Test nuovo Yamaha Tricity 155: la via della ragione

Test nuovo Yamaha Tricity 155: la via della ragione

Per alcuni ha una “ruota di troppo” ma sicurezza percepita, feeling e facilità d’uso sono semplicemente fuori discussione. Abbiamo testato l'ultima evoluzione del commuter giapponese sulle severe strade della capitale

28.12.2022 ( Aggiornata il 28.12.2022 10:35 )

Non è un caso che i veicoli a tre ruote stiano diventando una scelta sempre più popolare tra i “frequent user” metropolitani; grazie soprattutto alla capacità di mescolare la stabilità (e la sensazione di sicurezza) tipica delle auto con la classica praticità di uno scooter. Una categoria, in cui da qualche anno spicca il Yamaha Tricity, tra i cui punti di forza si evidenziano sicuramente le forme compatte, che lo rendono vicino, negli ingombri e nel look, ad uno scooterone di tipo classico. Ne abbiamo testato l'ultima evoluzione, in versione 155, lungo le severe strade della Capitale.

COME è FATTO LO YAMAHA TRICITY 155

Sul fronte del look, come per ogni Yamaha che si rispetti - al di là dell'eleganza delle linee, che lo fanno prediligere anche da chi va in ufficio in giacca e cravatta - non manca un piacevole accento di sportività, soprattutto nella parte anteriore. L’ultimo modello monta il motore Blue Core di 155 cm3, Euro 5, da 15 CV, con tecnologia Variable Valve Actuation e consumi dichiarati di 40 km con un litro. Anche il telaio è stato rivisto, per incrementare comfort e stabilità, così come il sistema di sterzo LMW Ackermann; mentre la strumentazione LCD integra ora la connettività con lo smartphone tramite app MyRide (è possibile, tra le varie funzioni, visualizzare sul display le notifiche delle chiamate in arrivo, dei social media e delle e-mail). Apprezzabili sono anche lo start&Stop e il sistema di accensione con smart Key. Il nuovo faro anteriore full LED, invece, garantisce un fascio di luce più ampio che in passato, per una maggiore sicurezza nella guida notturna.

PRATICITÀ D’USO

Non delude la capacità di stivaggio: nel vano sottosella, riesce a starci più o meno facilmente anche un casco di dimensioni generose; e nel retroscudo, c’è il classico portaoggetti con presa di ricarica. A spiccare è poi la comoda pedana piatta, che all’occorrenza può essere sfruttata come appoggio per uno zainetto, per la classica borsa da lavoro o per una busta della spesa, assicurandola all’apposito gancio. Lo spazio per poggiare i piedi è più che adeguato, come anche quello per le ginocchia, che non arrivano mai a urtare lo scudo frontale. Quindi, abitabilità da 10 e lode anche per gli over size. Per quanto riguarda il passeggero, la seduta è comoda, ampia, e non mancano due pratiche maniglie a cui appigliarsi saldamente (tra l'altro molto ben integrate nella carenatura posteriore).

Diversamente da alcuni modelli della concorrenza, il Tricity è sprovvisto di sistema di stazionamento automatico di parcheggio (quello che consente al mezzo di rimanere in piedi da solo quand'è fermo). Questo Yamaha, infatti, ha un approccio decisamente più scooteristico, e sfrutta un classico cavalletto laterale (ben supportato da un efficace freno di stazionamento che si inserisce dal comando al manubrio), e da un altrettanto valido cavalletto centrale, azionabile con pochissimo sforzo. Il peso di 172 chili in ordine di marcia, poi, insieme ad un’altezza della sella di 785 mm, rende gestibile in manovra il Tricity davvero da chiunque.

COME VA

Dal punto di vista dinamico, l’elemento caratterizzante è sicuramente l’avantreno, con la particolarità di avere una forcella per ognuna delle due ruote “pieganti”. Una soluzione tecnica che gli consente di affrontare tranquillamente i classici ostacoli metropolitani - leggi: rotaie del tram, sampietrini e asperità di vario genere - anche piegando in maniera decisa in piena curva. Il tutto, con una scioltezza e un senso di fiducia difficilmente riscontrabili su un qualunque scooter di tipo classico. Soprattutto sul bagnato, dove la sensazione di sicurezza non viene mai meno. Alla guida, l’unica differenza che si avverte rispetto ad un mezzo tradizionale è una certa, ovvia, sensazione di inerzia dell’avantreno nei rapidi cambi di direzione. Ma in realtà ci si abitua piuttosto in fretta. Dopodiché, si fila via nel traffico con grande facilità.
Le sospensioni posteriori, di buona escursione, mostrano una resa adeguata anche sui fondi più dissestati, sempre a patto di non esagerare. Il motore Blue Core, invece, mostra prestazioni abbastanza brillanti, anche in coppia: nessun problema a filare via spediti quando serve, e a chiudere in fretta un sorpasso. Ma la percezione, in accelerazione e ripresa, non è certo quella di un mezzo esplosivo. Che poi, non è ciò che ci si aspetta alla guida di un tre ruote di questo genere, su cui sono sicuramente preponderanti l’aspetto della stabilità e della facilità d’uso; quel feeling su ogni tipo di fondo stradale e quella sensazione di sicurezza percepita, che lo rendono adatto anche ad un pubblico non necessariamente specialistico, magari alla ricerca di un’alternativa alla solita macchina. Sensazioni ulteriormente amplificate dalla ruota posteriore da 13’’ con pneumatico 130/70, che dona “rigore” al Tricity anche sul veloce. E dalla frenata, efficace, e coerente con la tipologia di veicolo.

CONCLUSIONI

Alla fine, ad un prezzo di listino di 4.999 euro, ci si porta a casa un mezzo ben rifinito e dal livello generale qualitativo molto alto. Pratico, sicuro, perfetto per chi vuole muoversi in città tutto l’anno e con qualunque condizione meteo. Difetti? Nelle pieghe più accentuate, di tanto in tanto, si può sentire il cavalletto “accarezzare” l’asfalto con una certa facilità, ma sinceramente è proprio il classico pelo nell’uovo.
Un mezzo, più di locomozione che di passione. Ma quel che promette lo fa… e anche molto bene! 

Yamaha Tricity 155 LE FOTO DELLA PROVA

Yamaha Tricity 155 LE FOTO DELLA PROVA

Ancora più pratico e facile da usare e guidabile anche con la patente B. Nuovo è il motore omologato Euro 5 dotato di tecnologia VVA (Variable Valve Actuation) per migliori prestazioni e consumo. Presente il sistema SGCU (Starter Generator Control Unit) che integra le funzioni elettriche ed elettroniche del motore, tra cui l'erogazione del carburante, la generazione di potenza e il sistema Start & Stop

Guarda la gallery

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento