Fibra di carbonio sotto accusa: l’UE vuole davvero bannarla dalla produzione di serie?

L'Unione Europea mette l'accento sulla scarsa riciclabilità del materiale che tutti gli sportivi amano e lo mette in blacklist. Ecco cosa sta accadendo
Fibra di carbonio sotto accusa: l’UE vuole davvero bannarla dalla produzione di serie?

Michele LallaiMichele Lallai

16 apr 2025

Negli ultimi decenni, la fibra di carbonio è diventata un simbolo dell’evoluzione tecnologica nel settore dei trasporti. Leggera, resistente, straordinariamente performante. Ma ora, il materiale celebrato nelle officine delle hypercar e delle superbike potrebbe trovarsi in difficoltà. L’Unione Europea sta lavorando a una revisione profonda delle regole sul fine vita dei veicoli, ponendo l’accento su riciclabilità, tracciabilità e sostenibilità dei materiali, in modo da costruire auto e moto che non solo inquinino meno durante il loro ciclo di produzione e vita, ma che possano essere smantellate e riutilizzate nella loro interezza. E qui la fibra di carbonio inciampa.

Il problema: un materiale “quasi perfetto”, ma non per l’ambiente

Nonostante i suoi innegabili vantaggi in termini di peso e resistenza – fattori che incidono direttamente sui consumi e sulle prestazioni – la fibra di carbonio presenta un tallone d’Achille: è difficilissima da riciclare. A differenza di materiali come l’acciaio o l’alluminio, che possono essere rifusi e riutilizzati in nuovi prodotti, gli elementi in fibra di carbonio richiedono processi di recupero complessi, costosi e ancora poco diffusi su scala industriale. Il rischio, secondo Bruxelles, è che un materiale così poco sostenibile continui a diffondersi senza un piano efficace per il suo smaltimento. Per questo, tra le righe della proposta di regolamento UE sulla gestione del fine vita dei veicoli, approvata in prima lettura nel 2023 e attualmente in discussione, si prevede un futuro meno roseo per quei componenti difficilmente riciclabili, fibra di carbonio inclusa.

Non solo auto: anche il mondo delle moto è coinvolto

Il dibattito punta i riflettori principalmente sul settore automobilistico, ma sappiamo tutto che anche nel mondo delle due ruote la fibra di carbonio ha rivoluzionato la progettazione dei mezzi sportivi e da competizione. Dai telai ai cerchi, dai forcelloni alle carenature, l’impiego del carbonio consente di abbassare il peso in maniera drastica, migliorando accelerazione, frenata, maneggevolezza e anche consumo di carburante. Nel segmento delle superbike – ma anche in alcune moto stradali di alta gamma – è diventato un ingrediente essenziale.

Limitare o vietare l’uso della fibra di carbonio avrebbe un impatto tecnico ed economico considerevole, soprattutto per i costruttori europei che puntano sull’innovazione e l'esclusività per competere a livello globale.  L’industria non è rimasta a guardare. Alcune aziende stanno già sperimentando nuove versioni di fibra di carbonio parzialmente riciclabili, o materiali alternativi come i bio-compositi. Ma la strada verso una produzione completamente sostenibile è ancora lunga. Come spesso accade negli ultimi tempi, la tecnica si trova davanti allo specchio dell’etica ambientale.

Quindi il carbonio viene bannato o no?

Nonostante le preoccupazioni sollevate a livello europeo sul tema della riciclabilità dei materiali compositi, la fibra di carbonio – al momento – non è soggetta ad alcuna restrizione concreta. Le bozze iniziali dei nuovi regolamenti sull’economia circolare avevano effettivamente ipotizzato di inserirla tra i materiali problematici da limitare nei veicoli, ma queste ipotesi non si sono ancora tradotte in norme vincolanti.

Il materiale continuerà dunque a essere utilizzato sia nell’industria automobilistica che in quella motociclistica senza restrizioni, soprattutto per veicoli sportivi e di alta gamma. Anche se il dibattito sul suo impatto ambientale è ancora aperto, non esistono decisioni definitive né date certe per eventuali limitazioni. E va sottolineato che, anche se si arrivasse a un cambiamento normativo, le eventuali restrizioni entrerebbero in vigore solo tra diversi anni, e con ogni probabilità riguarderebbero solo alcune tipologie di veicoli. In altre parole, per ora nulla cambia, quello che vedremo in futuro dipenderà non solo dalle leggi europee, ma anche dalle scelte – creative e coraggiose – di ingegneri, designer e costruttori.

 

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