        Tra crisi dei chip, ritardi nella produzione e un futuro industriale che ha ormai preso la strada dell'elettrificazione, dalla riunione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) tenutasi lo scorso 10 dicembre, &egrave; arrivato l'annuncio dello stop alla vendita di auto e moto a benzina (per le quattro ruote, coinvolto anche il Diesel) a partire dal 2035, con un'eccezione rivolta ai furgoni e ai veicoli commerciali, per cui la data prevista &egrave; il 2040. Una decisione per certi versi attesa da un momento all'altra, ma che ha lasciato basiti l'intera filiera automotive e tutti gli utenti della strada. E a tal proposito, a lanciare l'allarme &egrave; stata l'ANFIA. ANFIA CHIEDE CERTEZZE L'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica ha espresso le sue perplessit&agrave; tramite un comunicato: "La transizione produttiva di un settore chiave per l'economia dell'Italia non pu&ograve; essere fatta di annunci sulla stampa - A nome di tutte le imprese della filiera, degli imprenditori italiani e dei lavoratori del settore automotive, auspichiamo un ripensamento, o comunque un chiarimento, su quanto espresso nella nota di ieri e, soprattutto, chiediamo al Governo italiano di fare quello che i governi degli altri Paesi hanno gi&agrave; fatto: dare delle certezze alla filiera e definire al pi&ugrave; presto la road map italiana per la transizione produttiva e della mobilit&agrave; sostenibile". L'accelerazione verso l'elettrico appare infatti troppo spinta, e di conseguenza crescono i timori per tutti i lavoratori della filiera che a causa della transizione potrebbero perdere il posto di lavoro. MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO Secondo uno studio della CLEPA, l'Associazione Europea della Componentistica, l'Italia rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 gi&agrave; nel periodo 2025-2030. La conclusione dell'Anfia &egrave; che "se rispecchia realmente le posizioni del Governo italiano, il CITE non pu&ograve; non aver tenuto conto di questi impatti e non pu&ograve; aver preso e comunicato alla stampa una decisione cos&igrave; forte senza aver contemporaneamente predisposto un piano di politica industriale per la transizione del settore automotive, operativo sin da oggi". Tutte le parti in causa, insomma, chiedono una transizione ecologica che tenga conto delle reali necessit&agrave; del Paese. FULMINI SUL PASSAGGIO ALL&rsquo;ELETTRICO: NEL 2030 A RISCHIO 500MILA POSTI DI LAVORO       

<p>L'Italia potrebbe perdere circa 73.000 posti di lavoro a causa della transizione ecologica: l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica chiede pi&ugrave; certezze al governo</p>

Stop auto e moto a benzina dal 2035, in troppi rischiano il lavoro: l'allarme di ANFIA

L&rsquo;Unione Europea ha lanciato la sua proposta: stop a tutti i motori termici entro il 2035. Uno scossone al mondo delle due e delle quattro ruote, che spaventa pi&ugrave; settori e costringe ai ripari.  Auto s&igrave;. E le moto?  L&rsquo;UE ha gi&agrave; degli obiettivi precisi per la lotta all&rsquo;inquinamento: ridurre le emissioni di Co2 del 55% entro il 2030 e ampliare la rete di ricarica per i veicoli elettrici fino a 3,5 milioni entro il 2030. La nuova proposta risulta pi&ugrave; rigida come tempistiche, ma ci sono dei &ldquo;ma&rdquo;. Il primo &egrave; che nel testo si parla di &ldquo;autovetture&rdquo;, quindi resta il dubbio che le moto e gli scooter non siano interessati. Inoltre, ad essere vietata dal 2035 sar&agrave; la vendita di motori termici, non la circolazione di veicoli gi&agrave; esistenti.  DALL&#39;EDITORIALE DI IN Moto DI AGOSTO    Il 2040 sembrerebbe essere l&#39;anno cruciale per la transizione green. Da quel momento in poi le case costruttrici non potranno pi&ugrave; vendere veicoli diesel o benzina. E le moto? Difficile dirlo, di certo c&#39;&egrave; che anche per noi cambieranno molte cose...  &ldquo;Ci sono Paesi come quelli del Nord Europa che hanno fissato il limite al 2030. Altri al 2040. (&hellip;) Noi presto decideremo, ma direi che il 2040 &egrave; una data limite&rdquo;. Secondo le parole del ministro della Infrastrutture e Mobilit&agrave; sostenibile Enrico Giovannini, la mobilit&agrave; tradizionale ha una dead line. Appunto il 2040. Dopo l&#39;elettrico diventer&agrave; un must e l&#39;odore della benzina solo un ricordo considerato il divieto che entrer&agrave; in vigore di vendere veicoli a combustione interna. Il discorso, ovviamente, riguarda il mondo del trasporto in generale, in primis le automobili. Ma nel settore della mobilit&agrave; rientrano ovviamente anche le motociclette. Che accadr&agrave; alle due ruote all&#39;approssimarsi della fatidica data? Come si preparer&agrave; il mercato e come gestir&agrave; la conversione dei veicoli nei prossimi 10-15 anni?  Le questioni sul tavolo sono molteplici anche perch&eacute; il mutamento di abitudini in termini di mobilit&agrave; si inserisce in un contesto molto pi&ugrave; ampio che tiene sempre pi&ugrave; in considerazione un futuro sostenibile per il pianeta, a zero emissioni. Il problema quindi non &egrave; pi&ugrave; la mobilit&agrave; elettrica, ma tutta la filiera energetica. La batteria (applicata alla mobilit&agrave; su due o&nbsp; quattro ruote) non &egrave; la soluzione a tutti i mali se per realizzarla, per riciclarla o per smaltirla, si impiega una quantit&agrave; di energia non commisurata. La rincorsa della mobilit&agrave; sostenibile sar&agrave; lunga e tortuosa e passa dall&#39;ammodernamento delle infrastrutture per la ricarica e per i bilanci delle aziende costruttrici che avranno il loro bel problema nel calibrare spese e profitti.  Gli analisti, le grandi aziende si stanno interrogando su questo futuro, che non &egrave; poi tanto lontano (nazioni come la Norvegia o la Danimarca hanno fissato lo stop a benzina e diesel gi&agrave; a partire dal 2030). Analizzare la mobilit&agrave; di domani solo con l&#39;occhio critico e spietato del diktat &ldquo;emissioni zero&rdquo; rischia di creare uno scollamento tra aziende e clienti, tra prodotto e utente finale. Esiste una componente filosofica in questa analisi, quella che prende in considerazione l&#39;aspetto ludico ed emozionale di un oggetto (il veicolo) che certamente deve essere rispettoso dell&#39;ambiente ma che deve d&#39;altro canto regalare quel qualcosa in pi&ugrave; decisivo per l&#39;acquisto, come tengono a sottolineare i vertici Toyota, la pi&ugrave; grane casa costruttrice del mondo. Una considerazione che vale soprattutto nel settore delle motociclette dove l&#39;acquisto &egrave; quasi sempre finalizzato al divertimento e frutto di una emozione pi&ugrave; che a un ragionamento freddo e razionale.  QUALE STRADA?    Ecco quindi la sfida nella sfida che riguarda principalmente il settore delle due ruote. Come affrontare i cambiamenti che sono all&#39;orizzonte? Quali strade percorrere? Che tipo di prodotto immaginare per il futuro? Non &egrave; un segreto che il mondo delle due ruote sia fondamentalmente conservativo sotto certi punti di vista. E le infrastrutture non aiutano visto che secondo uno studio dell&#39;ACEA (l&#39;associazione Europea dei costruttori) il 70% delle colonnine di ricarica &egrave; concentrato in appena tre nazioni... E l&#39;Italia &ndash; com&#39;&egrave; facile intuire - non &egrave; tra queste.  Sar&agrave; un periodo complicato per l&#39;evoluzione del settore delle due ruote; le aziende, o meglio, alcune di esse, stanno gi&agrave; lavorando sul futuro. Ma la percezione &egrave; che quello che si sta facendo non basti. Il cambiamento in arrivo &egrave; epocale. Servono scelte radicali e coraggiose. Le idee di oggi plasmeranno il mondo di domani.  Jorge Lorenzo, Michele Pirro e Dario Marchetti inaugurano il nuovo store Super Soco a Misano 

<p>Nella proposta si parla di autovetture ma la via all&#39;elettrificazione coinvolge tutti i settori, anche le due ruote. Se alcuni Marchi sono gi&agrave; pronti, altri hanno parecchia strada da fare</p> 

2 risultati per 'Motori benzina'

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