruzione e sar&agrave; un italiano famoso a firmare la regia dei giochi olimpici asiatici che si terranno qui il prossimo settembre: Marco Balich, l&rsquo;immaginifico regista veneziano che ide&ograve; l&rsquo;inaugurazione dei Giochi di Rio. &ldquo;Percorriamo ancora le strade, e capiamo come la capitale stia vivendo un momento di boom economico e come il suo profilo architettonico sia in continua evoluzione. Una cosa curiosa &egrave; che i nomi delle strade sono stati sostituiti negli ultimi anni di vita del&nbsp;presidente Niyazov&nbsp;da numeri, il che ha contribuito a rendere ancora pi&ugrave; caotico l&rsquo;orientamento in citt&agrave; anche in virt&ugrave; del fatto che, essendo i nomi delle vie gi&agrave; cambiati nel passaggio tra il periodo sovietico e quello dell&rsquo;indipendenza negli anni Novanta, la stessa strada pu&ograve; essere indicata con tre nomi diversi a seconda dei casi. &ldquo;Sono molte le&nbsp;stranezze&nbsp;di questo paese; tra queste, i prezzi esorbitanti dei&nbsp;musei&nbsp;accanto ad attrazioni gratuite. Un&rsquo;altra cosa incredibile &egrave; la ruota panoramica, voluta dal presidente, ma chiusa in una sorta di guscio a causa della temperatura insostenibile: volteggiare a 50 gradi ad alta velocit&agrave; avrebbe causato non pochi problemi; cos&igrave;, lo si pu&ograve; fare, ma &ldquo;sotto vetro&rdquo;, in un ambiente condizionato! &ldquo;Abbandonando questo mondo surreale, si pu&ograve; entrare in contatto anche con il volto tradizionale di Ashgabat nello spettacolare&nbsp;Bazar di Tolkuchka, un enorme mercato alla periferia della citt&agrave; dove si pu&ograve; comprare e contrattare veramente di tutto, dai gioielli ai cammelli, dalla frutta agli accessori per la casa, passando per ogni sorta di abbigliamento. Il pezzo forte &egrave; sempre il&nbsp;commercio di tappeti. &ldquo;Ora ci attende il deserto. Siamo pronti e anche un po&rsquo; emozionati&hellip;&rdquo; (Leonardo Lucarelli &ndash; Continua nella prossima puntata) Qui la 1&deg; puntata &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;       

Il 14 giugno sono partiti da Malpensa 22 piloti pronti per percorrere in sella a ventidue esemplari di V7 III Stone la rotta di Marco Polo, fino in Cina, passando per il miraggio di Samarcanda. Ecco le prime giornate

Moto Guzzi sulla Via della Seta, 2a puntata

Dal 14 giugno, per 18 giorni, una spedizione di motociclisti partir&agrave; dall&rsquo;Iran e attraverser&agrave; 6 differenti Paesi per approdare in Cina. Circa 4.000 km sulla mitica Via della Seta (e del riso), che porter&agrave; due storici marchi italiani ad uno straordinario incontro e confronto di culture: con Riso Scotti, infatti, saranno protagoniste del viaggio ben 22 Moto Guzzi V7 III Stone, che affronteranno 3 passi di montagna fin oltre i 4.500 metri di altitudine, il deserto Turkmeno e la Porta dell&rsquo;Inferno, l&rsquo;incredibile Altopiano del Pamir lungo il confine afgano. Il tutto, passando sei frontiere: Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan, e infine Cina, con arrivo a Kashgar.  Si tratta di un progetto sociale a favore dei bambini dell&rsquo;Asia. La scuola, l&rsquo;istruzione e la stessa sussistenza dei bambini non sono scontare in Paesi come Uzbekistan. Dopo l&rsquo;indipendenza dall&rsquo;unione sovietica nel 1991, il paese versa in condizioni economiche sociali critiche. Riso Scotti sosterr&agrave; le popolazioni di Samarcanda e Tashkent, attraverso un aiuto concreto alle associazioni che offrono un sistema di accoglienza alternativo, grazie a programmi di rafforzamento familiari, per evitare che i bambini vengano abbandonati o sfruttati dalle famiglie in difficolt&agrave;.  L&rsquo;equipaggiamento di tutti i partecipanti al viaggio sar&agrave; Dainese, che ha tenuto a provvedere l&rsquo;outfit pi&ugrave; adeguato per il clima e le sollecitazioni che un percorso misto presenter&agrave; ai 22 motociclisti. 

Ventidue esemplari di V7 III Stone saranno on the road in sella sulla rotta di Marco Polo, fino in Cina, passando per il miraggio di Samarcanda.

Moto Guzzi V7 III Stone sulla Via della Seta

Discendente diretto del Modello C 500 del 1938 (universalmente conosciuto come Condor), il Dondolino viene immesso sul mercato nel 1946 e, rispetto al suo predecessore, vanta migliorie interessanti ai freni e alle sospensioni posteriori, oltre che a livello estetico.&nbsp;Rispetto al Condor anche il motore era potenziato. Gi&agrave; agli esordi dichiarava 33 CV a 5.500 giri/min. L&rsquo;incremento era frutto di un nuovo diagramma di distribuzione, maggiore compressione valvole maggiorate e un carburatore di&nbsp;35 mm &Oslash;.&nbsp;  Il motore a sviluppo orizzontale disponeva di testa e cilindro in lega leggera, con le sedi delle valvole e la canna in materiale riportato. La distribuzione ad aste e bilancieri comandava delle valvole in testa inclinate e la cilindrata effettiva era di 498,4 cm&sup3; (88 mm&nbsp;x 82 mm), con il rapporto di compressione di 8,5:1. Accensione a magnete, frizione a dischi multipli in bagno d&rsquo;olio e cambio a quattro rapporti completavano il quadro.  Nel 1948 viene aggiunto un terzo cuscinetto di banco, che trova alloggio nel coperchio della trasmissione primaria. Questa versione detta &ldquo;Faenza&rdquo; prende il nome dalla localit&agrave; dove avvenne il suo esordio.&nbsp;La ciclistica prevedeva un telaio in tubi e lamiera con un interasse di 1470 mm. La forcella era a parallelogramma e la sospensione posteriore a molla e contromolla. Le ruote di&nbsp;21&rdquo; montavano pneumatici da 2,75 all&rsquo;anteriore e da 3,00 al posteriore. I freni erano a tamburo con cartella laterale. Quello anteriore, di ben 260 mm di diametro, aveva l&rsquo;esclusiva caratteristica di avere tutti i leveraggi di comando interni, cos&igrave; da mostrare un piatto portaceppi liscio e aerodinamico.  Il Dondolino pesava solo 128 kg ed era in grado di raggiungere i 170 Km/h, questo fece s&igrave; che diventasse (assieme alla rivale Galera Saturno) la 500 da corsa pi&ugrave; diffusa tra i piloti privati del dopoguerra, diventando protagonista di innumerevoli vittorie sia in circuito, sia nelle gare in salita.  Vinse anche un gran numero di Campionati minori, ma questa macchina &egrave; ricordata soprattutto per le sue doti di robustezza che per quattro anni consecutivi, dal&rsquo;50 al &rsquo;53, le consentirono di vincere una gara massacrante come la Milano/Taranto, incoronandola regina delle gare di Granfondo.&nbsp;Il segreto di tanta tenacia era che il Dondolino veniva montato manualmente, con un elevatissimo standard qualitativo, in piccole serie di 25 o di 50 moto per volta, all&rsquo;interno del Reparto Corse della Moto Guzzi.&nbsp;Rest&ograve; in produzione fino al 1951. 

Considerata la regina delle corse di Granfondo, il Dondolino fu una delle moto da competizione da mezzo litro pi&ugrave; diffuse tra i corridori privati del dopoguerra.

Moto Guzzi Dondolino 500: racing postbellico

        Con l&rsquo;arrivo della primavera Moto Guzzi lancia una serie di promozioni valevoli fino al 31 marzo. CHECK UP - Presso le officine autorizzate si potr&agrave; beneficiare di un check up gratuito per i seguenti componenti: freni, batteria, pneumatici, candela, filtro olio e aria. SCONTO - Inoltre arriva l'opportunit&agrave; di usufruire di uno sconto del 20% per i clienti Piaggio, Vespa, Aprilia e Moto Guzzi su tutti i ricambi originali. Sostituzione batteria a partire da 19 euro per clienti Piaggio e Vespa di veicoli 50cc 2T. SUPERVALUTAZIONE DELL&rsquo;USATO - Sempre fino al 31 marzo si pu&ograve; permutare la vecchia moto approfittando di un bonus di supervalutazione pari a &euro; 1000 sull&rsquo;acquisto di una nuova Moto Guzzi V9 Roamer o Bobber, approfittando anche del finanziamento a TAN 0% TAEG 1,75%       

Fino al 31 marzo nelle officine autorizzate un check up gratuito, sconto sui ricambi e un bonus di mille euro sulla V9 Roamer o Bobber.

Moto Guzzi: incentivi all'acquisto e ai check up

Max Biaggi di nuovo sella&hellip; al 67&deg; Festival di Sanremo 2017. L&#39;ex campione del mondo della 250 GP e della SBK &egrave; appare nel video della canzone &ldquo;Ora esisti solo tu&rdquo; che Bianca Atzei ha cantato al Festival della canzone italiana, sul palco del teatro Ariston.    UNA MOTO GUZZI SPECIALE -&nbsp;Dato il legame che c&#39;&egrave; tra la Piaggio e Biaggi, nel video non poteva non comparire una Moto Guzzi, il brand pi&ugrave; &ldquo;stiloso&rdquo; del Gruppo. Max, alla fine del video fa salire Bianca Atzei su una Silver Knight, che non &egrave; una moto di serie ma la special su base Moto Guzzi V9 realizzata da OMT Garage. 

L&#39;ex campione della 250 GP e della SBK compare nel video della canzone &quot;Ora esisti solo tu&quot;, che Bianca Atzei ha cantato sul palco dell&#39;Ariston.

Max Biaggi torna in sella... al Festival di Sanremo

La stagione motociclistica si &egrave; aperta con il Motor Bike Expo, a Verona dal 20 al 22 gennaio, dove &egrave; ormai consueta la partecipazione di Moto Guzzi e Aprilia.&nbsp;Al Padiglione 4 sono esposte le novit&agrave; di Mandello del Lario, come la V7 III rinnovata e disponibile in differenti versioni, la V9, declinata nelle versioni Roamer e Bobber e la bagger MGX-21 spinta dal grande V Twin da 1400 cc.  Nell&rsquo;ambito di una manifestazione dedicata alle moto custom e alle special, quale &egrave; il Motor Bike Expo, Moto Guzzi punta a partecipare come prima attrice: grazie alla vasta gamma di accessori originali, infatti, Moto Guzzi V7 III si dimostra particolarmente adatta a possibilit&agrave; di customizzazione che consentono di creare una special su misura. Interpretando questa vocazione, Moto Guzzi ha dato vita anche a due speciali versioni di V7 III: Racer e Anniversario, quest&rsquo;ultima dedicata ai cinquant&rsquo;anni dalla nascita della prima V7.  La sensibilit&agrave; del brand verso il mondo della personalizzazione &egrave; raccontata nelle pagine di Garagemotoguzzi.com, laboratorio online di sperimentazione estetico-funzionale, che rappresenta la porta d&rsquo;ingresso virtuale nel mondo della customizzazione Guzzi. Facendo leva sulle due anime distintive di V9, Moto Guzzi presenta un set di accessori denominato &ldquo;Dark Soul&rdquo;, in grado di dare una connotazione pi&ugrave; aggressiva a V9 Bobber.  Allo stand di Moto Guzzi sono esposte alcune special radicalmente modificate e interpretate da riconosciuti preparatori del settore. L&rsquo;inedita Project 78, rivisitazione stilistica realizzata da OMT Garage sulla base della nuova V7 III ed ispirata alla famosa 8 cilindri dell&rsquo;Aquila di Mandello.  Il Bike Expo di Verona &egrave; anche il palcoscenico per presentare la seconda stagione di Lord of the Bikes, il talent show che mette alla prova l&rsquo;abilit&agrave; dei migliori customizzatori professionisti nella preparazione delle Moto Guzzi. Dopo il successo ottenuto lo scorso anno, Il programma che ha portato la Moto Guzzi in tv come protagonista delle personalizzazioni andr&agrave; in onda nella sua seconda stagione dal 26 di febbraio ogni domenica alle 22:50 su Sky Uno HD. Confermati tutti i validi membri della giuria, alla quale quest&rsquo;anno si affianca Gianfranco Guareschi, da sempre legato al marchio Moto Guzzi per i successi sportivi (nel 2006 e nel 2007 ha vinto la Battle of Twins a Daytona in sella alla magnifica MGS-01) e per l&rsquo;abilit&agrave; nella preparazione nelle bicilindriche di Mandello.  Inoltre in questa stagione i preparatori potranno scegliere su quale modello Moto Guzzi cimentarsi nella customizzazione: Audace, Eldorado, Griso, V9 Roamer e V9 Bobber. La finale avr&agrave; invece come oggetto la nuovissima V7 III, che si presta maggiormente a rivisitazioni anche radicali. Presso lo spazio espositivo sono esposte alcune delle special create dai preparatori che hanno partecipato alla prima stagione del contest.  APRILIA  Al Padiglione 6, stand 10 G, il truck Aprilia GP porta a Verona l&rsquo;atmosfera del paddock, accompagnando l&rsquo;esposizione delle motociclette venete dedicate allo sport.  La punta di diamante &egrave; la RSV4, nella sua ultima versione 2017, la supersportiva per eccellenza, che nel mondiale SBK ha gi&agrave; vinto sette titoli iridati; presente anche il forte pilota Aprilia in SBK Lorenzo Savadori. La dinastia di motociclette naked di Aprilia &egrave; rappresentata da Tuono V4 e dalla sua declinazione dedicata ai pi&ugrave; giovani, la Tuono 125, entrambe progettate con l&rsquo;obiettivo di regalare emozioni nella guida su strada. Presente anche Dorsoduro 900, la fun bike di Aprilia rinnovata nel motore, pi&ugrave; potente e ricco di coppia, e nella ciclistica, pi&ugrave; leggera ed efficace nella guida sportiva.  Aprilia RSV4 &egrave; spinta sino alla sua massima espressione dal progetto &ldquo;Factory Works&rdquo;, che rende disponibile a tutti la stessa tecnologia Aprilia Racing vincente nelle pi&ugrave; selettive competizioni in pista, come la MotoGP. La FW-GP &egrave; il top a cui un pilota possa ambire: &egrave; equipaggiata di motore con distribuzione a valvole pneumatiche da circa 250 CV, derivato da quello che ha corso la stagione 2015 di MotoGP 

I due marchi del Gruppo Piaggio puntano sulla personalizzazione. Aprilia mette in mostra anche le moto sportive: dalla RSV4 alla FW-GP, con il motore derivato dall&#39;Aprilia MotoGP

Motor Bike Expo: le novit&agrave; di Moto Guzzi e Aprilia

        A cinquant&rsquo;anni dal lancio del primo esemplare, Moto Guzzi presenta il terzo atto di un&rsquo;opera prima: V7 III. La sfida nell&rsquo;introdurre la nuova versione di una motocicletta cos&igrave; blasonata, ricca di storia e di successi, &egrave; delle pi&ugrave; difficili, considerando che V7, dal 2009 la pi&ugrave; venduta del marchio, costituisce la moto d&rsquo;ingresso nel mondo di Moto Guzzi, il modello dedicato anche al pubblico femminile, oltre che ai giovani desiderosi di possedere una delle motociclette iconiche della produzione di Mandello del Lario.&nbsp; Come lo &egrave; stato per V7 II rispetto alla primogenita V7, anche per V7 III il rinnovamento &egrave; cos&igrave; profondo da meritarsi di portare avanti la numerazione progressiva con i simboli romani, che da sempre distingue le Moto Guzzi pi&ugrave; popolari e longeve, come Le Mans e California. V7 III &egrave; il risultato della passione e del coraggio della Moto Guzzi di oggi, che ha rinnovato la sua best seller, lasciando inalterati carattere e autenticit&agrave;.&nbsp; V7 III &egrave; disponibile nelle tre note e apprezzate versioni Stone, Special e Racer, le quali rispetto al passato, guadagnano connotazioni pi&ugrave; forti e una maggiore differenziazione tra loro. Anche V7 III propone un modello dall&rsquo;anima dark, contraddistinto dalle grafiche total black, ovvero la Stone e uno pi&ugrave; classico dominato dalle cromature, pi&ugrave; in linea con il design della progenitrice, che &egrave; la Special. La Racer invece rappresenta la storia dei successi sportivi di Moto Guzzi, vincitrice, al momento del ritiro dalle corse (nel 1957), di 15 titoli mondiali e 11 Tourist Trophy. La gamma V7 ora si ampia: Moto Guzzi rende omaggio ai cinquant&rsquo;anni di V7 introducendo una quarta versione, denominata Anniversario, serie numerata e limitata in soli 750 esemplari, caratterizzata da inediti dettagli. La &ldquo;settemezzo&rdquo; di Mandello, del resto, ha dimostrato essere un&rsquo;ottima base di partenza per progetti di customizzazione; infatti &egrave; stata protagonista di Lord of the Bikes, il primo talent show televisivo, andato in onda in Italia su Sky, dedicato alla customizzazione delle motociclette, che ha portato Moto Guzzi sul piccolo schermo. La gamma di accessori originali Moto Guzzi, gi&agrave; molto ricca su V7 II, nasce come parte integrante del progetto e si allarga ulteriormente. V7 III quindi si presta a un&rsquo;eccezionale possibilit&agrave; di personalizzazione, per creare la propria special su misura, come un abito sartoriale. &nbsp;Nonostante la V7 III sia stata ampiamente rinnovata, i prezzi delle versioni attualmente gi&agrave; disponibili Stone e Special sono inferiori a quelli dei precedenti modelli di V7 II. Moto Guzzi V7 III Stone: 7.990 euro f.c. Moto Guzzi V7 III Special: 8.490 euro f.c. Le Moto Guzzi V7 III Racer e V7 III Anniversario saranno disponibili da met&agrave; febbraio 2017. I prezzi non sono ancora stati resi noti.       

Nonostante la V7 III sia stata ampiamente rinnovata, adesso costa meno. E a febbraio arriva "Anniversario", serie numerata e limitata in soli 750 esemplari

Moto Guzzi: svelati i prezzi della V7 III

&ldquo;Un intervento facile ma di forte impatto estetico&rdquo;, si dice in MIVV. &ldquo;Il cosiddetto slip on&rdquo;che impone la sola sostituzione della coppia di terminali di scarico; i collettori restano quelli originali&rdquo;.  &Egrave; l&rsquo;accoppiamento studiato da MIVV, che per le Moto Guzzi V7, V7II e V9 ha puntato su di un gemellaggio che pone le &ldquo;finiture&rdquo; davanti alle &ldquo;prestazioni&rdquo;, in funzione della vocazione alla personalizzazione elegante e non spinta che tocca i due modelli.  Il corto e aggressivo terminale permette agli utenti delle due Guzzi di scegliere Ghibli in due finiture che seguono i dettami attualmente in auge nei segmenti custom e new classics:    Spazzolato lucido  Verniciato in nero opaco   Il kit MIVV proposto per la V7 si avvale anche di un carter ad hoc: un tocco che migliora ulteriormente l&rsquo;estetica complessiva. Silenziatore e carter si adattano perfettamente al montaggio sulle versioni V7 II Stone e Special e sulla V7 Classic dal 2008 in avanti (nel corso dei prossimi mesi arriver&agrave; la proposta MIVV anche per la Racer).  Il kit MIVV per la V9 (che mantiene il carter originale) si adatta alle due attuali versioni attualmente sul mercato: Roamer e Bobber.  Il Ghibli realizzato per le Moto Guzzi pesa circa la met&agrave; dello terminale originale ed &egrave; omologato: rientra nella normativa legata ai limiti indicati per il rumore allo scarico e, attraverso il KAT removibile (disponibile come optional) &egrave; conforme anche ai limiti imposti sui gas inquinanti.  Prezzo: Coppia Ghibli in inox lucido o verniciato per&nbsp;V7/V7II: &euro; 683,00; per V9 &euro; 622,00. 

L&#39;azienda italiana ha realizzato lo scarico omologato Ghibli corto, dal look r&eacute;tro minimal, che ha un carter dedicato sulle V7,&nbsp;V7II e V9.

MIVV, sound in salsa r&eacute;tro per Moto Guzzi

Per celebrare i 50 anni della nascita del primo modello, la Moto Guzzi introduce la terza generazione della V7, completamente rinnovata.&nbsp;  3 ANIME DIVERSE - La V7 &egrave; disponibile nelle tre note versioni Stone, Special e Racer, che adesso godono di una maggiore differenziazione rispetto al passato (Stone dall&rsquo;anima dark; Special pi&ugrave; classica e in linea con le precedenti; Racer che interpreta il tema sportivo). C&rsquo;&egrave; anche una serie limitata (la Anniverario, prodotta in soli 750 esemplari). Rinnovata la ciclistica, rivisto e migliorato il bicilindrico da 750 cc a V trasversale (Euro 4) che eroga 52 CV 6200 giri, con una coppia massima di 60 Nm a 4900 giri. 

A Milano &egrave; arrivata la terza generazione della fortunata naked &ldquo;classic&rdquo; della Casa di Mandello: ciclistica e motore rinnovati &nbsp;

EICMA 2016: Moto Guzzi V7 III

        Una coppia di motociclisti del Reggimento Corazzieri ha sfilato per le strade newyorkesi durante l&rsquo;edizione 2016 della parata del Columbus Day, che l&rsquo;11 ottobre ha attraversato le strade di New York fino alla Fifth Avenue. Nella giornata di festa che celebra la scoperta delle Americhe, la Guardia d&rsquo;Onore del Presidente della Repubblica Italiana ha sfilato a New York, sul tradizionale percorso tra Quinta Strada e Central Park. Una passerella di eccezione per la pi&ugrave; &ldquo;americana &ldquo; delle bicilindriche lariane, Moto Guzzi California nacque infatti dall&rsquo;allestimento speciale preparato per il Los Angeles Police Department che (era il 1970) scelse le moto italiane per pattugliare le highway californiane. Le Guzzi California Touring, dal giugno scorso sono in dotazione alla guardia d'onore del Presidente della Repubblica Italiana. La Caserma del Reggimento Corazzieri "Maggiore Alessandro Negri di Sanfront" espone, nel Salone delle moto d'epoca, numerose Moto Guzzi storiche che negli anni sono state impiegate nei servizi di scorta al Capo dello Stato. Come tutte le Moto Guzzi, a partire dall&rsquo;anno di fondazione 1921, le California sono costruite a mano nello storico stabilimento di Mandello del Lario. E come tutte le Moto Guzzi combinano la cura per la storia e la tradizione con alti livelli qualitativi di costruzione e le tecnologie pi&ugrave; avanzate, come il pacchetto di controlli elettronici che supporta il potente bicilindrico da 1400 cc, il pi&ugrave; grande &ldquo;V-twin&rdquo; prodotto in Europa.       

Al Columbus Day le California Touring del reggimento Corazzieri sfilano nella parata che celebra la scoperta dell'America

Moto Guzzi a New York

La Moto Guzzi MGX-21 &egrave; diventata realt&agrave; dopo un anno dalla presentazione del prototipo e Miguel Galluzzi ha vinto la sua prima scommessa. La seconda, altrettanto ambiziosa ma non impossibile, sar&agrave; dimostrare al mondo intero che la MGX-21 otterr&agrave; consensi nel mercato americano (che &egrave; tra i pi&ugrave; importanti del mondo a livello di marginalit&agrave;, ovvero di guadagno sulla singola moto venduta), per il quale &egrave; stata pensata.&nbsp;  GLI USA PARLANO HARLEY-DAVIDSON MA... - Il mercato USA &egrave; storicamente legato al marchio Harley-Davidson, che oltre ad avere un indiscutibile fascino, ha anche la pi&ugrave; grande ed efficiente rete vendita dell&rsquo;America. Negli ultimi anni, per&ograve;, &egrave; accaduto qualcosa che ha cambiato sia la forma, sia la sostanza del mercato a stelle e strisce. Un primo indizio che permette di capire ci&ograve; che sta accadendo riguarda l&rsquo;impennata delle vendite dei trike, la maggior parte dei quali sono firmati Harley-Davidson, che su veicoli di questo genere ha addirittura deciso di montare l&rsquo;ultima versione del suo motore, il bicilindrico Milwaukee Eight, una mossa che testimonia l&rsquo;importanza del mercato dei trike per il colosso americano.  CLIENTELA MATURA - L&rsquo;et&agrave; media della clientela Harley-Davidson &egrave; decisamente alta e molti di questi utenti non possono o non vogliono pi&ugrave; guidare una moto, pertanto hanno spostato l&rsquo;attenzione sui trike. Indipendentemente dai gusti degli americani, &egrave; interessante notare che il brand Harley-Davidson ha pi&ugrave; appeal tra i motociclisti maturi che tra quelli giovani e questo, nel medio periodo, potrebbe rappresentare un problema.  OPERAZIONE &ldquo;SVECCHIAMENTO&rdquo; - In sostanza, oggi&nbsp;Harley-Davidson sta facendo i conti con lo stesso problema che BMW ha dovuto risolvere diversi anni fa: ha bisogno di prodotti, operazioni commerciali e di marketing in grado di &ldquo;svecchiare&rdquo; un marchio troppo legato alla tradizione. BMW aveva avviato diverse operazioni legate (molte legate al Motorsport); Harley Davidson deve ancora capire come impostare questa nuova comunicazione.  L&rsquo;ELETTRICA MADE IN MILWAUKEE - Un prova di questa nuova comunicazione si chiama LiveWire, la Harley-Davidson elettrica, pensata per i giovani: non &egrave; ancora realt&agrave; ma, attraverso la LiveWire, il colosso americano ha monitorato le reazioni del pubblico, soprattutto dei giovani che non hanno mai posseduto n&eacute; hanno ancora preso in considerazione l&rsquo;idea di acquistare una bicilindrica di Milwaukee.  LE NEW ENTRY NEGLI USA - In questo &ldquo;cono d&rsquo;ombra&rdquo; (dall&rsquo;enorme valore commerciale) del mercato americano si sono insediati costruttori poco noti in Europa ma che in America stanno facendo le mosse giuste al momento giusto: la Indian, marchio con una storia importante, che agli americani piace, e la Victory, che ha avuto il coraggio di industrializzare una bagger (la Magnum) con la ruota anteriore di 21&rdquo;, soluzione gradita ai motociclisti USA, che nelle loro special montano addirittura ruote anteriori di 30&rdquo; e oltre!  LA MGX-21 HA SOLO UNA COMPETITOR - In pratica, nello sconfinato mercato americano, la MGX-21 per ora ha una sola competitor, la Victory Magnum. Miguel Galluzzi (direttore dell&rsquo;Advanced Design Center del Gruppo Piaggio di Pasadena) vive in California e ha visto da vicino quello che sta accadendo negli USA ed ha capito che c&rsquo;era un segmento di mercato che &egrave; ancora terra di nessuno. Quindi, la MGX-21, come tutte le &ldquo;bagger illustri&rdquo; che arriveranno, non sono esercizi di stile o prodotti di nicchia ma progetti con ampia marginalit&agrave; ed elevati potenziali di vendita. Forse in Europa le bagger non saranno apprezzate ma ora, almeno, &egrave; chiaro il motivo della loro esistenza... 

I giovani americani non hanno gli stessi gusti dei motociclisti pi&ugrave; maturi, cos&igrave;, in uno dei mercati pi&ugrave; ricchi del mondo, non ci sono pi&ugrave; solo Harley-Davidson...

Il cambiamento del mercato USA e il ruolo della Moto Guzzi MGX-21

Va in archivio la tre-giorni della Casa dell&rsquo;Aquila che dal 9 all&rsquo;11 settembre ha visto la partecipazione di ben 25.000 appassionati provenienti da tutto il mondo. Migliaia di motociclisti in sella alla propria Guzzi hanno raggiunto lo stabilimento di Mandello da ogni latitudine, non solo da Polonia, Ungheria e Gran Bretagna ma perfino dall&rsquo;Australia, dalla Cina, dal Giappone e dagli Stati Uniti. L&rsquo;obiettivo quest&rsquo;anno era speciale: festeggiare i 95 anni della fondazione del Marchio, avvenuto ad opera di Carlo Guzzi e Giorgio Parodi.  Per celebrare l&rsquo;anniversario, Moto Guzzi ha organizzato anche quest&rsquo;anno l&rsquo;Open House, il tradizionale appuntamento di met&agrave; settembre. Un record di presenze a dimostrazione della rinnovata giovinezza che il marchio Moto Guzzi sta vivendo grazie al successo delle politiche messe in atto dal Gruppo Piaggio a livello di nuovi prodotti, sia moto sia accessori e life-style, e delle attivit&agrave; svolte per rafforzare la community di appassionati The Clan, che in questi tre giorni ha registrato centinaia di nuovi iscritti.  Come sempre Moto Guzzi ha aperto le porte dello stabilimento per le visite alle linee produttive e al museo storico. Quest&rsquo;anno il programma ha ospitato anche concerti e musica dal vivo e coinvolgenti DJ set. Gi&agrave; dal venerd&igrave; &egrave; stato chiaro che quest&rsquo;anno si sarebbe battuto il record di presenze fatto segnare nell&rsquo;edizione del 2015.  I motociclisti non si sono fatti sfuggire l&rsquo;occasione di provare su strada la attuale gamma Moto Guzzi: oltre 700 test ride hanno avuto protagoniste le poliedriche Moto Guzzi V7II (Stone, Racer, Special e la novit&agrave; Stornello), le possenti California 1400 Touring SE, le sontuose Eldorado, le aggressive Audace, le ultime nate V9 nelle versioni Bobber e Roamer.  Star dell&rsquo;evento &egrave; stata la MGX-21 protagonista all&rsquo;inizio di agosto anche al 76&deg; Sturgis Motorcycle Rally, il pi&ugrave; importante raduno motociclistico mondiale svoltosi nel South Dakota. L&rsquo;arrivo di MGX-21, definita dal pubblico americano come &ldquo;the fastest bagger ever&rdquo;, segna, anche da un punto di vista del prodotto, l&rsquo;avvio del quinquennio che condurr&agrave; al centenario del 2021.  Tra i luoghi pi&ugrave; visitati nella tre giorni a Mandello sono stati la linea di montaggio motori e quella di assemblaggio veicoli, dove nascono le Moto Guzzi. Interesse anche per il Museo Storico, con oltre 150 motociclette, dalla GP delle origini alla MGS-01 passando per la prima Normale prodotta nel 1921: insomma un &ldquo;luogo di culto&rdquo; per coloro che desiderano conoscere i successi e le innovazioni tecnologiche di Moto Guzzi, tra cui la Galleria del Vento, la prima in campo motociclistico, negli anni &rsquo;50.  La Federazione Motociclistica Italiana ha celebrato il traguardo dei 95 anni di Moto Guzzi il cui palmares sportivo vanta ben 15 titoli iridati (8 piloti e 7 costruttori) nel motomondiale: in occasione del concomitante Gran Premio MotoGP di Misano Adriatico, il presidente Paolo Sesti ha consegnato infatti una targa celebrativa a Davide Zanolini, direttore Marketing e Comunicazione del Gruppo Piaggio. 

Edizione speciale degli Open House di Moto Guzzi per festeggiare i 95 anni del marchio dell&#39;aquila. Una grande festa, con test drive e concerti

Moto Guzzi Open House, 25.000 presenze a Mandello

MISANO ADRIATICO - Moto Guzzi torner&agrave; a costruire&nbsp;moto adatte alle competizioni. E la notizia&nbsp;arriva da una fonte pi&ugrave; che attendibile; Davide Zanolini, Direttore Marketing del Gruppo Piaggio. Zanolini ha ricevuto dal presidente della FMI Paolo Sesti una targa con cui &egrave; stato ricordato che Moto Guzzi, da 95 anni, &egrave; un riferimento dell&rsquo;arte meccanica italiana. Dopo la consegna della targa, Zanolini ha parlato del passato ma anche del futuro, dei prossimi cinque anni, che porteranno al centenario della Moto Guzzi.  &ldquo;Il 2021 sar&agrave; per noi un anno importantissimo - ha dichiarato Zanolini -&nbsp;Abbiamo ancora cinque anni di tempo per mostrare tutto il lavoro che stiamo facendo col marchio Moto Guzzi. L&rsquo;arrivo dell&rsquo;omologazione Euro 4 &egrave; stata &ldquo;la scusa&rdquo; per rinnovare e innovare, progettando e costruendo qualcosa di inedito, qualcosa con cui Moto Guzzi potrebbe tornare alle competizioni. Niente MotoGP, dove siamo gi&agrave; molto impegnati col marchio Aprilia, per&ograve; non esiste solo il mondiale prototipi. Dando uno sguardo al passato come non ricordare la regolarit&agrave;...&rdquo;.    Zanolini ha confermato che Moto Guzzi, senza rinnegare il suo passato, costruir&agrave; moto adatte ai giovani.&nbsp;&ldquo;Le Moto Guzzi non sono pi&ugrave; considerate moto per utenti maturi. Piacciono anche ai giovani e stiamo lavorando molto per loro. Nel prossimo quinquennio, infatti, presenteremo molti modelli pensati per piacere ai nuovi motociclisti&rdquo;.  Moto Guzzi inizier&agrave; a svelare interessanti novit&agrave; nel 2017 ma nel 2018 arriver&agrave; qualcosa di particolarmente adatto al mercato europeo&hellip;&nbsp;&ldquo;Il mercato delle Adventure &egrave; importantissimo. Dobbiamo rinnovare la Stelvio e lo faremo. Non la vedremo a EICMA 2016, per&ograve;, molto probabilmente, questo modello arriver&agrave; a EICMA 2017. L&rsquo;obiettivo &egrave; avere nel mercato una nuova Stelvio nel 2018&rdquo;.  E Gilera?&nbsp;&ldquo;Il marchio Gilera per noi &egrave; importantissimo. Onestamente ora non abbiamo il budget necessario a sviluppare anche prodotti con il marchio Gilera. Prima di farlo dobbiamo completare la ristrutturazione delle reti di vendita e assistenza. A quel punto potremo pensare anche alla Gilera. Abbiamo un progetto e il presidente Colaninno, come me, pensa che la Gilera potrebbe diventare un importante plus per noi, un brand dal passato glorioso, un brand che piacer&agrave; a tutti, giovani compresi&rdquo;.  Moto Guzzi MGX-21, la nostra prova della viaggiatrice coraggiosa 

Il (quasi) annuncio alla vigilia della gara di MotoGP a Misano.&nbsp;Davide Zanolini: &ldquo;Niente MotoGP ma esistono tanti tipi di competizioni...&rdquo;

Moto Guzzi torner&agrave; alle corse entro cinque anni!

MANDELLO DEL LARIO - Per spiegare la Moto Guzzi MGX-21 basterebbe riportare le parole di Miguel Galluzzi (il direttore del Piaggio Advanced Design Center di Pasadena, in California), che ha fortemente voluto questa bagger: &ldquo;Come ci immagineremmo nell&rsquo;impresa di attraversare un continente intero in sella a una Moto Guzzi? &Egrave; questa la prima domanda che ci siamo posti e la risposta immediata &egrave; stata... a bordo di una California 1400. Noi, per&ograve;, abbiamo voluto spingere oltre il nostro pensiero, i nostri sogni, facendo un salto nel futuro. Abbiamo voluto immaginare un modo diverso di viaggiare, pi&ugrave; &ldquo;cool&rdquo;, come direbbero gli americani. Cos&igrave; il pensiero e l&rsquo;ispirazione sono corsi a maestri e ai capolavori del nostro design: penso a Bertone, alle sue straordinarie Alfa Romeo BAT degli anni &rsquo;50, quando questi pazzi italiani interpretarono il gusto americano per le forme estreme e tradussero in prezioso metallo i sogni pi&ugrave; arditi, combinando magistralmente la creativit&agrave; italiana col pragmatismo americano&rdquo;.&nbsp;  PERCH&Eacute; &Egrave; CORAGGIOSA -&nbsp;Tradurre le parole di Galluzzi, significa spiegare perch&eacute; il progetto MGX-21 ruota intorno al numero 21, che corrisponde al diametro della ruota anteriore. Esagerato, perch&eacute; tutte le bagger (Victory Magnum esclusa) hanno ruote anteriori di minori dimensioni, da 19&rdquo; a scendere. Nel mercato USA, per&ograve;, i pi&ugrave; famosi preparatori propongono moto con cerchi anteriori di oltre 30&rdquo;! Un&rsquo;estremizzazione tecnica che gli utenti apprezzano. Una moto di serie, per&ograve;, non pu&ograve; essere solo esagerata ma deve risultare anche guidabile, pertanto la scelta di adottare una ruota anteriore di 21&rdquo; &egrave; quella che garantisce il migliore compromesso (tra esclusivit&agrave; e guidabilit&agrave;), rendendo la MGX-21 diversa dalla maggior parte delle bagger in commercio e vicina alle special made in USA. Il suo volere essere particolare &egrave; spiegato anche dalle cover che donano un look &ldquo;lenticolare&rdquo; al cerchio anteriore, dalla carrozzeria in carbonio, usato al posto della plastica e dai numerosi componenti rossi (come le pinze freno e i coperchi delle testate), messi in risalto dall&rsquo;aspetto &ldquo;dark&rdquo;.  I PUNTI DI FORZA - La Moto Guzzi MGX-21 non &egrave; solo coraggiosa ma anche ben collaudata. Il bicilindrico di Mandello del Lario, probabilmente grazie anche al nuovo comando gas ride by wire, ha un&rsquo;erogazione favolosa. Ai medi regimi &egrave; &ldquo;muscoloso&rdquo; senza risultare sgarbato, l&rsquo;allungo (e anche l&rsquo;accelerazione) non &egrave; affatto male, perch&eacute; &egrave; possibile spingersi verso quota 7000 giri/min, e soprattutto ha un&rsquo;elasticit&agrave; pazzesca. In sesta, a 1500 giri/min, non strappa e non vibra (non quanto ci si aspetterebbe da un grosso bicilindrico) e per questo, anche in un percorso con tante curve, l&rsquo;uso del cambio (caratterizzato da innesti un po&rsquo; duri ma precisi) e della frizione (abbinata a un comando che richiede forza per essere azionato) diventano un optional. Certo, ora questo bicilindrico, in versione Euro 4, &egrave; fin troppo silenzioso, per&ograve; &egrave; disponibile un impianto di scarico (omologato) che regala un po&rsquo; di voce al grosso tenore. Eccellente anche la frenata, potente ma allo stesso modulabile. Tradotto, anche nei tratti sconnessi, &egrave; possibile decelerare velocemente senza avvertire l&rsquo;entrata in funzione dell&rsquo;ABS.  UNA GUIDA A PARTE - Il cerchio anteriore di 21&rdquo; impone uno stile di guida diverso rispetto a quelli utilizzati in sella alle altre bagger. La stabilit&agrave; &egrave; notevole, per&ograve;, a bassa velocit&agrave;, durante le manovre, bisogna prestare attenzione, evitando di spostare il corpo troppo velocemente. In movimento, il termine progressivit&agrave; va sempre tenuto a mente, per apprezzare la MGX-21, che ama essere condotta con fluidit&agrave; e sfruttando il manubrio per contrastare l&rsquo;effetto giroscopico, accentuato dalla ruota anteriore di 21&rdquo;. A differenza delle altre bagger, sulla MGX-21, in curva, per scegliere e/o cambiare la traiettoria bisogna utilizzare meno le pedane, spingendo pi&ugrave; sul manubrio, come se si dovesse controsterzare. Cos&igrave; facendo questa Moto Guzzi, che permette di raggiungere discreti angoli di piega (superiori rispetto a quelli della concorrenza) diventa sorprendentemente efficace. Certo, il suo terreno di caccia non &egrave; il misto stretto (dove non mette in imbarazzo, seguendo le sue &ldquo;regole&rdquo;) ma i curvoni ad ampio raggio, dove l&rsquo;abbondanza di stabilit&agrave; assicurata dal cerchio anteriore di 21&rdquo; diventa un &ldquo;plus&rdquo;. La Moto Guzzi MGX-21 &egrave; gi&agrave; disponibile (solo nella versione che potremmo definire &quot;dark carbon&quot;). Costa 23.900 euro franco concessionario.  &nbsp;  UN PO&#39; DI TECNICA  PROPULSORE MODERNO DALL&rsquo;ASPETTO - Il grosso bicilindrico Moto Guzzi ha testate con quattro valvole, comandate da un asse a camme in testa per bancata, attraverso un sistema con bilancieri e rullini, per ridurre le perdite per attrito. Ci sono la doppia accensione, per garantire una perfetta combustione, e due sonde lambda, che rendono la miscela ai cilindri uniforme in tutte le condizioni di funzionamento.  BANDIERA TECNOLOGICA - Per Moto Guzzi, la MGX-21 &egrave; una bandiera tecnologica e come tale non poteva non avere una dotazione elettronica di alto livello. Su questa bagger debutta un inedito acceleratore elettronico ride by wire, attraverso il quale la centralina gestisce tre mappature (&ldquo;Veloce&rdquo;, quella che che sfrutta tutte le potenzialit&agrave; del propulsore, &ldquo;Turismo&rdquo;, e &ldquo;Pioggia&rdquo;), selezionabili dal pulsante di avviamento motore.&nbsp; Sulla MGX-21 c&rsquo;&egrave; l&rsquo;ABS a due canali (non disinseribile) e il controllo della trazione, che ha tre livelli d&rsquo;intervento (il terzo &egrave; il pi&ugrave; invasivo) e si pu&ograve; disinserire.&nbsp;  VIAGGIARE SENZA GAS - Sulla MGX-21 debutta un nuovo cruise control, che si attiva e si gestisce tramite un comando posizionato sul blocchetto sinistro. Il sistema, facile da usare, ha sia la funzione che permette di tornare alla velocit&agrave; impostata dopo una decelerazione, sia una funzione che permette di disattivare il sistema utilizzando la corsa negativa del comando gas. In questo modo, per riprendere il comando, non &egrave; necessario azionare la frizione o frenare e si pu&ograve; guidare con maggiore fluidit&agrave;.  A RITMO DI MUSICA - Attraverso la razionale strumentazione analogica/digitale della MGX-21 e un apposito joystick montato sul blocchetto sinistro &egrave; possibile gestire la radio AM/FM, abbinata a un amplificatore da 25W per canale (dimensionato per assicurare un&rsquo;adeguata potenza fino a circa 90 km/h, velocit&agrave; oltre la quale l&rsquo;ascolto diventa difficoltoso) collegato a una coppia di diffusori acustici. La presenza del modulo bluetooth, al quale si possono abbinare fino a cinque dispositivi, e della presa USB, permette di interagire con lo smartphone, di accedere a playlist musicali e di utilizzare un interfono al posto dei diffusori acustici. Sulla MGX-21 &egrave; presente il sistema MG-MP, che permette di collegare al veicolo il proprio smartphone, attraverso il quale &egrave; possibile visualizzare le informazioni utili al viaggio, gestire le telefonate (rispondendo e agganciando attraverso i tasti al manubrio) e di sfruttare il riconoscitore vocale dello smartphone per effettuare chiamate o attivare una playlist.&nbsp;  CICLISTICA FUORI DAL CORO - Come spiegato, sulla MGX-21 c&rsquo;&egrave; la ruota anteriore di 21&rdquo; di diametro, scelta che ha imposto uno sviluppo ciclistico diverso dal solito per permettere a questa soluzione di funzionare al meglio. Moto Guzzi ha sviluppato un inedito (e brevettato) sistema di ausilio alle manovre, che riduce la tendenza (legata alle dimensioni della ruota anteriore) dello sterzo a &ldquo;chiudere&rdquo; nelle manovre a basse velocit&agrave; e ad alti angoli di sterzata, controbilanciando il peso dello sterzo, grazie a un sistema di molle a tazza regressive installate in un componente (montato sotto la piastra inferiore di sterzo) che somiglia a un ammortizzatore di sterzo ma non &egrave; un ammortizzatore di sterzo. Come spiegato, infatti, al suo interno c&rsquo;&egrave; un sistema elastico, non uno smorzatore fluidico. Il telaio &egrave; tubolare in acciaio con struttura a doppia culla chiusa. &Egrave; presente il sistema di fissaggio elastocinematico del motore, sviluppato per eliminare le vibrazioni trasmesse al pilota  IMPIANTO FRENANTE RACING - L&rsquo;impianto frenante, che ha poco da invidiare a quello di una moto sportiva, &egrave; uno dei punti di forza della MGX-21. Dischi freno di generose dimensioni, abbinati a pinze (verniciate di rosso, per evidenziare la sportivit&agrave; dell&rsquo;impianto) anteriori a quattro pistoncini e attacco radiale.  AMPIA GAMMA DI ACCESSORI - La MGX-21 &egrave; un&rsquo;ammiraglia e come tale ha gi&agrave; un catalogo accessori a lei dedicato piuttosto ricco. Infatti la lista degli optional (ovviamente tutti omologati) comprende: il cupolino maggiorato, gli specchi retrovisori in alluminio neri, le leve di freno e frizione nere e il supporto GPS/smartphone. E ancora, i faretti a LED, la cover serbatoio, i copri iniettori e i fianchetti sottosella in carbonio, le protezioni laterali cilindri in alluminio, la borsa serbatoio e il bauletto in pelle e molto altro ancora.  &nbsp;  LA SCHEDA TECNICA  MOTORE: bicilindrico longitudinale a V di 90&deg;, 4 tempi, 4 valvole per cilindro, doppia accensione. Raffreddamento: ad aria e olio con pompa di raffreddamento indipendente. Radiatore dell&rsquo;olio con ventola termostatizzata. Cilindrata: 1380 cm3. Alesaggio e corsa: 104 x 81,2 mm. Rapporto di compressione: 10,5 : 1. Potenza massima: 71 kW (96,6 CV) a 6500 giri/min. Coppia massima: 121 Nm (12,3 kgm) 3.000 giri/min. Alimentazione e Accensione: iniezione elettronica Multipoint, sequenziale, fasata Magneti Marelli IAW7SM; corpo farfallato &ldquo;ride by wire&rdquo; &Oslash; 52 mm, iniettori IWP 243 Magneti Marelli, doppia sonda Lambda, gestione integrata di 3 mappe motore, controllo di trazione, cruise control. Avviamento: elettrico. Impianto di scarico: in acciaio inox, del tipo 2 in 2 catalizzato a 3 vie con doppia sonda Lambda. Omologazione: Euro 4.  &nbsp;  TRASMISSIONE: cambio a 6 marce. Trasmissione primaria: a denti elicoidali (rapporto&nbsp; 26/35 = 1: 1.346). Trasmissione finale: doppio giunto di cardano e coppia conica fissa (rapporto 10/36 = 1 : 3,6). Frizione: monodisco con parastrappi integrato.  &nbsp;  CICLISTICA: telaio tubolare in acciaio, a doppia culla chiusa, con sistema di fissaggio del motore elastocinematico per l&rsquo;isolamento delle vibrazioni. Sospensione anteriore: forcella tradizionale, 45 mm di diametro, con piedini per pinze freni ad attacco radiale. Escursione ruota anteriore: 107,7 mm. Sospensione posteriore: forcellone con doppio ammortizzatore regolabile in estensione e nel&nbsp;precarico molla con serbatoio remoto. Escursione ruota posteriore: 120 mm. Freno anteriore: doppio disco flottante in acciaio inox,&nbsp; &Oslash; 320 mm, pinze radiali Brembo a 4 pistoncini contrapposti. Freno posteriore: disco fisso in acciaio inox, &Oslash; 282 mm, pinza flottante Brembo a 2 pistoncini paralleli. Ruote: in lega d&rsquo;alluminio tubeless. Cerchio anteriore: 3,50&rdquo; x 21&rdquo;. Cerchio posteriore: 5,50&rdquo; x 16&rdquo;.&nbsp; Pneumatico anteriore: 120/70 R21&rdquo;. Pneumatico posteriore: 180/60 R16&rdquo;.  &nbsp;  DIMENSIONI: 2560 mm (lunghezza), 920 mm (larghezza), 1275 mm (altezza), 740 mm (altezza sella). Interasse: 1700 mm.&nbsp; Avancorsa: 187 mm. Inclinazione cannotto di sterzo: 32&deg;. Peso in ordine di marcia: 341 kg. Capacit&agrave; serbatoio carburante: 20,5 litri (di cui 5 litri di riserva). 

Cerchio anteriore di 21&rdquo;, per conquistare gli&nbsp;USA. Potrebbe piacere anche in Europa, per merito del suo &ldquo;carattere&rdquo; e della sua capacit&agrave; di non passare inosservata.

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