        Andare a caccia di orizzonti, fuori dalle rotte abituali, per consentire agli altri di vivere esperienze motociclistiche emozionanti. Quello del tracciatore di percorsi, e di chi si occupa di fare scouting finalizzato a viaggi o eventi motoristici, pu&ograve; essere considerato il risvolto professionale di una grande passione: quella per il mototurismo, classico o avventuroso che sia. Un'attivit&agrave;, che dietro a una facciata romanica - chi di noi non vorrebbe stare costantemente in viaggio alla ricerca di &ldquo;passaggi motociclistici perfetti&rdquo; - nasconde, in realt&agrave;, un lavoro durissimo di preparazione, oltre ad un estenuante impegno sul fronte burocratico/amministrativo.In Italia, chi traccia percorsi finisce quasi sempre per mettere a frutto la fatica del proprio lavoro principalmente in proprio, promuovendo eventi - come ad esempio manifestazioni adventouring, sempre pi&ugrave; diffuse - oppure viaggi di gruppo. Per comprendere bene tutti gli aspetti di questo genere di attivit&agrave;, abbiamo incontrato Corrado Capra, che attraverso l&rsquo;associazione Over 2000 Riders organizza manifestazioni importanti come la HAT (Hardalpitour) - Pavia Sanremo, e viaggi avventurosi, anche impegnativi, all&rsquo;insegna del mototurismo &ldquo;fuori rotta&rdquo;.  EVENTO O VIAGGIO? L'APPROCCIO CAMBIA&nbsp; La prima cosa che Corrado ci spiega, &egrave; il diverso approccio operativo, in base al tipo di &ldquo;prodotto&rdquo; da confezionare. &ldquo;Evento, viaggio, o giro di un solo giorno. In funzione di ognuna di queste tipologie ci sono specifiche attivit&agrave; da compiere. Un evento, ad esempio, ha implicazioni diverse rispetto a un viaggio. Partecipano molte pi&ugrave; persone, quindi bisogna concentrarsi maggiormente sulle tipologie di percorso; ad esempio prevedendo tracciati con differenti livelli di difficolt&agrave;, in relazione alle diverse capacit&agrave; di guida dei partecipanti. Poi si deve far combaciare tutto con la logistica, quindi alberghi, punti ristoro, rifornimenti carburante, aree dedicate all&rsquo;assistenza medica. Nulla pu&ograve; essere lasciato al caso. Durante lo scouting, per questioni di sicurezza, vanno verificate anche le aree, lungo il percorso, non coperte da segnale telefonico. Ma la parte peggiore, quella che occupa quasi il 90% del tempo, &egrave; l'attivit&agrave; amministrativa. Cio&egrave;, tutto ci&ograve; che riguarda vincoli, autorizzazioni e rilascio di permessi, che soprattutto negli eventi italiani pu&ograve; diventare snervante.Quando invece il lavoro &egrave; finalizzato all&rsquo;organizzazione di un viaggio &egrave; tutto pi&ugrave; semplice. Ci sono meno partecipanti, quindi in genere basta prevedere un solo percorso e qualche alternativa per le parti pi&ugrave; impegnative. Le tappe si definiscono pi&ugrave; che altro in base alla percorrenza giornaliera, e anche la parte amministrativa &egrave; molto pi&ugrave; snella: si possono disegnare percorsi -&nbsp; sempre entro certi limiti - in maniera pi&ugrave; libera. Ovviamente, tutto questo &egrave; solo il lavoro iniziale di progettazione che si fa sulla carta. Poi c&rsquo;&egrave; il resto, e non &egrave; poco&rdquo;. MESI DI DURO LAVORO&hellip; ALLA SCRIVANIA Ed ecco la prima doccia fredda per gli aspiranti tracciatori professionisti: se pensavate ad una vita libera, all&rsquo;aria aperta, sempre in moto, sappiate che quella &egrave; solo la minima parte, rispetto a un lavoro di scrivania enorme, che pu&ograve; durare a lungo. Basti pensare ai mesi propedeutici, ad esempio, ad un evento adventouring come la HAT. E questo, nonostante abbia ormai diverse edizioni all&rsquo;attivo.&nbsp;&nbsp; &ldquo;Ogni volta, con la HAT si ricomincia sempre da capo rivedendone ogni aspetto nel dettaglio. Non &egrave; facile far capire quanto lavoro ci sia dietro. Per ogni minima questione occorre scrivere alle amministrazioni, Agenzia del Demanio, Capitaneria di Porto. Senza contare i tantissimi comuni interessati dall&rsquo;evento, che magari, nel frattempo, hanno cambiato giunta, procedure, regolamenti. Tra l&rsquo;altro, soprattutto al nord Italia, sull&rsquo;attivit&agrave; mototuristica c&rsquo;&egrave; spesso una visione demagogica, che porta a esasperare vincoli e regolamentazioni. Quando invece, a ben guardare, la vera criticit&agrave; riguarda lo stato dei luoghi e la scarsa manutenzione del territorio. Da ingegnere civile sono molto sensibile a questi argomenti. Nella mia vita ho progettato ponti, gallerie, strade, e quando vado in giro, mi sento male nel vedere il totale abbandono in cui versa parte del territorio. Insomma, prima di demonizzare le attivit&agrave; di mototurismo, ci sarebbe altro a cui pensare.&nbsp;Chiusa la parentesi, tutto questo alla fine si riflette sui tempi necessari a definire il percorso ufficiale. La preparazione di un evento come l&rsquo;Hardalpitour inizia a Novembre e dura circa 10 mesi. E nonostante ci&ograve;, alcune volte &egrave; capitato di avere tutti i permessi appena un attimo prima della partenza, nonostante fossero stati chiesti con mesi di anticipo. Mi accorgo di quanto il massacrante dietro le quinte sfugga a chi partecipa agli aventi, quando ad esempio mi dicono: certo che 250 euro per partecipare alla Pavia-Sanremo non sono pochi. Non comprendono quanto lavoro ci sia dietro". LE MOTO PER LO SCOUTING? I NOMI SONO SEMPRE GLI STESSI Superate le problematiche organizzative e stabilito cosa si vuol fare, pensate cominci forse la parte vera e propria dello scouting? No! Prima bisogna condurre uno scrupoloso lavoro cartografico, dopodich&eacute; si organizzano mezzi e logistica per il sopralluogo. E solo a quel punto, si parte alla verifica del tracciato. Tra l&rsquo;altro, un dato che puntualmente emerge tutte le volte in cui si parla con moto-esploratori duri e puri, insomma, con quelli &ldquo;veri&rdquo;, come Corrado, &egrave; il tipo di mezzi da preferire per viaggi tosti come quelli finalizzati allo scouting. Assai raramente (mai?) sono modelli recenti, tutti elettronica e sofisticherie varie; piuttosto, le parole d&rsquo;ordine sono robustezza, semplicit&agrave; d&rsquo;uso, e facilit&agrave; di manutenzione in caso di rottura. E i nomi, guarda caso, sono sempre gli stessi. &ldquo;La parte cartografica prevede strumenti tradizionale, mappe cartacee da 1:200.000 a 1:50.000, ma soprattutto digitali. Come Basecamp, ad esempio, un programma di gestione dei percorsi che &ldquo;dialoga&rdquo; con i device dedicati alla navigazione, su cui si disegnano materialmente le tracce, per iniziare a valutare le distanze, oppure le parti su asfalto e quelle in off-road. In buona sintesi, &egrave; qui che si imposta il percorso generale. Poi si passa a Google Heart, per verificare tutto, chilometro per chilometro. In questo modo, rispetto al passato, si risparmiano tempo e inconvenienti. La navigazione da remoto e quella sul campo, con GPS, hanno letteralmente cambiato l&rsquo;approccio a questa professione. Se quando ho iniziato io, negli anni &lsquo;70 e &lsquo;80, avessiavuto certi strumenti, avrei concluso il lavoro di due settimane in un giorno. All&rsquo;epoca si procedeva soprattutto per tentativi, con la mappa sotto al braccio.In merito ai mezzi adatti allo scouting, invece, per come la vedo io l&rsquo;ideale &egrave; una monocilindrica di massimo 600 cm3 raffreddata ad aria. Una moto, quindi, meccanicamente semplice e robusta, facile da riparare. Senza fare troppi nomi, con vecchie Dominator e T&eacute;n&eacute;r&eacute; non si sbaglia".  FINALMENTE SI PARTE. IL LAVORO SUL CAMPO Finalmente arriva il momento di mettersi in viaggio per andare a verificare il percorso. Ma anche qui - attenzione! - non &egrave; tutto &ldquo;divertimento e guida&rdquo;. Ci sono da verificare, ad esempio, gli accomodamenti per il futuro viaggio, con strutture alberghiere lontane anche 20, 30 chilometri, l&rsquo;una dall&rsquo;altra; senza contare tutte le altre attivit&agrave; collaterali, che irrimediabilmente tolgono tempo ed energie. Poi Corrado ci parla di un aspetto molto serio da non sottovalutare, relativo ai rischi legati al ritrovarsi spesso in luoghi impervi e remoti. Dove - se sei da solo, e hai un problema - sei nei guai!&nbsp; &ldquo;Per fare scouting, buona norma &egrave; essere sempre almeno in due. Io per anni ho girato da solo, e ora non lo rifarei mai. Una volta, ad esempio, ero nel sud della Francia. Mi &egrave; caduta la moto carica, lato valle, lungo un sentiero ripido; ho impiegato pi&ugrave; di 5 ore a rimetterla in piedi da solo. Ero stremato. Per non parlare delle volte in cui ti infili in situazioni impervie in cui non sai, n&eacute; se riuscirai ad andare avanti, n&eacute; se riuscirai a tornare indietro. Quindi, bisogna essere almeno in due; ma mai pi&ugrave; di tre. Perch&eacute; altrimenti i tempi e le esigenze di ciascuno diventano un aspetto negativo. E soprattutto, dev&rsquo;essere un gruppo affiatato, con moto simili, o al massimo una pi&ugrave; leggera da usare per i sopralluoghi&rdquo;. PROFESSIONE TRACCIATORE: NE VALE LA PENA? Tanta fatica e un estenuante lavoro di scrivania da portare avanti: ma alla fine, varr&agrave; la pena di lanciarsi in un&rsquo;attivit&agrave; di questo genere? Corrado Capra non ha molti dubbi.&nbsp; &ldquo;Bisogna pensarci bene e a fondo. I costi da sostenere sono elevati e i margini non sono tali da consentire di vivere facilmente solo di questo. Soprattutto, occorrono formule originali. &Egrave; stato cos&igrave; per noi, ad esempio, quando nel 2009, con Over 2000 Riders, abbiamo introdotto l&rsquo;adventouring in Italia. Oggi, di eventi cos&igrave; ce ne sono ormai circa 42 in calendario. Ci vuole qualcosa di nuovo... e tanta professionalit&agrave;&ldquo;.        

<p>&Egrave; grazie al lavoro di chi traccia percorsi perfetti, che possiamo vivere esperienze uniche e indimenticabili. Ma quella sul campo &egrave; solo la minima parte di un&rsquo;attivit&agrave; complessa e articolata</p>

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Cacciatore di orizzonti: la professione del tracciatore