<p>Una struttura poco appariscente, un capannone industriale con uffici come tanti altri, in una via defilata della Repubblica di San Marino. A passarci vicino, non penseresti mai che in quel luogo hanno preso, e prendono tuttora forma, alcune delle moto pi&ugrave; belle e ammirate dagli appassionati di tutto il mondo (di Diego D&#39;Andrea)</p> 

Adrian Morton, MV Agusta: "Turismo Veloce? Penso a un progetto nuovo" FOTO

Una struttura poco appariscente, un capannone industriale con uffici come tanti altri, in una via defilata della Repubblica di San Marino. A passarci vicino, non penseresti mai che in quel luogo hanno preso, e prendono tuttora forma, alcune delle moto pi&ugrave; belle e ammirate dagli appassionati di tutto il mondo.  Perch&eacute; &egrave; proprio questa la missione che si cela dietro la sigla CRC: sedurre il pubblico delle due ruote, attraverso lo sviluppo di idee capaci di incarnare lospirito assoluto delle prestazioni motociclistiche pi&ugrave; pure. Nel suo ventre sono germogliate icone senza tempo come Ducati 916, Monster, Cagiva Mito e MV Agusta F4. La storia vuole che Claudio Castiglioni abbia scovato l&rsquo;attuale struttura durante uno dei suoi giri a bordo delle moto che venivano sviluppate l&igrave; vicino, nell&rsquo;ex stabile dove si trovava quello che un tempo era ancora chiamato Centro Ricerche Cagiva. Ed &egrave; cos&igrave; che una ex fabbrica di gelato si &egrave; trasformata nella sede odierna del CRC &ndash; il cui nome &egrave; oggi Centro Ricerche Castiglioni &ndash; in un certo senso l&rsquo;eredit&agrave; lasciata da Claudio a quel mondo delle moto, che tanto gli ha dato e a cui tanto ha restituito.    MV AGUSTA: La fabbrica dei sogni  &Egrave; qui che all&rsquo;interno dei locali sviluppati su 2.500m2, in cui lavorano 23 tra ingegneri, designer e tecnici specializzati, vengono sviluppate tutte le MV Agusta che arrivano sul mercato, sia da un punto di vista strutturale, sia per quanto riguarda il design (motore escluso). Un luogo profondamente legato anche a un altro nome leggendario, quello di Massimo Tamburini, che per tantissimi anni ne ha tenuto il &ldquo;timone creativo&rdquo;. Un testimone oggi idealmente raccolto dall&rsquo;inglese Adrian Morton, design director del Centro e &ldquo;matita&rdquo; talentuosa, che ci ha raccontato le dinamiche al suo interno, i progetti futuri e le difficolt&agrave; di un lavoro costantemente &ldquo;under pressure&rdquo;: perch&eacute; le MV Agusta sono considerate tra le moto pi&ugrave; belle al mondo e ogni nuova uscita non pu&ograve; tradire le aspettative.&nbsp;    &nbsp;  Adrian Morton, intervista al design director di CRC  Adrian, qui in CRC si respira forte il ricordo di Massimo Tamburini. Che eredit&agrave; ha lasciato?  &quot;La storia di Tamburini &egrave; particolare. Lui non ha studiato da designer. Un designer conosce il processo per arrivare dal punto A al punto B, lui invece era uno che per andare da Roma a Milano, passava per Napoli, faceva un giro a Bologna, tornava a Firenze... Aveva per&ograve; un occhio formidabile e un grande istinto per le linee sexy e seducenti. Questo suo approccio, insieme a un team composto da molte persone e a tanto tempo a disposizione, alla fine portava a risultati eccezionali. Guardi una Ducati 916 e sei davanti a un oggetto senza tempo, che sar&agrave; bellissimo anche tra 100 anni. Un&rsquo;opera d&rsquo;arte. Uno pu&ograve; studiare, ma ottenere risultati del genere non &egrave; una cosa che si impara. &Egrave; puro talento. E Tamburini, in un certo senso, &egrave; stato pi&ugrave; un uomo dal talento immenso, che un designer in senso stretto&quot;.   All&rsquo;epoca di Tamburini si lavorava diversamente. Oggi come funziona?  &quot;Oggi, con le tempistiche e le risorse a disposizione, lavorare in quel modo sarebbe impossibile. Il processo standard prevede un concetto stilistico iniziale, il bozzetto definitivo, la modellazione grezza in 3D, e poi nel giro di 3-5 mesi si sviluppa il modello a mano con un clay. Quest&rsquo;ultimo passaggio &egrave; fondamentale, hai la possibilit&agrave; di lavorare su un qualcosa da toccare, su cui sederti, su cui osservare i passaggi di luce. E certe volte, piccoli difetti di progettazione si trasformano anche in elementi caratterizzanti&quot;.    &nbsp;  La SuperVeloce ha fatto il pieno di premi e potrebbe arrivare anche una nomination al prossimo Compasso d&rsquo;Oro. Qual &egrave; il segreto per disegnare moto belle ?  &quot;Vincere un premio come il Compasso d&rsquo;Oro sarebbe splendido. Un riconoscimento al design puro, oltre il contesto delle moto. Per rispondere alla tua domanda, il segreto &egrave; il talento. Inoltre, se sai dove vuoi arrivare il percorso &egrave; pi&ugrave; facile. Poi ci vuole un team che sappia interagire bene. Un altro elemento vincente &egrave; quello di riuscire a catturare subito lo spirito del progetto, il tipo di feeling giusto per una MV, una moto con un elemento emotivo di fondo, che deve esprimere qualcosa di speciale. Deve puntare al cuore delle persone&quot;.  Parliamo di elettrico. Ci sar&agrave; qualche sviluppo a breve, magari sfruttando il marchio Cagiva?  &quot;Beh, sarebbe stupido non provare ad andare in quella direzione. L&rsquo;influenza del mondo automotive, con il passaggio di tecnologie verso le moto, &egrave; forte. Quindi accadr&agrave; anche per l&rsquo;elettrico, magari con soluzioni ibride&quot;.  Spesso questo genere di moto non convince sul lato estetico. Da designer, pensi sia meglio ispirarsi nelle alle moto tradizionali o cercare di reinventarsele da zero?  &quot;Il problema dell&rsquo;elettrico &egrave; che non esiste ancora una linea di design definita. Ad esempio, se guardi una MotoE senza carena somiglia a un cubo. Una batteria molto grossa ti condiziona molto sul piano estetico. Secondo me bisogna osare, sfruttando l&rsquo;evolversi delle tecnologie. Pensa come gi&agrave; un telaio fatto di batterie ti cambi tutti i parametri rispetto a una moto tradizionale, dalla distribuzione dei pesi al collocamento dei componenti, con una grande libert&agrave; di sviluppo. Insomma, alla fine non c&rsquo;&egrave; nessun motivo per il quale una moto elettrica debba sembrare una scatola, una batteria con una moto attorno&quot;.    &nbsp;  A differenza dagli altri competitor, nel listino MV manca ancora un modello adventure. Potrebbe arrivare qualcosa del genere in futuro? Esteticamente come sarebbe?  &quot;Come tutti i prodotti del marchio, dovrebbe rifletterne i valori. Ovviamente bisogna assecondare un contesto. MV &egrave; legata alle corse, alle sue vittorie. Tutto questo rispetto a una adventure non c&rsquo;&egrave;, il fuoristrada non &egrave; nel nostro DNA. Ma, ad esempio, un progetto come la Turismo Veloce riesce comunque a trasmettere i valori MV&quot;.    Quindi immagineresti un&rsquo;evoluzione pi&ugrave; estrema della Turismo Veloce? Cosa potremmo aspettarci?  &quot;No, penso di pi&ugrave; a un progetto ex novo, magari sfruttando le nostre piattaforme pi&ugrave; grandi. Applicare il DNA di una moto sportiva a un packaging differente ci pu&ograve; stare. Se la Porsche fa la Panamera, che c&rsquo;entra e non c&rsquo;entra con una 911, MV deve essere furba e fare la stessa cosa. Pensa a una Cayenne, nessuno dice &ldquo;non &egrave; una Porsche&rdquo;. Ecco, ci vuole una mentalit&agrave; del genere. Anche se le gomme sono tassellate, pu&ograve; essere tranquillamente una MV, un qualcosa di assolutamente unico&quot;.  In generale, quindi, in che direzione andrete nei prossimi anni?  &quot;Una delle sfide maggiori sar&agrave; quella di lanciare sul mercato prodotti riconoscibili come MV ma pi&ugrave; accessibili come costi. In particolare modelli di cilindrata pi&ugrave; piccola. Dal mio punto di vista, non dovranno trasmettere nulla in meno rispetto alle moto attuali, nonostante un costo ipotetico sotto i 6.000 euro. Ricordo che quando mettemmo l&rsquo;adesivo con il logo MV Agusta sul serbatoio della F4, quando era ancora un pezzo di stucco, immediatamente fu evidente l&rsquo;aggiunta di un valore enorme al progetto. Ecco, la nostra bravura dovr&agrave; essere quella di mantenere intatta la percezione di quel valore anche su una moto dal costo contenuto&quot;.  Top 10: le 125 pi&ugrave; belle degli ultimi 30 anni 

<p>Intervista al&nbsp;design director del CRC che ci ha parlato delle dinamiche del suo&nbsp;lavoro oltre che del futuro: &quot;Una moto MV deve saper puntare al cuore delle persone&quot;</p> 

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