Durante una tappa degli Aprilia Racers Days, a Misano, abbiamo messo alla frusta l’ultima evoluzione della Tuono V4 in versione Factory. Che si distingue per l’aerodinamica ma non solo…
Se c’è una moto che ha rotto le acque nel mondo del motociclismo, quella è la Aprilia Tuono. Perché? Perché è arrivata come un fulmine (…) a ciel sereno: è stata la prima naked al mondo fatta in un certo modo. Presa la superbike, i tecnici hanno tolto le carene e messo un manubrio alto. La primissima Tuono bicilindrica era così, un po’ grezza ma incredibilmente adrenalinica. Una moto fortemente voluta da Ivano Beggio, storico presidente Aprilia nonché grande conoscitore della tecnica motociclistica, e che oggi si incarna in quest’ultima evoluzione, la Tuono V4 Factory, che rispetto al passato evolve per essere ancora più efficace tra i cordoli e non solo.
L’arrivo dell’Euro 5+ ha di fatto costretto i tecnici di Noale a mettersi al lavoro sulla loro nuda di riferimento. Ma come facilmente intuibile, sotto il lieve aggiornamento estetico c’è molta, molta più sostanza di quanto si potrebbe pensare. Le linee della Tuono cambiano in funzione dell’aerodinamica, con le nuove “ali” sovrapposte che rivoluzionano la zona frontale. Inoltre Aprilia promette un migliore smaltimento del calore, grazie anche a ventole del radiatore maggiorate, e una protezione dall’aria più estesa con flussi che sfiorano le gambe del pilota senza investirle.
I nuovi blocchetti sono retroilluminati, la grafica del cruscotto TFT da 5” è stata rivista e la batteria al litio concorre a contenere il peso. Il motore è lo stesso utilizzato dalla RSV4, ma con specifiche differenti. La cilindrata del V4 passa infatti da 1.077 a 1.099 cc, con corpi farfallati da 52 mm di diametro. Il catalizzatore è stato riposizionato sotto al motore per migliorare lo smaltimento del calore e la curva di erogazione ai bassi regimi. I dati dichiarati sono di 180 CV (+5) a 11.800 giri e 121 Nm a 9.600. Interessanti le novità a livello di elettronica. Se è vero che quest’ultima ora può contare anche su strategie predittive per l’anti-wheelie, la vera chicca è la regolabilità corner by corner di sospensioni e aiuti alla guida. Tra le conferme abbiamo il telaio doppio trave in alluminio (ora verniciato nero), il forcellone nello stesso materiale e i freni Brembo con pinze M50 e dischi di 330 mm. Una piccola modifica invece riguarda il monoammortizzatore, che ora utilizza un differente leveraggio che alza il posteriore di 12 mm, per aumentare la maneggevolezza e la rapidità negli ingressi in curva. Rimane molto interessante anche il prezzo: 20.999 euro.
Con una quarantina di cavalli in meno e una posizione di guida meno affaticante dell’RSV4, la Tuono rappresenta la soluzione ideale per chi cerca una moto da track-day ma che, ai manubri bassi e spioventi delle carenate, predilige il rassicurante manubrio di una naked. Con la Tuono non si rinuncia praticamente a nulla, a partire dall’ergonomia. C’è tanta abitabilità, specialmente in senso longitudinale: i piloti più alti lo apprezzeranno molto. I comandi sono tutti al posto giusto (solamente i tasti + e - del Traction Control potrebbero essere più visibili) e si ha da subito la sensazione di essere su una sportiva fatta e finita. È rigida in ogni direzione e basta percorrere la corsia dei box per capirlo.
Nonostante abbia il manubrio alto, in pista è efficace quanto una sportiva di razza. Solo che è un po’ più comoda, un (bel) po’ più svelta nel misto stretto e ora anche stabilissima sul veloce grazie all’aerodinamica. È evidente in alcuni punti del tracciato di Misano, come per esempio il Curvone: nonostante il manubrio da naked, la velocità con cui si può aggredire il cordolo è sorprendente. Un upgrade importante, che rende la Tuono ancora più efficace tra i cordoli. La precisione della ciclistica in ingresso, in percorrenza e in uscita di curva, la sua incredibile capacità di chiudere la traiettoria senza mai risultare nervosa, la forza bestiale ma controllata del motore… sono cose che pochissime (forse nessuna) moto al mondo possono a offrire al pilota. Confermata poi la sofisticatissima elettronica, che si evolve ma senza rivoluzioni. Sembra che la centralina sia collegata direttamente alle sinapsi, perché fornisce esattamente ciò che il pilota richiede, senza mai darne troppo
Un equilibrio magico tra controllo di trazione e anti-wheelie, che massimizza la trazione e permette anche al pilota meno esperto di girare il gas come i piloti veri. Il motore da parte sua si conferma un portento. Fin dai bassi regimi genera una spinta da togliere il fiato, soprattutto a metà scala del contagiri. I cavalli che mancano rispetto alla sorella carenata sono tutti in alto: l’allungo è meno devastante. Ma come già detto, non è per forza un male: in rettilineo avrete un secondo in più per riprendere fiato. L’erogazione così sovrabbondante fin da subito consente tra le altre cose di tenere una marcia più alta e sfruttare così l’incredibile scorrevolezza della ciclistica. Viene voglia di osare, giro dopo giro, sicuri di avere sempre una piccola riserva di margine. Come se il limite non esistesse. Si può volere di più? Come sempre la risposta è sì, ma difficilmente ritroverete questo magico equilibrio tra prestazioni e guidabilità altrove.
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